sabato 23 dicembre 2023

La parentesi

Le notizie che arrivano sono sempre le stesse.

Droni, razzi, nuove guerre che si aggiungono alle vecchie, ostaggi, torture, esplosioni, bombe, persone uccise da persone che dovrebbero amarle, crisi economiche, calamità climatiche, inquinamento, malattie, crisi personali, sofferenze di ogni tipo e possiamo continuare, con o senza l’ausilio di giornali e tv.

Come facciamo a resistere ancora a tutto questo?

Ma il mondo va, non si ferma. Poi arriva Natale. 

Aperta parentesi.

La gente, già durante l’attesa, comincia a cambiare. Si avverte un’aria diversa, un’atmosfera diversa.

Anche le persone sembrano diverse: più buone, più disponibili, più altruiste, bendisposte verso il prossimo.

In tanti dicono che questo periodo è magico, ma di magico non c’è niente. Le persone si incontrano, si ritrovano, si abbracciano, si salutano, sorridono. Già, sorridono.

E stanno bene, anche con quelli con in quali solitamente i rapporti scricchiolano un po’.

Il mondo va, non si ferma, ma le persone cambiano per un po’.

È come se raccogliessero un invito che viene rivolto dall’alto, per fare ricordare che noi siamo stati creati per questo, per vivere in pace, per vivere bene. Qui, insieme.

Chi ci ha creato ha riposto in noi una grande fiducia, che noi abbiamo largamente tradito.

Tuttavia mi sembra di sentire le parole:

«Giovini, avete capito quali erano le mie intenzioni? Potreste essere sempre così. Non è poi così difficile. Guardatevi. Non è più bello così? Anche a voi piace di più. Sono molto belle le luci che ogni anno tirate fuori per fare festa, ma ricordatevi che ognuno di voi ne ha una dentro di cui può disporre in ogni momento. Avete riscoperto il gusto di salutarvi, la bellezza di un abbraccio, il calore di una ritrovata stretta di mano. Guardate come siete sorridenti. Non sarebbe bello far durate di più quel sorriso? Approfittiamone, dai, facciamoci un selfie. Scatti tu questa foto? Come dici? Non mi vedi? 

Sono al centro! 

Siete pronti? Tre, due uno: scatta! Vediamo: wow, è venuta proprio bene!»

Chiusa parentesi.

 

Droni, razzi, nuove guerre che si aggiungono alle vecchie, ostaggi, torture, esplosioni, bombe, persone uccise da persone che dovrebbero amarle, crisi economiche, calamità climatiche, inquinamento, malattie, crisi personali, sofferenze di ogni tipo e possiamo continuare, con o senza l’ausilio di giornali e tv.

Come facciamo a resistere ancora a tutto questo?

Ma il mondo va, non si ferma.

Eppure in tanti ogni anno, credenti e non, continuiamo ad aspettare il Natale con rinnovata speranza perché, in fondo al nostro cuore, vorremmo che Natale non finisse mai.

                                              

♪♫ Oh why can't every day be like Christmas

Why can't that feeling go on endlessly

For if every day could be just like Christmas

What a wonderful world this would be. ♫ ♪

domenica 15 ottobre 2023

Words in progress

Romanzo in corso


Spesso diciamo di conoscerci per il solo fatto di aver condotto vite convergenti per un periodo della nostra esistenza.

Amici e persone legate da sentimenti profondi, possono dire di conoscersi veramente?

E noi? Se ci guardassimo in uno specchio che riflette la nostra vera anima, cosa vedremmo? Un volto o una maschera?

Una storia dove il tempo gioca un ruolo importante: può capovolgere le nostre convinzioni, ma può riservare anche delle sorprese.

martedì 30 maggio 2023

Greco? A che cosa ti serve?

Questa è stata la domanda che mi ha rivolto mia suocera quando ho informato la famiglia che avrei partecipato ad un corso di approccio al Greco.

In realtà la domanda è stata leggermente diversa, questione di sfumature, perché mia suocera dall’alto dei suoi novantacinque anni, me l’ha rivolta in quel dialetto amatriciano che ancora alberga dentro di lei: «A Robbe’, ma a che te serve?».

Forse lei, con quella domanda, intendeva tutelarmi, pensando che andavo ad aggiungere qualcos'altro alle tante cose che già devono essere condotte al termine della giornata.

I più avrebbero risposto: «A niente», guardando all’aspetto pratico.

Io invece risposi: «Per mio arricchimento».

Non si può misurare tutto sulla base di un tornaconto: faccio questo perché mi serve a quest’altro.

I doveri nella vita sono già molti, per cui lasciamo un po’ di spazio anche ad altro, ad una curiosità che invita a conoscere qualcosa di nuovo, ad una passione che stimola ad alimentare un sogno, ad una coppia di neuroni che desidera continuare a danzare in una balera che sembra sempre più stretta, a tutto quello che aiuta a rendere la quotidianità più bella, più leggera, più godibile, più vivibile.

