domenica 21 dicembre 2014

Auguri di Buon Natale!

Un giorno di novembre del 1984 Bob Geldof, un musicista inglese di medio successo, vede in televisione un documentario sulla fame in Etiopia. Le immagini scioccanti generano una reazione immediata: sente di dover fare qualcosa di concreto per loro. Alza il telefono e coinvolge l’amico Midge Ure, leader di uno dei più famosi complessi britannici, gli Ultravox. Scrivono una semplice canzone che faccia da cassa di risonanza al messaggio di aiuti. Poi cercano di coinvolgere i loro colleghi ed in pochi giorni quaranta star del pop inglese si ritrovano in uno studio per incidere la canzone Do they know it’s Christmas?, il cui incasso andrà interamente in beneficenza (12 milioni di dischi, oltre 100 milioni di dollari). La canzone diventa un successo clamoroso, il disco più venduto di sempre in Inghilterra, e spingerà i cantanti statunitensi a tentare un’esperienza simile con la famosa We are the world. L’anno seguente sempre Bob Geldof organizzerà il più grande concerto di tutti i tempi per la stessa causa: il “Live Aid”, gesto che gli varrà la candidatura al premio Nobel per la pace. 


In questa canzone, alcune parole su tutte:

"The greatest gift they'll get this year il life"
Il miglior regalo che riceveranno quest'anno è la vita.

Ascoltando questa canzone e leggendo il suo testo, ho parlato di Natale con un gruppo di ragazzi.
Poi ci siamo scambiati gli auguri.

E così faccio con voi, amiche ed amici del Rifugio.

Buon Natale!



giovedì 18 dicembre 2014

"Un grande sogno". Accenni sulla vita di Don Paolino Contardi. Domenica 14 dicembre, verso sera.


Ma come? E’ già finito?
Sì, è già finito.
La mia mente ripercorre questi mesi di prove, passati troppo rapidamente, e se ne va all'indietro, quando questo lavoro cominciò ad essere pensato: ero appena uscito, non senza ferite, dal lavoro precedente.
Lo avevo pensato per tre protagonisti. Ma poi provai ad immaginare a come sarebbero stati gli incontri delle prove e questo pensiero già mi metteva dentro solitudine e tristezza. Allora ricavai altri ruoli per creare un gruppo e non un trio. E’ così che è nata una bella squadra, ridotta rispetto alle esperienze precedenti e rinnovata in tanti elementi.
Prova dopo prova, avvertivo sensazioni positive.
E così siamo arrivati allo spettacolo.
Certo, non senza qualche ansia. Una, ad esempio, era quella legata all'uscita del libro da presentare. Proviamo ad immaginare una presentazione di un libro che non c’è. Ma il sabato mattina è arrivato, e allora, come dissi alla persona dal quale lo ricevetti: “Noi siamo pronti, solo gli imprevisti ci possono fermare!”
Ma di imprevisti, questa volta, non ce ne sono stati.
La giornata è iniziata presto per me, con i preparativi della mattina. Poi sono andato a cantare col coro durante la Messa. Infine, chiesa messa sottosopra e via al montaggio della scenografia. Alla fine sarà bellissima, con un caminetto che in molti hanno ritenuto vero.
Con un leggero ritardo abbiamo iniziato la prova generale. Una breve pausa alla fine, giusto il tempo di cambiarmi e mettermi il “costume”, ed era già tempo di inizio.
Avevo un leggero batticuore, ma le prime note della sigla mi hanno caricato e sono entrato con la voglia di giocare. Sì, di giocare. Non avevo provato interamente la mia parte, e così ho improvvisato qualcosa, quel tanto per ben predisporre il pubblico e sdrammatizzare un po’. Il personaggio da presentare, Don Paolino Contardi, è uno di quelli che pesa, per certi versi un esempio ingombrante, anche per i suoi “colleghi”.
E il libro “Memorie” non è altro che la raccolta dei suoi tanti appunti presi durante il periodo trascorso come sacerdote a Montemurlo.
Poi è arrivato il momento della preghiera. Tutti gli attori si sono schierati in linea tenendosi per mano, il pubblico in piedi e… “Padre nostro…”. Sono riuscito a dire le prime due parole, poi ho proseguito sottovoce. Ai più, forse, è potuto sembrare il segno di inizio, ma in realtà ho abbassato la voce per non far sentire che ogni tanto… si rompeva.
E poi la sigla della rappresentazione, le immagini che l’accompagneranno per tutta la durata, le canzoni, la poesia, l’orchestra invisibile formata da tre chitarristi, gli attori, quelli che parlano e quelli che si muovono, e fra questi due magnifiche bambine alle quali sono particolarmente affezionato.
Ed io? Io sono rimasto dietro a godermi le loro gesta, aspettando il turno di dover dare voce, solo la voce, a Don Paolino. Con il copione in mano, ormai un po’ spiegazzato e consumato, alzavo ogni tanto lo sguardo all'insù per godermi le immagini e poi verso il tecnico del suono per avere la conferma che tutto stesse procedendo bene. Quando i personaggi rientravano dalla loro performance, esultavo in silenzio con strani versi da… stadio.
Eppure c’è stato un momento in cui mi sono sentito solo. Alla fine, sulla canzone finale, tutti sono rientrati sul palco. Ecco, è stato lì. Dietro ero rimasto solo io e i tecnici del suono e delle immagini, peraltro due amici. Ma i compagni di questa avventura, quelli delle serate trascorse a provare, cercando le soluzioni alle varie situazioni cambiando ove necessario, quelli che mi hanno sopportato, adesso erano tutti sul palco. Lo so, dovevo solo aspettare solamente un paio di minuti, il tempo che finisse l’ultima strofa della canzone, e poi li avrei raggiunti per presentarli sul pezzo musicale finale.
Li ho raggiunti, ma ho preferito presentarli solo a musica finita. Desideravo che l’attenzione fosse solo per loro che, insieme a tutti quelli che hanno lavorato nell'ombra, hanno reso possibile la riuscita dello spettacolo, donando il loro tempo e la loro disponibilità per far conoscere, di più, una persona che a Montemurlo ha dato tanto.
Tutto rose e fiori, dunque? No, ma questa volta ho voluto gettare all'angolo le delusioni. Gettarle via, come quel copione lanciato per aria alla fine. L’ultimo.



