sabato 27 novembre 2010

Quattro passi... con Ben - Ventesima puntata

La mattina successiva mi alzai, presi la mia bicicletta ed andai al Pacini.
Mi recai in segreteria, e lì incontrai la professoressa Bellandi.
“Ecco Roberto. Ciao, come stai? E le vacanze?” mi salutò.
“Bene, grazie. Ma, professoressa, che cosa succede?” domandai.
Mi spiegò la cosa ed aggiunse, rispetto a quel che già avevo saputo dalla telefonata del giorno precedente: “Dobbiamo formare due gruppi equilibrati. Uno andrà in seconda “B” ed uno in seconda “E”. Tu e Sabrina sarete, se così possiamo dire, i due capo-gruppo.”
Non feci in tempo a replicare che subito lei, come se mi avesse letto nel pensiero, aggiunse:
“So quello che pensi, dispiace anche a me, ma non ci sono alternative.”
“Vedremo. Aspettiamo che arrivi Sabrina e poi ne riparliamo in riunione” dissi in tono di sfida, con l’atteggiamento di chi non accetta un ruolo passivo nei confronti di un’ingiustizia stabilita a tavolino.
“Non ci sarà Sabrina. È all’Elba e non è potuta rientrare in tempo. Ci sarà sua madre.” E mentre mi rispondeva in questo modo, mi mise una mano sulla spalla, come se volesse consolarmi.
Fu una mazzata tremenda. Gli unici a sapere che non sarebbero andati nella stessa classe eravamo io e lei. Ed in qualche modo avremmo dovuto scegliere i futuri compagni di classe. Sarebbe stato difficile.
Nel frattempo erano arrivati anche altri compagni e la riunione iniziò.
La professoressa iniziò salutandoci e rammaricandosi per il fatto che solo pochi erano stati rintracciati e ancora meno si erano presentati.
Ricordo solo pochi volti di quelli presenti: la madre di Sabrina, Elena, Maria Grazia, Sandra, Paola, Riccardo. Ero come in trance a causa della rabbia che avevo dentro.
Appoggiati a quel tavolo enorme ascoltavamo la parole della professoressa mentre illustrava le ragioni di questa divisione.
Il criterio di scelta sarebbe stato quello di formare due gruppi omogenei sotto il profilo del rendimento e, possibilmente, mantenere uniti coloro che da tanti anni erano insieme.
Non andò proprio in questo modo. Infatti la madre di Sabrina fece di tutto (o per lo meno questo sembrò a me) per imporre alcuni compagni nel gruppo di sua figlia, soprattutto in riferimento ai figli della così detta Pistoia Bene. E così ottenne che figli o figlie di dottori e vivaisti, oltre naturalmente ai compagni suggeriti da Sabrina stessa, finissero nel suo gruppo. Elena e Maria Grazia, con le quali eravamo insieme dalle elementari, finirono nel gruppo di Sabrina.
Con me vennero Riccardo, Sandra e Paola, che erano contentissime, Gianluca, Gigi, Giacomo ed il Moro.
Ricordo ancora il volto triste di Elena, lì ferma al mio fianco, con le mani che tenevano il mio braccio, come in un ultimo tentativo di aggrapparsi per restare in classe insieme a me. Mi tornò in mente il suo volto del giorno in cui le avevamo rovinato la festa a casa sua. Aveva la stessa espressione di tristezza e delusione.
Il destino di quell’anno era stato deciso, senza che io avessi potuto fare niente di diverso. Avevo subito quella situazione senza poter decidere una virgola; tutto sembrava stabilito già da prima. Ogni mio desiderio, ogni mia opinione o richiesta non fu presa in considerazione. Anzi no, solo una: Riccardo rimase con me (“Siamo insieme fin dai tempi dell’asilo!”).
Ma il fatto di voler rimanere ancora insieme, forse, fu soltanto frutto dell'abitudine.

2 commenti:

  1. Caro Ben,
    lascio qui una riflessione-invito che si riferisce ad alcune pagine fa (un paio di passi indietro, forse) del tuo racconto.
    Ti riusciva e ti riesce difficile "aprirti" con gli altri e questo ti faceva (e ti fa?) apparire freddo.
    Sei encomiabile per la tua predisposizione all'ascolto (chi ascolta, oggi?), ma ognuno di noi ha anche bisogno di essere ascoltato, qualche volta.
    Un saluto affettuoso

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  2. Ci sono cose che hanno bisogno di tempo e anche i muri, prima di cadere, ne impiegano tanto.
    Uno dei primi mattoni cadde proprio quando cominciai a scrivere quelle righe, e non a caso, quando mi è stato chiesto, ho risposto che il libro a cui tenevo di più non era l'ultimo uscito, come si poteva immaginare, ma il primo.
    Altri ne stanno cadendo e altri cadranno, ne sono certo.
    Grazie Ines.
    Buonanotte.

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