L’inizio delle scuole medie rappresentò un grande cambiamento: la scuola era in città, gli insegnanti erano tanti e le materie da studiare si erano moltiplicate.
Ritrovai, in classe con me, molti dei compagni delle elementari, fra i quali Riccardo, Andrea, Elena e un’altra decina.
Tutti nuovi, invece, erano gli insegnanti. Non li conoscevamo, né avevamo sentito parlare di loro.
Io e Riccardo eravamo ancora compagni di banco, eravamo inseparabili a scuola, ma fuori non più. Infatti lui aveva cambiato casa. Adesso abitava più lontano ed era più difficile vedersi, perché era troppo distante per andarci a piedi e i miei genitori non volevano che ci andassi in bicicletta perché era pericoloso.
La nostra amicizia in quegli anni perse un po’ di smalto. Infatti lui conobbe nuovi amici al nuovo paese e cominciò a frequentarli, lasciando in disparte i vecchi compagni. Io mi trovai spiazzato e non riuscivo a fare nuove amicizie.
All’interno della classe ero ancora il più bravo di tutti. Cominciai a sviluppare un carattere da leader, come dicevano gli insegnanti; divenni un trascinatore, molti si fidavano di quello che dicevo e che facevo; la mia parola aveva un peso nelle decisioni da prendere e anche molti professori mi rispettavano. Questo a lungo andare pesò negativamente nei miei confronti, perché per molti ragazzi ero il secchione della classe e cominciarono a provare una certa antipatia nei miei confronti. Gli altri, ai quali continuavo a restare simpatico, avevano talmente tanta fiducia che finirono per fregarsene di tutto. Così, quando dovevamo decidere qualcosa, loro chiacchieravano e ridevano tutti insieme, ed io rimanevo a fronteggiare la parte avversa. Insomma, niente male per essere un… leader.
Mi ritrovai solo. Anche Elena crescendo non dimostrava più molto interesse verso di me. Ormai guardava solamente i ragazzi più grandi, con i quali io e gli altri della classe, non potevamo competere. In fondo era una cosa normale, le ragazze maturano prima dei ragazzi, ma questo lo avrei capito negli anni successivi.
Ciao, caro Ben.
RispondiEliminaChe effetto ti faceva essere considerato il "secchione" della classe?
Buona giornata.
Ciao Ines,
RispondiEliminain realtà non ero un secchione, ma un talento naturale (ih,ih,ih!): con il minimo sforzo ottenevo il massimo risultato.
Certo è che aveva i risvolti negativi, come ho scritto, ma imparai Ben presto a prendere le contromisure.
Crescendo, poi, e cambiando, anche le considerazioni tipiche di quella età cambiarono.
Ma non anticipiamo troppo i tempi.
Caspita! Eri un bambino prodigio?!
RispondiEliminaBeh, non chiedo altro: attendo pazientemente l'evolversi della storia, ok?
Ciao
P.S. Vediamo se lo registra anche senza "anteprima" ...
Sìììì!!!
RispondiEliminaEvvai!
Poi mi sono sciupato nel crescere.
RispondiElimina:-(