martedì 21 ottobre 2014

Uno sguardo alle statistiche

Ho fatto una visitina alla sezione delle statistiche.
Gli accessi più numerosi sono quelli dall'Italia, ma con mia sorpresa ho notato che l'Italia è tallonata da Federazione Russa, Stati Uniti e Germania. 
Un po' più giù Paesi Bassi (Ciao Bianca!), Francia, Regno Unito, Ucraina, Lettonia e Turchia.

Cari amici stranieri, non so che cosa vi porti al Rifugio, comunque sia, grazie! 
Magari provate a farvi vivi.


P.S: L'invito non è rivolto allo Spam.


giovedì 25 settembre 2014

Segnali - Ultima puntata - "M."

E' un periodo pieno di dubbi per me. Sono stato sul punto di mollare varie attività, poi tutto è rientrato, ma ancora non sono del tutto convinto. Anche portare a termine l'anno con i ragazzi è stato difficile, e anche in questo caso sono stato assalito da molti dubbi. Cosa fare? Continuare o smettere? E' diventato tutto così dispendioso in termini di energie. 
Con questo stato d'animo, una domenica vado al campino parrocchiale per assistere ad una delle ultime partite di calcetto del torneo. Me ne sto in piacevole conversazione quando mia moglie richiama la mia attenzione. 
"Guarda, c'è M." dice.
"Dove?" rispondo.
"Là, con la bici, insieme ad un altro bambino."
"Visto. Vado a salutarlo."
M. ha fatto parte del gruppo di ragazzi ai quali fece catechesi per la prima comunione. Poi non aveva proseguito. Sono quasi tre anni che non lo vedo, ma mi è sempre rimasto nel cuore.
Mi avvicino e lo saluto arrivandogli da dietro. 
"Scommetto che non mi riconosci?" lo incalzo.
"Sei il catechista."
"Facile! Scommetto che non ti ricordi il mio nome!"
Lui, dopo aver esitato un po'', ammette: "No"
"Vinto io!"
Abbiamo cominciato a parlare lì, io in piedi e lui appoggiato alla canna della bicicletta. Poi abbiamo deciso di andare a sederci su una panchina qualche metro più indietro.
Siamo stati lì per circa un'ora. Nel frattempo il suo amico era andato via e la partita era terminata senza che noi ce ne accorgessimo. Abbiamo parlato di tutto: scuola, catechismo, amici, sogni, bischerate.
E parlando mi sono reso conto che pur non ricordando il mio nome, che a quel punto avevo comunque svelato, si ricordava un sacco di cose che avevo detto durante gli incontri ai quali aveva partecipato. Roba da pelle d'oca!
Lui, che sembrava costantemente disattento.
Lui, che si sdraiava sotto le panche della chiesa e che dovevo ritirare su prendendolo per la cintura dei pantaloni.
Lui, che si nascondeva dietro gli altari laterali.
Lui, per il quale avevo chiesto aiuto alla sua insegnante di sostegno.
Lui, che mi venne incontro nel suo abito bianco il giorno della prima comunione abbracciandomi forte forte.
Lui, che riaccompagnandolo a casa mi salutò da lontano mentre stavo uscendo dal cortile con l'auto, facendomi capire che non sarebbe venuto più agli incontri.
Adesso era lui che, inconsapevole, stava indicando qualcosa a me.

