“ Il silenzio è lo sposo invisibile della parola, il suo fondamento implicito e impronunciabile che le profonde densità. Dal silenzio sorge la parola interiore”. La vita dice se stessa tramite gli eventi di per se muti, silenziosi. La parola, in un lampo, in un invisibile congiungersi li racconta li rende condivisibili epici lirici tragici. Li rende li defenestra li espone.
Se ci pensiamo bene, c'è del vero in quel concetto. Spesso anche noi abbiamo bisogno di ritirarci, in silenzio, per pensare, per riflettere, per pregare, prima di far evolvere quel silenzio in parole o azioni.
Ma al silenzio si possono attribuire molti significati.
Buongiorno a tutti. I significati del silenzio, caro Ben? Vedo che ti piace "stuzzicarmi" ... Ci sto. Lascia che sbrighi alcuni impegni, poi ne riparleremo. Preparati all'inondazione: ne ho dire, sui silenzi! :-) A presto (spero).
Eccomi. Speravate che avessi dimenticato, eh? Sebbene possa non sembrare così, adoro il silenzio: quello "inevitabile" delle prime ore del mattino e dei minuti che precedono l'addormentarmi di sera; quello cercato, desiderato e raggiunto per ritrovare me stessa, per riflettere, per fare il punto delle situazioni che vivo, dei rapporti che ho. Spesso questi silenzi sono momenti, per me, di profonda (spero) analisi interiore: mi guardo da fuori e mi giudico. Giudico i miei comportamenti, i miei pensieri, le mie reazioni ... I silenzi che non amo sono quelli che mi feriscono, sia se sono i miei silenzi, voluti e raggiunti da me, come risposta a un dispiacere o a un'amarezza; sia - e mi feriscono ancor di più - se sono i silenzi degli altri, dove "gli altri" sono le persone che amo.
Proprio perché li amo - nel senso più ampio del termine - mi feriscono: non li capisco e non li giustifico, a meno che quella persona non mi abbia permesso di comprendere il suo silenzio. Se io ho bisogno di un'ora, di un giorno, di una settimana (per assurdo) di silenzio spiego alle persone che amo che ho bisogno di quel silenzio e, poiché le amo, spiego anche il motivo di quel mio bisogno, scendendo più o meno nei dettagli, dipende. Questa la considero una forma di rispetto da cui non posso esimermi. Per questo non capisco e non giustifico il silenzio delle persone che amo e lo considero una mancanza di rispetto se il silenzio cala senza alcun evidente (e valido) motivo.
I lunghi silenzi, quando restano incompresi, minano anche i migliori rapporti, perché lasciano il senso di una incompiutezza che - per il mio modo di "sentire", mio e opinabile, ma degno dell'altrui rispetto - crea profonde lacerazioni, non sempre sanabili.
Cos'è una preghiera, intesa come uno di quei momenti di raccoglimento spirituale e dunque di silenzio? E' una serie di parole che dobbiamo aver meritato. Mi torna in mente il più toccante passo di "Se questo è un uomo"... "Se io fossi Dio sputerei a terra la sua preghiera." La preghiera può essere anche un sorriso, una parola gentile, un segno di affetto sentito. E può essere una delle tante preghiere che i credenti recitano. Mi permetto di chiedermi e di chiedervi: ha senso un momento di silenzio per raccogliersi in preghiera se abbiamo ferito qualcuno? Grazie per l'attenzione, caro Ben. Un caro saluto. :-)
Ciao Ines, mi è capitato varie volte di inserire il silenzio in ciò che ho scritto. In un libro, citando una frase di un Grande, il silenzio era il luogo in cui i sogni vengono nascosti; in un altro simbolo di un difficle rapporto fra persone. A volte parla o, addiritttura, fa rumore.
Riguardo alla tua domanda: può avere un senso, se in quella preghiera c'è il desiderio di non ferire mai più.
Buongiorno, caro Ben. Concludo, questa volta brevemente, il mio intervento sul silenzio. Ognuno di noi dovrebbe cercare e gustare i propri momenti di silenzio, se è di quelli che ha bisogno. Ma quando quei silenzi - seppur degni di rispetto - diventano una mancanza di rispetto per coloro che ci circondano e si presume che amiamo perdono il valore di arricchimento che potrebbero contenere. E, a mio avviso, non c'è preghiera che redima la colpa di chi ha volontariamente ferito (per questo portavo come esempio una frase di Primo Levi): cancellare una colpa con una preghiera è talvolta un modo per mettere a posto la propria coscienza, non sempre - purtroppo - corrisponde alla presa di coscienza di un errore e al pentimento. I nostri silenzi possono avere mille e più significati, ma perdono ogni significato se restano incompresi alle persone che amiamo e che ci amano. Offendono, feriscono ed elevano barriere insormontabili. Buona giornata.