La felicità, forse, è una meta irraggiungibile, ma perché non tentare di avvicinarla?

In questo contesto tutte le cose, anche le più piccole e apparentemente insignificanti, assumono un senso ed il loro valore diventa inestimabile.

Anche un corso di Greco, perché la curiosità che mi ha spinto a farlo mi ha fatto capire che ho ancora lo spirito di mettermi in gioco e provare qualcosa di nuovo, di esplorare qualcosa di sconosciuto fino a quel momento, lo spirito di andare avanti, ma senza perdere di vista la realtà, rimanendo con i piedi per terra, considerando ciò che è fattibile senza sacrificare oltre il lecito la famiglia, la più grande grazia che abbia ricevuto, che da sempre mi sopporta, mi supporta e mi sostiene.

Oggi, a corso terminato, alla domanda «A Robbe’, ma a che te serve?», rispondo così:

«A vivere». 

domenica 7 maggio 2023

Mamma, oggi sei diventata maggiorenne

 

Dedicato a te, mamma


Lo volli in fretta terminare.

Poco tempo ti restava,

tu non potevi più aspettare,

ma a te, prima fra tutti,

lo volevo raccontare.

 

Ti mettesti giù,

distesa sul tuo fianco

come quando ti volevi addormentare,

e ad occhi chiusi

ti accingesti ad ascoltare.

 

Per un’ora, forse più,

io rimasi lì a parlare:

sembravi una bambina

cui si racconta una novella

per render la notte un po’ più bella.

 

Per una volta io ero tuo padre,

e tu mia figlia.

 

Quando infine terminai,

sorridesti,

e io a te mi avvicinai.

Ignorando il tuo dolore

 mi facesti un complimento

che ora porto nel mio cuore,

stella dentro il firmamento.

 

Adesso te ne sei andata,

dal tuo male liberata,

da quella infima prigione

ultima tua tribolazione.

 

E con il ricordo

di quell’ultimo sorriso

io ora prego:

 vola mamma, vai!

Ti accolga il Paradiso.

 

Quel 7 maggio la tua mano si spense nella mia.

Sono passati diciotto anni da quel giorno. E se anche nel mondo in cui sei la maggiore età si raggiunge al compimento del diciottesimo anno, allora oggi sei diventata maggiorenne. Forse stai già prendendo la patente o forse sei prossima al diploma, traguardi che nel nostro mondo la vita ti ha negato.

Chissà quale festa starai preparando, e chissà quanti amici avrai. Forse qualcuno che ho conosciuto anch’io è lì con te. Provo a immaginare un dialogo.

Tu che dici: «Mio figlio, nell’altro mondo, si chiama Roberto.»

E l’altro, o l’altra, che ti risponde: «Ma quel Roberto lì? È tuo figlio? Ma sai che lo conosco.»

È bello pensarti a discorrere piacevolmente insieme ad altre persone a cui ho voluto bene, e tu che apprendi che tipo di persona sono diventato, che tua nipote è una donna, che il babbo cammina con il bastone, che i miei capelli sono pochi e bianchi.

Ma tu sai già tutto perché i tuoi occhi… sentono.

Oggi porto gli occhiali, mamma, per vederci meglio, ma con te non mi servono: tu sei sempre bella.

venerdì 7 aprile 2023

Prendiamo spunto dalla Pasqua

Questa strana primavera sembra prendersi gioco di noi: si annuncia, facendo annusare i suoi profumi, e subito si ritrae, facendo alcuni passi indietro verso l’inverno.

In questa stagione che si fa desiderare si avverte forte la voglia di festa.

Il mondo, negli ultimi anni, ci ha fatto capire che tutto può cambiare nel volgere di poco tempo, generando paure e incertezze che spingono a stringere i tempi, a fare quello che, in altri periodi, probabilmente avremmo fatto ugualmente ma con più calma.

Mai come adesso si avverte il senso dell’urgenza, che induce a consumare immediatamente quel bene, poco o tanto che sia, che la vita ci offre, a cercare il benessere nel presente, come se un futuro non ci appartenesse.

Ma è una vera urgenza?

A differenza delle apparenze che invadono i social, dove tutto sembra un pot-pourri di foto che ritraggono una patinata felicità, la realtà spesso è diversa.

Non esistono persone prive di problemi o pensieri, piccoli o grandi, di quelli che svegliano di notte e lasciano lì, ad occhi aperti, a fissare il soffitto.

In questo clima, strano sotto i vari aspetti, la Pasqua si avvicina.

È un giorno di festa importante, quello che dà il senso alla fede cristiana. In ogni caso è un giorno segnato di rosso sul calendario.

Ma non per tutti è Pasqua e non per tutti è festa: per chi non crede, per chi litiga sempre con la vita per motivi che rendono impossibile o difficile la quotidianità, per chi non trova pace con se stesso.