domenica 21 settembre 2014

Segnali - In attesa dell'ultima puntata

Inizialmente volevo scriverne di più, ma poi ho pensato di rinunciare e tralasciare ulteriori segnali. 
Ho semplicemente deciso di tenermeli per me. Prossimamente, però, scriverò dell'ultimo, che mi aveva spinto a scrivere anche degli altri, e che ha un volto e un nome: quelli di un bambino.

venerdì 12 settembre 2014

Segnali - Terza puntata - "L'inno alla carità"

Dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi.

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!


Questa lettura, già conosciuta, mi sembrò nuova quando la risentii durante la Messa di una domenica mattina. 
La scelsi come lettura per il primo incontro con i genitori dei ragazzi del catechismo.
Da allora è ricomparsa, quasi casualmente, durante periodi particolarmente duri o difficili, come durante un ritiro prima della cresima. Ero scoraggiato, quel pomeriggio mi sentivo anche particolarmente solo, non riuscivo a fare le cose come avrei voluto. Durante la Messa fui chiamato a leggere la lettura al posto di un'altra persona. Ed ecco che la trovai lì, pronta a farmi venire un nodo alla gola, cosa che successe anche in un'altra occasione.
Pochi mesi fa, durante l'inverno scorso, ero sul punto di abbandonare le varie attività che stavo portando avanti in Parrocchia e nel campo del volontariato. Ero deluso di tante cose, stanco, così fissai un incontro con un amico per parlarne. Prima di uscire di casa, avendo un po' di tempo a disposizione, decisi di dare una rapida occhiata ad un opuscolo che era arrivato in casa non ricordo più come. Lo aprii a caso, quasi in fondo. Ebbene, ai miei occhi apparve questa lettura. 
Quando incontrai quell'amico gli parlai di tutto quello che provavo, ma gli dissi anche quello che era successo pochi minuti prima e quello che era capitato le volte precedenti. 
La voglia di mollare si era già attenuata. 


domenica 24 agosto 2014

Ci risiamo!

Finito!
Dopo aver trascorso qualche giorno di vacanza in montagna, una vacanza studio, come l'ho definita io, poiché mi sono letto alcuni libri che potrebbero tornarmi utili con i ragazzi durante la prossima stagione, mi sono rimesso subito in moto per alcuni lavoretti domestici.

Montaggio mobile Ikea: fatto.
Modifica mobiletto per panni: fatto.
Pomodori (attività di tutta la famiglia): fatto.
Creazione e verniciatura tavolo più cubo in legno: fatto.
Adesso posso dire di essere in ferie!


Fino a stasera.

lunedì 21 luglio 2014

Come pioveva...

... ma alla fine l'abbiamo spuntata, cantando canzoni con "sole" e "pioggia" nel titolo.
Bella serata, precisa per terminare il primo round di ferie.
Per me si è trattato di una settimana... alternativa: campo estivo (e prima esperienza) in montagna con i ragazzi e poi su e giù per l'Italia, fino a ieri sera.



domenica 6 luglio 2014

Segnali - Seconda puntata - "Il sogno"

