venerdì 1 ottobre 2010

Sono contento per te!

Chissà quante volte abbiamo detto questa frase.
Eppure, nella maggior parte dei casi, sono convinto che sia più un modo di dire che un reale sentimento.
Che cosa stiamo provando quando siamo spinti a dirlo?
Siamo realmente contenti per quello che sta accadendo ad un'altra persona?
Magari proviamo anche un pizzico di invidia, perché vorremmo essere al suo posto.

Sono contento per te!
E allora succede qualcosa a livello interiore e fisico, ci sentiamo gonfiare il petto da una gioia incontenibile,  mista ad un senso di commozione che a stento riusciamo a trattenere e che cerca di sfociare in un sorriso.
Non è una sensazione frequente, molto più facile da dire che da provare, ma quanto è bella!

15 commenti:

  1. Ma questa, caro Ben, è una delle frasi che io preferisco!
    Mi piace molto dirla e mi piacerebbe sentirmela dire.
    Vado avanti? :-)
    Chiedo il permesso, perché ormai sai come sono: quando inizio ...
    Ciao!

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  2. Caro Ben, buongiorno.
    Dicevo e amplio: mi piace molto dirla e mi piacerebbe sentirmela dire con lo stesso spirito con cui io la pronuncio per "altre persone".
    Lo spirito? Non quello di assecondare le consuetudini del parlare per "carineria" o "affettazione", ma di esprimere ciò che sento veramente.
    Ho il dovere di essere educata con gli altri, non il dovere di essere "gentilmente affettata", tanto per compiacerli.
    Mi fermo qui e attendo altri interventi.
    Buona giornata a te e a chi ci segue. :-)

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  3. Cara.Amica.Inès
    Mi piace fare un esempio di questo particolarissimo “essere contenti”.
    Mi è capitato, in diversi luoghi, d’aver commentato il tuo romanzo o aver riportato qualche tua poesia in vernacolo.
    E’ stato sempre e soltanto un modo per dire, SONO CONTENTO PER TE e PER LE COSE CHE SCRIVI.
    A me ha dato gioia leggerle.
    Non è tanto. Ma si può anche gioire di queste semplici condivisioni: come di una bella giornata di Sole, come oggi, e di uno splendido Ottobre che avanza.

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  4. Ciao, rifugiati miei.
    A volte non è carineria o educazione. Lo diciamo, realmente convinti, ma senza provare quella sensazione interiore che sto cercando di spiegare.
    Un esempio banale, per rendere l'idea: il mio collega esce dall'ufficio e trova una banconota da 100 euro: sono contento per lui e gli dico la fatidica frase, sinceramente. Ma non provo quella bella sensazione interiore che capita raramente.

    Poi, come dice Duccio, ci sono anche tante altre piccole cose che ci possono riepire di gioia.
    Io, ad esempio, oggi sono stato contento di rivedere i "miei ragazzini", ma non posso certo dire che sono contento per loro, considerato che loro hanno dovuto rivedere me. :-)

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  5. Ti ringrazio di cuore, caro Duccio, per le belle parole che hai scritto e soprattutto (e qui è il punto!) per lo spirito con cui le hai scritte, che riconosco sincero.

    Buongiorno a tutti, amici.
    Ciò che io intendevo è stato espresso molto bene da Duccio (e non perché si rivolgesse a me, intendiamoci) e anche da te, Ben.
    Se dico "Sono contenta per te!", se lo dico è perché provo - dentro di me - una gioia autentica per il successo della persona a cui rivolgo questa frase.
    Altrimenti non la dico: nessuno mi obbliga a dire ciò che non penso e non sento; tantomeno io posso obbligare me stessa a dire ciò che non penso e non sento.
    Poi: se una persona mi ha scelta come destinataria di un messaggio positivo che la riguarda ci sarà un motivo (amicizia, fiducia, stima, ...): motivo che - tranne casi eccezionali - ha la reciprocità del sentire.
    L'invidia? Non so cosa sia e la ritengo un sentimento rivelatore di grande immaturità, oltre che di una visione parziale, limitata e limitante dell'altro.
    Mi fermo qui, in attesa di interventi, ma - con il permesso del padrone di casa - vorrei aggiungere qualcosa. :-)
    Lo avevo detto, io!
    Buona giornata a tutti

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  6. L'invidia credo che sia una brutta bestia da domare. Mi immagino gli invidiosi sempre a guardare quello che hanno o sono gli altri per confrontarlo con quello che hanno o sono loro stessi. Un'azione oltre tutto logorante, di chi non si accontenta mai, di chi vede l'erba del vicino sempre più verde.

    E ne soffre, a volte a tal punto da portare rancore verso l'altro, perlopiù inconsapevole di tutto.

    Ines, quando hai voglia di dire o aggiungere, fallo liberamente, non devo certo dare il permesso affinchè le persone si esprimano.

    Qui il sole sta tentando di fare capolino: è da questa mattina che ci sta provando. Io faccio il tifo per lui, così potrà accompagnarmi durante la passeggiata che andrò a fare fra poco.

    A presto.