Scusate ma ho la sensazione che qualcuno sia partito per la tangente. Il Padrone di Casa ha offerto come piatto forte della tavolata rotonda, nel senso di circuitazione della parola per fornire arricchimenti ed approfondimenti INTERSEZIONE_CONNUBIO DI SILENZIO E PAROLA… “ Il silenzio come fondamento della parola “. Quindi di silenzio e della sua rappresentazione o “racconto” o della parola che preme per dargli senso compiuto. Gesti, atteggiamenti, reazioni, impulsi, slanci, abbandoni, carezze, violenze,riflessioni, meditazioni, preghiere ecc…sono in se muti. Il protagonista o lo scrittore li fa emergere con la parola sonora o scritta che rappresenti il “ pathos “, la liricità, la banalità o la quotidianità dell’ evento. Pensiamo soprattutto alla POESIA in cui la “sonorità” della parola è fondamentale e proprio nulla neutra. In questa rotazione di considerazioni quando la penna, simile ad un bastone che traccia sulla sabbia una O giottiana, passa in mano ad Ines, la penna_bastone parte per la tangente inseguendo ….IL SILENZIO….. Certo una libera associazione: interessante, sentita, apprezzata. Però…..di libera associazione in…..libera associazione ……IL SILENZIO D’ORDINANZA……I NOSTRI GIOVANI e GENEROSI MILITARI CADUTI IN AFGHANISTAN …….QUAL’E’ IL VERO MOTIVO DELLA NOSTRA PRESENZA IN QUELLA TERRA…….E’ CONFESSABILE o INDECENTE ? Insomma: prendere per la tangente è un lusso ! :-)……ma non chiude il cerchio :-) “ NESSUNO ! “ Ho risposto in anteprima alla domanda che leggevo sulle vostre labbra “ MA CHI L’HA DETTO CHE VOLEVAMO CHIUDERE IL CERCHIO ?! “ Appunto: NESSUNO ! ------- Anche questa una tangente ? Ma NO, rotondisti, Un cucchiaio alla TOTTi :-)
Io credo che ogni mancanza di rispetto sia da evitare, con o senza silenzio, con o senza parole: non sarà mai un arricchimento, caso mai, sempre un impoverimento.
Una preghiera non è uno strumento per autoassolversi. Chi lo pensa, probabilmente una coscienza non ce l'ha. Mi balena per la testa l'immagine di quei malviventi che tengono in casa la statua della Madonna o la Bibbia nel cassetto: una farsa, una menzogna detta a se stessi. Se si è convinti, allora quella preghiera può essere la richiesta di un aiuto, per trovare la forza di un ferire più e, soprattutto, di non ferire più con il proposito di farlo. Allora in questo caso la coscienza ci ha fatto capire che un errore c'è stato e c'è l'intenzione di riparare al danno fatto. Il silenzio, quando crea barriere, è una delle peggiori cose che ci sia e spesso, con il tempo che passa, si finisce per abituarsi ad una determinata situazione, perdendo la fiducia e la convinzione che, invece, si possa invertire la tendenza.
"Eppure ti sarebbe bastato così poco. In fondo erano solo parole. Ma cosa ci voleva a dirle?" dice un mio personaggio. Già, cosa ci vuole? Ci vuole quello che non abbiamo: coraggio? umiltà? capacità di perdonare? accantonare l'orgoglio? E chi più ne ha, ne metta.
Io l'ho provato quel tipo di silenzio, e solo dopo aver conosciuto problemi più gravi, mi sono accorto di quanto fosse stupido il suo motivo.
Ciao ben, non sai che piacere mi ha fatto trovare stasera queste pagine e ripercorrere con te il periodo della scuola che abbiamo per gran parte percorso insieme. Ma come fai a ricodare tanti particolari? Mi hai fatto rivivere l'emozione della gita a firenze......
Alessandra! Il piacere è mio! Questo è un momento di quelli da pelle d'oca. Quando ho letto il nome ho fatto mente locale per vedere quante persone di nome Alessandra conosco, e solo una poteva aver condiviso con me la gita di Firenze e gran parte della vita scolastica che ho fin qui ricordato.