Adesso però avviciniamoci un po' più ad oggi ed arriviamo al 2003. Siamo ben lontani dal periodo di Firenze e nel frattempo altri segnali mi hanno indotto a seguire determinate strade. Ma il 2003 ha rappresentato per me un anno molto importante.
A volte si inseguono sogni, a volte se ne fanno e al mattino sfumano appena appoggiamo i piedi a terra alzandosi dal letto.
Il sogno di quella notte invece no, mi rimase impresso nella mente per giorni e decisi di seguirlo.
Quella notte sognai di scrivere. Le pagine, inizialmente bianche, si riempivano di storie che nemmeno io sapevo di avere nella mente. 
Decisi di tentare e la prima cosa che mi venne in mente fu quella di scrivere qualcosa di me stesso. Nacque così "Quattro passi", a cui seguirono altri romanzi negli anni a venire.
Il sogno non era di diventare scrittore, di questo ne sono certo.
Il segnale credo di averlo scoperto dopo.
Scrivendo ho cominciato un'indagine su me stesso, scoprendo cose nuove perfino per me. Ho indagato nei miei pensieri, nei miei sentimenti, nel mio carattere, in tutte le parti di me, come non avevo mai fatto prima.
E quella ricerca mi ha portato a scoprire, per la prima volta, quella che allora definii "la dimensione dell'altro".
Ecco, il segnale doveva esser quello: rendersi conto, per la prima volta di qualcosa mai notato prima, ed adoperarsi per seguirlo, ignorando le difficoltà e le facili ironie. Un progetto da portare avanti, a qualsiasi costo. E così è stato.
Come ogni strada sconosciuta, è solo percorrendola che ci si rende conto di come sia.
Oggi posso dire che quel segnale mi aveva indicato solo la prima tappa. 

martedì 24 giugno 2014

Segnali - Prima puntata - "Firenze"

Avrei voluto partire da periodi più recenti, ma ripercorrendo i miei trascorsi non ho potuto fare a meno di notare che alcuni momenti della mia vita sembravano proprio dei segnali.
Si potrebbe dire questo di tanti momenti, basterebbe una decisione presa in un modo piuttosto che in un altro a far prendere strade diverse da quelle immaginate. Alcuni però restano più impressi di altri, perché si ha l'impressione che cambino la vita in maniera determinante.

E allora devo partire da un innamoramento, una vera e propria cotta, per una città: Firenze.

Dalla prima gita ai tempi delle elementari quella città ha rappresentato per me una vera attrazione. Volevo andarci, e poi ritornarci, fino a quando, dovendo scegliere il percorso di studi da fare, me la trovai nuovamente davanti. La scuola che volevo fare era lì, e non altrove. Da subito incontrai ostacoli e difficoltà. Eppure, ad ogni tentativo di mollare per ritornare nella più tranquilla Pistoia, c'era qualcosa dentro di me che diceva di non farlo. E non lo feci. Arrivato alla fine degli studi mi resi definitivamente conto che quel lavoro che avevo imparato non mi piaceva, avendone conferma quando trovai il primo impiego.
E allora a cosa era servito andare là per vari anni?
Forse perché lì dovevo incontrare persone che, anni dopo, a scuola terminata, mi avrebbero permesso di conoscere "la persona" della mia vita, una ragazza che frequentava la stessa scuola, ma che non avevo conosciuto, che abitava in quella città, e che sarebbe divenuta mia moglie.

Oggi per me Firenze è una bella città, ancora sconosciuta sotto tanti aspetti. Quell'attrazione che provai quando ero bambino non c'è più. 
La strada dei segnali è una strada costellata da tanti "forse", non ci sarà mai la possibilità di una prova, né a favore, né contraria.
Quella cotta, "forse", voleva indicarmi che la mia strada doveva passare da Firenze.




venerdì 6 giugno 2014

Segnali

A volte accadono dei fatti che difficilmente riusciamo a spiegarci. A volte accadono in momenti particolari e sembrano volerci indicare una strada da percorrere, magari una strada diversa da quella che vorremmo seguire in quel momento. 
Pochi giorni fa mi è capitato di vivere uno di quei momenti, e le sensazioni provate mi hanno riportato alla mente altri momenti analoghi. Coincidenze? Forse. Ma non ho potuto fare a meno di pensare che si trattasse di segnali. Perché? Prossimamente ne scriverò.


