Elena era una ragazza molto carina, alta, con i capelli neri a caschetto, con un carattere chiuso. Era molto amica di Cristina e di Maria Grazia e la loro costante presenza rendeva difficile avvicinarla. Per farlo, bisognava allontanare le altre due, tanto le stavano appiccicate. Allora, assieme a Riccardo ed Andrea, che era cugino di Maria Grazia, studiammo la mossa vincente: fare i compiti a casa di qualcuno di noi, tutti e sei insieme.
L’occasione non tardò ad arrivare, perché la maestra dette da fare una ricerca a gruppi e noi facemmo i salti mortali affinché il nostro piano andasse in porto.
La missione ebbe successo e ci ritrovammo tutti quanti a casa di Elena a fare la ricerca. Il motivo era semplice: lei aveva un’enciclopedia. Facemmo un lavoro eccezionale, risultò il migliore della classe e da quel momento ci ritrovammo molte altre volte per studiare, non necessariamente tutti quanti insieme.
Un giorno, infatti, andai solo io da Elena. Per me era come vivere un sogno, anche se molti centimetri di altezza ci dividevano. Non che avessi dei complessi, ma la realtà era lì, visibile e crudelmente vera.
Facemmo i compiti e poi andammo a mangiare un panino passeggiando per le stradine dei campi che si trovavano dietro la sua casa. Eravamo dei bambini, dieci o undici anni, non di più, eppure mi sentivo molto grande e credo che anche lei provasse quella sensazione. Passeggiammo per molto tempo, fino a quando sua madre ci chiamò una, due volte, per farci tornare in casa. Parlammo della scuola, io dei miei amici e lei delle sue amiche, della festa di Carnevale, dei burattini, tutti argomenti che a quell’età ci sembravano importanti.
Ascoltavo ogni sua parola con la massima attenzione, con lo sguardo rivolto verso il basso, e così vedevo i miei piedi che andavano avanti, una volta uno, una volta l’altro. Non perdevo una virgola di ciò che diceva. Poi, quando era il mio turno, lei smetteva di mangiare, restando con il braccio alzato, con quel panino che fluttuava all’altezza delle spalle, e girando la testa per seguirmi con lo sguardo.
Il tempo volò via velocemente quel pomeriggio. Da quel momento in poi la nostra amicizia si rafforzò. Con lei restammo compagni di scuola fino alla prima Ragioneria.
Elena fu la prima amica di una lunga serie. Non voglio dire che io sia un playboy, tutt’altro, con le ragazze sono sempre stato molto timido ed impacciato, quando si trattava di conquistarle. Però ho sempre avuto più amicizie femminili che maschili e di questo non so spiegarmi il motivo nemmeno oggi.
"Lei aveva un'enciclopedia."
RispondiEliminaOh sì, caro Ben, non tutti potevano permettersi un'enciclopedia in casa, allora.
La mia prima "enciclopedia": due volumetti della Garzanti in cui era concentrato, sintetizzato, centrifugato, strizzato tutto - o quasi - lo scibile umano.
Frequentavo la quarta elementare, quando mio padre la comprò.
La conservo ancora, per ricordo.
Io ho più amicizie maschili che femminili e - a modo mio - me lo so spiegare. :-)
Buon pranzo.
Inizialmente furono I Quindici.
RispondiEliminaI miei genitori li comprarono con le migliori intenzioni, ma si rivelò un'enciclopedia quasi inutile.
Provo ancora un grande senso di tenerezza quando penso a quello che hanno fatto, credendo di agire per il meglio, per vedere, poi, l'iniziale entusiasmo trasformarsi in delusione.
Successivamente anche per me arrivarono gli atlantini Garzanti: Storia, Geografia, Scienza e tecnica, e un altro che al momento non ricordo.
Sia I Quindici, sia i Garzanti, sono ancora in casa di mio padre, ingialliti dal tempo, ma sempre con il loro particolare odore.
Per quanto riguarda le amicizie femminili/maschili, io il motivo ancora oggi non l'ho capito, ma, come dico spesso a mia moglie... n'ho fatte piange' tante!
;-)
Le hai fatte piagne??!!
RispondiEliminaDai, Ben, davvero?
E tua moglie come la prende, se è lecito chiedere?
Perché se a me mio marito venisse a dire una "frasetta" del genere una rispostina pronta ce l'avrei...:-)
Ciao!
Se la prende a ridere, non potrebbe essere altrimenti!
RispondiEliminaBuona giornata e buon sabato a tutti!
Caro Ben, buongiorno.
RispondiEliminaMa sì, si scherza su questo discorso.
Se mio marito mi dicesse "Ne ho fatte piagne tante!" io - ridendo ridendo - gli risponderei:
- Beate loro, però...Hanno pianto un mese, due mesi, un anno? Io sto a piagne da quando me te so' sposato!
E sarebbe per riderci su insieme, naturalmente. :-)
Buona giornata
Sempre per "L'angolo del buon umore":
RispondiElimina"Se ne trovi uno meglio di me, piglialo subito...". Poi pausa di qualche secondo e conclusione pernetoria:
"... perché non è facile!"
Eh, poveri noi uomini, se non avessimo le donne!