E allora che senso dare a questo giorno affinché non sia come gli altri e ci sia motivo di festeggiare, perché non sia soltanto un momento in cui si mangiano colombe e uova di cioccolato?

Proviamo a renderlo speciale, proviamo a renderlo quel che significa, cioè un passaggio, che sia lo spunto per andare oltre a quello che vediamo e a quello che sentiamo, oltre a quello che ci rattrista o che ci procura dolore, oltre alla sofferenza, oltre a tutto ciò che alberga dentro di noi e non ci rende sereni.

Proviamo a pensare che possa rappresentare proprio una rinascita, una nuova vita, che sia come le uova che dentro hanno qualcosa di bello che possa sorprenderci, che sia come quelle colombe che portano pace e amore.

Amore, la parola chiave di tutto.

Proviamo a credere che i nostri sogni possano realizzarsi, proviamo a credere che tutto ciò che ci offende nel corpo e nell’anima possa tramutarsi in qualcosa che ci sostenga nel corpo e ci accarezzi l’anima.

Non è facile, come non è facile credere nella risurrezione.

Eppure qualcuno ce l’ha fatta, insegnandoci che nonostante le sofferenze qualcosa di meglio è possibile.

Allora proviamoci, proviamo a credere nella speranza, e che sia una vera Pasqua!

domenica 19 febbraio 2023

La nostalgia

In questo periodo sto portando avanti due letture: una a sfondo teologico, l'altra è un romanzo a fumetti.

Quest'ultimo è, per me, una gradita sorpresa, non mi aspettavo tanta profondità.

Leggendo mi sono imbattuto in questa frase:



La nostalgia è dare valore all'istante in cui questo qui e ora è stato seminato nella nostra vita.


Da "Non stancarti di andare" 

Teresa Radice - Stefano Turconi 

Bao Publishing


venerdì 27 gennaio 2023

Io non voglio dimenticare

- Babbo, hai letto quell'articolo sul giornale riguardante i mezzi pubblici?

- Quale?

- Quello in cui si dice che vogliono riservare i posti alle persone in base...

- Ah, quello! Mettiti seduta che ti racconto io una storia. Quando avevo la tua età, forse un po' meno, entravo spesso in camera di mia nonna. Non so perché, ma quella camera mi affascinava. Forse per quei suoi mobili antichi, per quei letti alti con grandi pomi di metallo nero e per quel lettino sul quale dovevo saltare per poter andarci a dormire quando rimanevo dai nonni. Mio nonno dormiva ancora con la papalina, mia nonna con enormi sottane. Io, con il mio pigiamino con gli orsacchiotti sembravo un quadretto naif. Il comò in particolare attirava la mia attenzione: alto con quattro cassetti, forse cinque, e uno specchio di quelli che, se ti volevi riflettere, dovevi muovere la faccia per rincorrere la tua immagine. Incastrata nella cornice c'era una cartolina che rappresentava una nave, enorme, che solcava il mare azzurro. Non sapevo ancora leggere e dovevo limitarmi a guardare la foto raffigurata, perché ciò che era scritto sul retro non potevo capirlo. Allora domandai alla nonna:

- Nonna, perché hai quella cartolina, chi te l'ha spedita?

- Quella l'ha spedita lo zio Nello quando è andato in Argentina.

- In Argentina? - domandai stupito. Ecco perché non avevo mai conosciuto quello zio che avevo visto solo in qualche foto che lo ritraevano giovane.

- Sì, e quella è la nave con cui è andato dall'altra parte del mondo.

Nel frattempo aveva tirato fuori alcune foto che ritraevano lo zio Nello con i capelli bianchi, pochi, pettinati all'indietro.

- Con quella nave? E quando torna?

- Per tornare dall'Argentina ci vogliono molti soldi. Probabilmente non...

Si portò la mano alla bocca, poi agli occhi, infine si schiarì la voce per continuare.

- Probabilmente non tornerà più.

Lo sapevo. Le passai il mio fazzolettino tutto stropicciato, che tirai fuori dalla piccola tasca dei miei pantaloni corti. Lei lo prese, mi sorrise e si asciugò gli occhi. In silenzio le passai la mia mano sulla spalla per farle una carezza, un gesto di incoraggiamento. Poi proseguì:

- Presto una sua amica verrà a trovarci. Ho ricevuto una lettera. Dovrebbe arrivare prima della fine dell'anno.

Arrivò a primavera dell'anno successivo. Scese da un taxi bianco e mia nonna la accolse con grande affetto in casa sua. Si misero a parlare davanti al caminetto spento, mia nonna mi invitò ad andare fuori a giocare con mio cugino, ma io rimasi nascosto dietro la porta, perché volevo sapere qualcosa dello zio Nello.

Le sentivo parlare, ma non capivo tutte le parole. Ad un certo punto, però, sentii mia nonna piangere e l'amica dello zio Nello dire:

- Ecco, questo è il cimitero dove è stato sepolto, vicino a Buenos Aires.