martedì 27 maggio 2014

Tutto in un abbraccio

Domenica scorsa è stato il grande giorno.
Dopo un turbolento finale (vi ricordate?), quando tutto sembrava finito e tutto si era subito rimesso in gioco, è arrivato il giorno dello spettacolo con i ragazzi. Certo, i colpi di scena non sono mancati, e alla fine anch'io ho dovuto fare l'ingresso in campo a causa di assenze comunicate all'ultimo momento. Ma quando siamo in ballo si balla e alla fine sono riuscito a giocare anche con i problemi.
E' stata una bella giornata e non solo per il sole splendente. I genitori sono accorsi numerosi e, insieme al pubblico di casa, hanno apprezzato il lavoro, durante il quale ho cercato di collegare i numeri e le gags al lavoro svolto durante l'anno. 
Tutto si è svolto in maniera lineare, nonostante le previste imperfezioni. Ma non era questo quello che contava. Importante, invece, era che i ragazzi avevano deciso di portare a termine questo lavoro con caparbietà (e con la consueta confusione, aggiungo io).
Al termine, dopo aver salutato il pubblico, ho presentato gli altri animatori ed infine i ragazzi, prima di passare alla preghiera finale. 
Ma lì è arrivato il momento magico. Un bambino mi ha bloccato.
"E tu?"
Non ho fatto in tempo a rendermi conto che subito è partito uno degli animatori che, rubatomi il microfono, ha ringraziato me per aver condotto il gruppo fin lì. 
Poi, in un attimo, mi sono trovato sommerso dall'abbraccio di tutti.
Un abbraccio che mi ha fatto dimenticare i molti momenti difficili di un anno che ricorderò a lungo.





Vittoria!

Ieri mi sono divertito seguendo il telegiornale.
Era tempo di commenti dopo i risultati della domenica elettorale.
Ebbene:

il PD ha vinto (e questa volta non è solo arrivato primo)
M5S ha vinto, perché era difficile confermare i risultati precedenti e invece ha tenuto.
FI ha ottenuto un ottimo risultato visto che al leader era stato impedito di fare campagna elettorale (per colpa di chi, chi chi chi, canterebbe Zucchero).
La Lega ha vinto perché è risalita di qualche punto.
NCD ha vinto perché dal niente ha superato il 4%.
La lista Tsipras ha vinto, anzi, il risultato raggiunto ha del miracoloso.
Fratelli d'Italia, ha vinto perché dal niente ha quasi raggiunto il 4%.

Avanti c'è posto. Chi ha vinto ancora? 
C'è qualche zero virgola che ha vinto e che ha voglia di farsi avanti per dirlo? 

E fra poco ci sono i mondiali di calcio. 
Caro Prandelli, impara da loro. Hai visto mai? Nel caso L'italia uscisse subito, troveresti sicuramente un motivo per gridare:

"Vittoria!"



mercoledì 21 maggio 2014

Fiaba d’amore di Antonio Moresco

Un romanzo dal sapore agrodolce, dove ad essere protagonista è chi nella attuale società è considerato uno degli ultimi, un invisibile: un vecchio barbone di cui nessuno sa niente, un “vecchio pazzo” che non sa più niente nemmeno di se stesso e che si aggira dentro una sconosciuta città, ai bordi di quel mondo che ha deciso di abbandonare per vivere per strada privandosi di ogni cosa.
Ma un bel giorno una bella ragazza profumata lo scoverà e riaccenderà in lui una speranza, perché si prenderà cura di lui arrivando perfino ad amarlo come se si trattasse del più grande amore della sua vita.
E tutti a domandarsi come due così possano vivere insieme.
Ma ben presto la favola finisce e la ragazza lo caccia via dalla sua casa. Il vecchio barbone tornerà a vagare per le strade ed in una notte fredda si incamminerà verso la città dei morti, al confine fra la speranza e la disperazione. E per lui la città dei morti diventerà l’unica salvezza.
La ragazza tornerà a cercarlo e venuta a conoscenza della morte del vecchio pazzo si troverà anche lei a vivere come una barbona, finendo per morire dal dolore. Così anche lei approderà nella città dei morti dove i due si ritroveranno ricominciando la loro favola.

