domenica 5 dicembre 2010

Quattro passi... con Ben - Ventunesima puntata

Ero in seconda “B”.
Cominciai a cercarla, poi la trovai: era molto lontana dall’ingresso della scuola.
Entrai in aula, i banchi erano disposti in modo molto originale in confronto a quello che ero abituato a vedere: tre file orizzontali, separate in mezzo da un piccolo corridoio, giusto solo per passarci. Mi sedetti alla sinistra, quasi al centro. Rimanevano due posti alla mia sinistra, dalla parte della finestra, ed uno alla mia destra, dalla parte del piccolo corridoio. Il resto era tutto sulla destra, dal lato dell’entrata. La cattedra era frontale. Una fila davanti a me, una dietro.
Riccardo sedette alla mia destra. Alla sinistra arrivarono Martina e Cristina. Davanti avevo Stefano e Lorenzo. Dietro c’erano Vincenzo e un altro ragazzo di nome Roberto. Sandra e Paola erano lontane, troppo lontane, accanto avevano Mirella e Rita, Davanti a loro c’era Patrizia, con la quale erano andate a scuola insieme alle elementari ed un’altra ragazza, Patrizia anche lei di nome, che aveva l’aspetto di un maschietto, per quel suo modo di vestirsi.
Mi ritrovai in mezzo a compagni tutti nuovi quindi, e per me, timido ed introverso, non era certo la cosa più facile da affrontare. Sarebbe stato meglio avere vicino qualcuno che già conoscevo. Ormai era andata così. I professori erano tutti nuovi.
Notai subito una notevole allegria, sia nei compagni, sia nei professori. Quella classe mi piaceva, sembrava molto più unita rispetto alla prima ed in poco tempo riuscii ad inserirmi a meraviglia. Mi sentivo come se ci fossi sempre stato, i nuovi compagni mi accolsero favorevolmente e ben presto diventai punto di riferimento per la classe.
Ogni tanto sentivo una fitta al cuore, per l’assenza di Sabrina, ma considerato che quando ci incontravamo fuori dalla scuola non sembrava così contenta di vedermi, per lo meno non tanto quanto lo ero io, finii col convincermi che era meglio non sprecare ulteriore tempo dietro a lei e, mio malgrado, decisi di guardare avanti e non in dietro, di dimenticarmi quello che avevo provato per lei, tristemente non ricambiato.
Adesso c’era un mucchio di ragazzi nuovi da conoscere, che sembravano molto simpatici.

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