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  7. Carissimi,
    è una frase che mi piace molto e la dico quando sono sinceramente felice per il successo di qualcuno.
    Di solito l'accompagno con un abbraccio (in genere si tratta di persone vicine) oppure con un leggero tocco sul braccio o sulla spalla se si tratta di persone meno intime. Il successo degli altri mi fa piacere. Non mi toglie niente, anzi mi offre la possibilità di gioirne insieme

    Io purtroppo di recente ho sperimentato di più sentimenti di invidia nei miei confronti. Invidia gratuita, che non ha ragione di essere. Ho visto talmente tanto livore in una persona che non è riuscita nemmeno a fingere augurandomi un banale in bocca al lupo per un lavoro che mi aspetta.
    Le cose finte non le voglio, naturalmente, ma pensate fino a che punto si può provare sentimenti negativi per una persona che ci lavora di fianco da tanti anni.
    Mi amareggia questo atteggiamento. Mi fa dispiacere. Poi razionalmente so che è dovuto ad una profonda ignoranza e ad una buona dose di egoismo e cattiveria che si trasformano in arroganza quasi insopportabile.
    Siete convinti anche voi che la cattiveria non esiste? Io non più. Ho sempre cercato una scusante ma non credo che la si possa trovare per tutti.

    Ussignuuuuur quanto l'ho fatta lunga...
    Vi saluto e vi auguro una buonissima settimana.

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  8. Cara Maria,
    la cattiveria e l'egoismo non esistono più?!
    Ma se la fanno da padroni in chissà quante occasioni (perdonate la rima) nella società moderna!
    Cos'è in fondo l'invidia se non una delle svariate manifestazioni dell'io rivolto verso se stesso, che non si cura degli stati d'animo altrui (persone vicine, intendo, ché non possiamo pretendere di "abbracciare" il mondo intero in un afflato di umanità)?
    Ecco, dunque, cara Maria, anche tu sperimenti la gioia sincera e intima della condivisione nel dire "Sono contenta per te": è una sensazione molto bella.

    Buona serata. :-)

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  9. Possibilità di gioirne insieme, abbracciare, toccare lievemente il braccio o la spalla.
    Ma lo sapete che a volte provo un irrefrenabile impulso a farlo? Poi mi trattengo per paura di essere troppo invadente o appiccicoso.

    Ma quanto è importante il contatto fisico nell'esprimere determinati sentimenti?
    Oddio, cosa ho scritto!
    Mi raccomando, non travisate!
    ;-)

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  10. Cosa hai detto, caro Ben?
    Buongiorno, innanzitutto.
    Il contatto fisico, inteso come un gesto di affetto (come lo intendete tu e Maria) è un bisogno innato nelle persone. Un bisogno che troppo spesso si tende a soffocare, perché ...i perché possibili sono molti.
    Per timore di essere fraintesi, a volte; per timore che quel gesto non sia apprezzato da chi lo riceve; per timore di essere invadenti e inopportuni. Poi per chissà quanti altri perché.
    Eppure ci neghiamo (per le ragioni più disparate) un momento di condivisione tra i più spontanei nell'essere umano: quello di sfiorarsi, di abbracciarsi, di esprimere l'affetto anche attraverso il corpo.
    Come esprimono i bambini il loro affetto se non attraverso il corpo? Si tratta di una pulsione naturale che reprimiamo, sbagliando.
    Inutile dire che il contatto fisico non può esserci se non tra persone che provano sentimenti di affetto e simpatia reciproci: deve esserci un sentire comune, altrimenti diventa una forzatura.
    Inutile dire che non si può e non si deve travisare una manifestazione di affetto espressa con il corpo.
    Buon proseguimento e un abbraccio (appunto).
    Virtuale, già: oltre ora non si può. Meglio di niente. :-)

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  11. Cari amici, ciao a tutti.
    Quanto ha scritto Maria su un episodio recente di invidia manifesta nei suoi confronti mette tristezza.
    Maria parla giustamente di invidia "gratuita". Credo che l'invidia sia sempre gratuita.
    Una riflessione logica (spero): se il successo ottenuto da un'altra persona riguarda un campo che non ci riguarda e non ci interessa perché provare invidia?
    Se invece riguarda un campo in cui farebbe piacere anche a noi avere lo stesso successo perché provare invidia e non ammirazione, desiderio di migliorarsi e - non ultimo - soffermarsi sulla considerazione che se quella persona "ce l'ha fatta", è riuscita a raggiungere un obiettivo che è anche nostro significa che anche noi potremmo farcela e raggiungere lo stesso obiettivo?
    Troppo impegnativo e faticoso? Meglio farsi "divorare" dall'invidia (che è un po' "piangersi addosso)? Scelte personali, naturalmente, che tuttavia non condivido.
    Infine: siamo così sicuri di poter provare invidia per un'altra persona? Cosa sappiamo della sua vita?
    Analizziamo, cioè, un particolare della sua vita - quello che ci torna comodo in quel momento per nutrire la nostra invidia - ma questa è, appunto, una visione facile, comoda e limitata rispetto alla complessità dell'essere umano e delle sue esperienze di vita.
    Non credete?
    Buona notte. :-)

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  12. Ogni sentimento "cattivo" nasce incompleto.

    Per quanto riguarda il contatto fisico sono d'accordo con te e
    il calore che emana è di gran lunga superiore a molte parole.

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  13. Grazie Caterina per il passaggio.
    Dopo oltre nove anni un commento a questo post.
    Spero a presto.

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