Un romanzo che fa riflettere su vari aspetti della nostra vita: l’amore che può arrivare per tutti, l’amore che può arrivare senza preavviso, l’amore incondizionato. L’ipocrisia che ci circonda, ma anche la verità con la quale possiamo combatterla. La diversità ed il modo di vederla, perché c’è sempre un modo diverso per vedere la realtà delle cose, riscoprendo parte dei valori che oggi sembrano scomparsi. Ed in un mondo malato l’amore può diventare una cura molto importante.
Una fiaba costruita su una cruda verità, cruda come spesso è il linguaggio usato, una verità che fa riflettere anche sulla morte, senza averne timore, e su quello che può esserci dopo la vita; il passaggio dal regno dei vivi al regno dei morti, da un mondo pieno di luce dove ci si può sentire morti ad un mondo fatto di buio dove si può scoprire di essere vivi.
Voto di Ben - 8



mercoledì 14 maggio 2014

martedì 13 maggio 2014

Terzo tempo

Non mi potevo arrendere. Non potevo lasciare incompiuto qualcosa già iniziato. E così mi sto avviando verso il terzo tempo, verso l'ultimo appuntamento dell'anno. O forse verso il primo del prossimo. 
Il calendario ha favorito un periodo di riposo. Adesso sono proiettato verso il gran finale con i ragazzi, con i quali termineremo la stagione a fine mese, ma la mente è anche proiettata verso l'inverno. Nei giorni scorsi, quelli a ridosso della festa del primo maggio, sono stato qualche giorno a casa. Il cosiddetto "ponte". 
Qualche ora trascorsa in casa, alcune commissioni e una festa locale hanno fatto sì che mi rigenerassi.
E così ho scritto un copione con alcuni testi musicali annessi. 
Questa volta, al contrario delle rappresentazioni di massa cui sono abituato, sarà una cosa intima, scritta per tre persone soltanto. 
Tutto qua. E mi sembra che sia troppo lineare, troppo semplice. 
Eppure da qualche parte deve esserci il trucco! 
Ma dove?

sabato 19 aprile 2014

Buona Pasqua!

Care amiche e cari amici del Rifugio,
i miei auguri di una serena Pasqua a tutti voi!


domenica 13 aprile 2014

Scacco matto!


Come quelle squadre che lottano su tutti i fronti fino alla fine,
ma che alla fine si ritrovano con un pugno di mosche in mano.

venerdì 11 aprile 2014

Una sensazione di incompiutezza

E' quello che provo.
Dopo un periodo intenso, molto intenso, mi ritrovo a riflettere su quello che da poco è terminato.
Mi dicono che sono arrivati echi a dir poco esaltanti, ma non riescono a farmi entusiasmare.
A me viene più istintivo vivere le situazioni guardando al lato umano più che al lato estetico. 
E se qualcosa, o qualcuno, mi ha fatto "soffrire", allora non riesco ad assaporare il resto. 
E tutto è come se restasse incompiuto.


martedì 1 aprile 2014

Questa devo farla leggere ai "miei" bambini


Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:
"Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?"
"Gridano perché perdono la calma" disse uno di loro.
"Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente il pensatore.
"Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro discepolo.
E il maestro tornò a domandare: "allora non è possibile parlargli a voce bassa?"
Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò:
"Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati?
Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano solamente sussurrano.
E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano."


Infine il pensatore concluse dicendo:
"Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare."


                                                                                       
                                                                                                              (Gandhi)

domenica 23 marzo 2014

Ai "miei" Custodi

Buongiorno Custodi!
Oggi mi sono preso un po’ di riposo. La notte, per me, dopo questi eventi, è quasi sempre bianca.
Questa rappresentazione è stata come una corsa ad ostacoli, ma alla fine li abbiamo superati tutti.
E’ stata molto più faticosa delle volte precedenti, estenuante per certi versi, e priva di certezze fino ai saluti finali. Sono contento, molto contento, ma non sono riuscito a godermi a pieno la straordinaria prova di ieri sera. Anzi, a dire la verità, non vedevo l’ora che tutto finisse il più velocemente possibile.
Spesso, in questi mesi, ho avuto la sensazione che I Custodi fossero abbandonati a se stessi, soprattutto da chi, per primo, doveva credere in loro e sostenerli, quasi fossero un corpo estraneo da sopportare.
Ma al di là dei miei sentimenti personali, niente toglie alla vostra prova di ieri. Siete stati straordinari, direi una prova di carattere, come quei campioni che danno il meglio di sé proprio nel momento giusto, quando c’è bisogno del loro apporto, del loro talento, del loro orgoglio, del loro cuore.
Già ieri sera, a caldo, ci hanno chiesto di ripeterla fra qualche mese. A caldo, rispondo che ci devo pensare.
Vi abbraccio e vi ringrazio per l’ennesima emozione che mi avete fatto vivere.


