lunedì 25 aprile 2022

Diario dal Covid - Giorno 4

Me ne sto nella mia stanza. Non mi manca niente: tv, computer, telefonino, un divano che mi fa da letto, un carrellino porta stampante costruito una ventina di anni fa che è diventato un comodino, Bibbia, libri che per ora non ho voglia di leggere, e due finestre, di cui una sul tetto che permetterebbe, qualora ci fossero, di addormentarsi guardando le stelle. Ma per ora, spesso, ho sentito il rumore della pioggia sul quel vetro. 

Ci siamo dovuti organizzare in famiglia, per dividere gli spazi, cercando di sanificare tutto dopo ogni spostamento. È una rottura, ma c'è di peggio.

Nei primi giorni non ho avuto voglia di pensare. Forse avevo bisogno di riposare. Così ho guardato la tv, qualche video sul telefonino, una noia che non sto a dire.

Stanotte ho dormito male, così questa mattina, mi sono rimesso nel letto ed il mio cervello, nel momento in cui tentavo di dormire, si è riacceso. Non si può spegnere il cervello come si usa un interruttore della luce.

Il silenzio si è fatto sentire. Oddio, per me silenzio è una parola grossa. Da anni, ormai, per me il silenzio equivale ad un leggero ma ininterrotto fischio che accompagna ogni attimo della mia giornata. H 24, direbbero quelli che hanno fretta di rendere il concetto.

Così sono tornato qui, caro Rifugio, per scrivere quei pensieri che hanno avuto origine durante quel fischio.

Ho pensato che sto bene, grazie a Dio, e spero di poterlo dire anche nei prossimi giorni. Se non sapessi di essere positivo, direi di aver preso fresco andando con lo scooter. Ma se sto bene pur avendolo preso e nessun camion ha trasportato, a mia insaputa, il mio corpo, credo di dover dire un bel grazie a coloro che hanno impegnato le loro energie, e talvolta la loro vita, per permettere agli altri di poter stare bene.

Questo pensiero si accompagna alla giornata di oggi, anniversario della Liberazione. Spesso diamo per scontata la nostra libertà ma, pandemia a parte, le attuali vicende belliche ci insegnano ancora una volta che non è così. Niente è scontato, niente possiamo fare da soli. Invece il nostro istintivo egoismo di merda, ci fa ritenere sempre al di sopra di tutto, come se fossimo intoccabili e tutto può accadere, ma solo agli altri.

Spesso ci lamentiamo che non abbiamo tempo. Me compreso. È così, è un dato di fatto. Ma ci manca quando potremmo sfruttarlo, quando ci renderebbe la vita più bella o, se non più bella, più facile o meno dura.

Ma quando questo tempo c'è, ma non è desiderato, beh, allora sembra troppo. 

E quasi inutile.

domenica 3 aprile 2022

Ciao Suor Anna

Una canzone degli anni Ottanta diceva più o meno così:

Words, don’t come easy, to me

This is the only way for me to say…

È così anche per me. Quando le parole non mi vengono facilmente, l’unico modo che ho per dirle è scriverle.

Sono stato un po’ titubante, ma poi ho deciso di scrivere.

Appena ho saputo sono andato subito ad aprire i nostri ultimi messaggi scambiati su whatsapp. Chissà perché l’ho fatto. Forse perché non mi sembrava possibile, non volevo crederci.

Te ne sei andata nella notte, eppure il messaggio che appariva era “ultimo accesso oggi alle 9,05”. Allora vedi che anche per il social non era vero?

Ma sappiamo bene che non è così.

Te ne sei andata in silenzio, come quel silenzio che ha caratterizzato gli ultimi anni, dopo che avevi dovuto abbandonare la nostra comunità per tornare alla sede generale. Già questo non faceva presagire niente di buono, ma tu, in quelle poche volte che era stato possibile parlare per telefono, dicevi che stavi benino, cosa che hai continuato a scrivere, quando i nostri dialoghi sono diventati messaggi.

Volevo venire al tuo funerale, ma circostanze quotidiane me lo hanno impedito. So già che non averti accompagnato in questo tuo ultimo viaggio terreno mi peserà a lungo.

E così è cominciata la ricerca dei ricordi, per sentirti più vicina. Non è stato facile trovare qualche foto. Tu, sempre schiva, cercavi di evitarle. Mi ricordo le tue parole quando inserii, per tua sorpresa, una tua foto fra i collaboratori di uno spettacolo che avevamo portato avanti insieme. La didascalia era “Quelli che pregano per i Custodi della Via”. Avevi un bel sorriso in quella foto. E come poteva essere altrimenti?

Invece non ho trovato una foto che ci ritrae insieme. Mi sarebbe piaciuto tanto, sai?

Ma poi ho pensato che non ne avevo bisogno, perché i ricordi più belli sono già dentro di me.

È stato come un susseguirsi di immagini: i nostri incontri per parlare degli spettacoli da fare in Parrocchia, per farmi dire da te se un messaggio sarebbe passato o meno, per farti ascoltare le canzoni o leggere i testi che avevo scritto. E tu, paziente e cortese, mi dicevi quello che c’era da dire e le modifiche da apportare, come quella volta che volevo un finale diverso dal testo e tu mi facesti cambiare idea. Avevi ragione tu.

I tuoi suggerimenti sono stati sempre preziosi per me, anche quando ti parlavo delle attività che portavo avanti con i ragazzi, mossi dal comune desiderio di cercare "il suo Volto e il bene dei ragazzi". Mi hai insegnato tanto.

Ma quando ci incontravamo parlavamo anche di altro, come un figlio fa con una madre. E tu avevi tanti altri figli. A volte non era facile parlare con te: tutti ti volevano, tutti ti cercavano, dai più piccoli ai più grandi.

Hai ascoltato i miei dubbi, le miei gioie, le mie arrabbiature, le mie esperienze, ti sei sempre interessata a me, alle mie passioni, ai miei problemi, alla mia famiglia.

Le tue parole mi rasserenavano, sapevi sempre tirar fuori la parola giusta al momento giusto. Qualche volta hanno asciugato delle lacrime prima che avessero la forza di venire fuori.

Ricordo quelle volte che ci siamo abbracciati, con quella strana sensazione di non poter entrare in contatto con la tua pelle a causa del tuo particolare abito.

Ricordo quando dicevi “Prega!” ed io ti rispondevo “Ci provo, ma le mie non sono buone, non arrivano a destinazione. Le tue invece arrivano, sono potenti!”

E tu ridevi. 

Già, il tuo sorriso. Ricordo il tuo sorriso.

Oggi ho riletto gli ultimi messaggi della chat: io ti avevo inviato l’ultimo racconto e tu mi avevi risposto “Grazie Infinite”.

Sono io che ti ringrazio, di cuore, per tutto. 

Appariva la scritta “ultimo messaggio mer ore 9,05”.

Il tuo telefono si è spento.

Per sempre.

Ciao Suor Anna.