sabato 15 marzo 2014

La bottega dell'orefice - Andrzej Jawien (Karol Wojtyla)



Tre storie, di altrettante coppie, che si succedono fra riflessioni e scelte di vita.
La prima storia, quella di Andrea e Teresa, vede un matrimonio che va bene ma che viene minato dagli eventi della vita.
La seconda, quella di Anna e Stefano, naufraga nella reciproca indifferenza.
La terza, quella di Monica e Cristoforo, i figli delle due coppie, che portano con sé il bagaglio ricevuto dai genitori: tanto amore lui, tanti dubbi lei, ma che hanno dentro di sé un amore molto profondo, capace di sconfiggere dubbi e paure, l’amore di Dio, l’unico amore che sa congiungere ciò che è diviso.
Karol Wojtyla, nel descrivere il rapporto coniugale, descrive  il matrimonio come sacramento, dove è presente colui che rende possibile l’unione eterna degli sposi.

La bottega dell’orefice è una grande metafora sul matrimonio il cui valore, oggi, sembra quasi sminuito, messo in discussione, tanto che a pronunciare la parola “matrimonio” sembra di andare controcorrente. Karol Wojtyla si avvale di molti simboli per farci capire la forza di questo Sacramento fra uomo e donna, che attraverso il loro amore e la loro unione incarnano l’amore dello Sposo, cioè Cristo, per la sua chiesa, cioè le persone che credono in lui.
Fra i vari simboli troviamo la bottega, nelle cui vetrine si specchiano i dubbi e le fragilità dei vari personaggi.
Ci sono le fedi, segno dell’indissolubilità del matrimonio cristiano, contro la paura di fare scelte definitive, contro la cultura del provvisorio. Amore come relazione che cresce, come insieme crescono gli sposi (come ha detto Papa Francesco).
C'è l’orefice, che pesa simbolicamente l’intensità e la qualità dell’amore, invitando a riflettere. E’ la presenza stessa di Dio, che segue, discreto, le vicende dei suoi figli, facendosi custode del loro amore.
C'è Adamo, la figura che guida, che consola ed è presente nella vita di tutti i personaggi, che ci fa capire che l’amore non può fermarsi alla persona che amiamo, ma che il matrimonio è la strada che ci conduce a Colui che è la risposta per la felicità dell’uomo, cioè lo Sposo, Cristo, che assume per noi il volto della persona amata.
L’uomo non deve fermarsi all’attimo, ma occorre indagare l’assoluto dell’Amore nella sua completezza. 

mercoledì 12 febbraio 2014

Allora, sentite qua...

... giusto per spiegare la mia lunga assenza.
Stasera sto scrivendo quasi per caso. Infatti avrei dovuto essere da un'altra parte, ma un impegno del pomeriggio si è prolungato più del previsto che è diventato quasi serale.

Vi aggiorno un po' sulle mia varie attività. E voi direte: chi se ne frega!
:-) 

Sto portando avanti le prove di una rappresentazione più o meno teatrale con un gruppo di adulti.
Spettacolo previsto: 22 marzo. O, mi raccomando voglio il teatro, cioè... la chiesa piena! Per cui affrettatevi! Peccato che non ho ancora scoperto come fare ad andare in diretta sul web.

Sto portando avanti una rappresentazione più o meno teatrale con i ragazzi del mio gruppo post cresima.
Spettacolo previsto: 25 maggio presso una RSA (se ci daranno il permesso)

Devo dire che gli adulti sono molto più indisciplinati dei bambini.

Mi è stato chiesto di fare una drammatizzazione su di un personaggio locale per il centenario. Mi sono letto due libretti su di lui, ma non sono soddisfatto, perché lì si dice quello che tutti già sanno, mentre a me piacerebbe scavare dentro di lui. Ho bisogno di altro materiale, che chiederò e che spero di reperire, perché avrei in mente la sfide delle sfide: un monologo fatto di recitazione, letture e musica.
Che dite, sono abbastanza pazzo? Ne sto facendo troppe contemporaneamente? Mi sono montato il capo?


Aprite le danze.





lunedì 13 gennaio 2014

Attenti a quei due


Maria, speriamo che si possa sentir dire: 
Quei due sono come il vino.
E senza riferimento all'aceto!