Mamma mia, devo riprendermi! Ti ringrazio veramente di avermi fatto visita e spero che tu possa continuare a farlo.
Come faccio a ricordare tanti particolari? Nel 2003 mi misi in testa di scrivere qualche episodio della mia vita, episodi che erano rimasti nella mia mente, a prescindere dalla loro importanza. Ne venne fuori un libriccino, Quattro passi, che dedicai a mia figlia. Ne feci alcune decine di copie e le regalai a qualcuno di quelli che avevano vissuto insieme a me quegli episodi. A distanza di anni, sto rimettendo online, parte di quel libro.
Ma sapete, e qui mi rivolgo a tutti i "rifugiati", qual è la cosa buffa? Dopo averli scritti ho cominciato a perdere la memoria di quegli episodi, come la memoria di un hard disk che viene salvato altrove per rifare un po' di spazio.
Così, adesso, per me è diventato anche un piacevole ripasso.
Ciao Alessandra e ciao Ben! Deve essere molto, molto bello che vi siate ritrovati qui, nel Rifugio, dopo molti anni immagino. Ma sapete che mi sono emozionata per voi? Ecco, Ben, quando dicevamo: "sono proprio contenta per te" ... e chiudo qui. Bello, proprio bello! Un salutone e buona domenica! :-)
A dire la verità gli ultimi due tuoi libri li avevo letti perché casualmente li avevo notati in edicola al nespolo comprando il quotidiano. Dopo il matrimonio mi sono allontanata per un paio di anni ma poi sono tornata ad abitare al "poeta" nella casa dei nonni, la stessa casa dove è nato il nostro amico andrea. La nostra infanzia ruotava tutta in un kilometro quadrato tra stradine,campi, pista di pattinaggio:ci conoscevamo tutti. Oggi invece molti bambini della zona, mio compreso, vanno a scuola in centro, hanno amici sparsi per la città e si è perso il legame con il territorio che invece noi avevamo. Continuerò sicuramente a leggere le puntate che pubblicherai. alessandra c.
Alessandra, hai citato posti che mi sono rimasti nel cuore, perchè anch'io, nonostante lavori molto vicino al Nespolo e mio padre viva ancora lì, ho perso il legame con quel territorio, avendo varcato il confine della provincia.
E' bello sapere anche che un libro possa essere stato un punto di un nuovo contatto, in qualche modo un incontro. Lo dicevo proprio verso la fine di Quattro passi. Lì mi rammaricavo di aver perso per strada contatti con tante persone che invece avrei voluto continuare a vedere nel tempo. "Ma non è detta l'ultima parola. E se questo mio libro contribuisse in qualche modo a questo scopo, allora sarebbe valsa veramente la pena di scriverlo."
A distanza di tempo, posso dire che è veramente valsa la pena di scriverlo.
“ Il silenzio è lo sposo invisibile della parola, il suo fondamento implicito e impronunciabile che le profonde densità. Dal silenzio sorge la parola interiore”.
RispondiEliminaLa vita dice se stessa tramite gli eventi di per se muti, silenziosi. La parola, in un lampo, in un invisibile congiungersi li racconta li rende condivisibili epici lirici tragici. Li rende li defenestra li espone.
Se ci pensiamo bene, c'è del vero in quel concetto. Spesso anche noi abbiamo bisogno di ritirarci, in silenzio, per pensare, per riflettere, per pregare, prima di far evolvere quel silenzio in parole o azioni.
RispondiEliminaMa al silenzio si possono attribuire molti significati.
Buongiorno a tutti.
RispondiEliminaI significati del silenzio, caro Ben?
Vedo che ti piace "stuzzicarmi" ...
Ci sto.
Lascia che sbrighi alcuni impegni, poi ne riparleremo.
Preparati all'inondazione: ne ho dire, sui silenzi! :-)
A presto (spero).
Protezione civile allertata, salvagente a portata di mano: puoi andare!
RispondiEliminaEccomi. Speravate che avessi dimenticato, eh?
RispondiEliminaSebbene possa non sembrare così, adoro il silenzio: quello "inevitabile" delle prime ore del mattino e dei minuti che precedono l'addormentarmi di sera; quello cercato, desiderato e raggiunto per ritrovare me stessa, per riflettere, per fare il punto delle situazioni che vivo, dei rapporti che ho.
Spesso questi silenzi sono momenti, per me, di profonda (spero) analisi interiore: mi guardo da fuori e mi giudico. Giudico i miei comportamenti, i miei pensieri, le mie reazioni ...
I silenzi che non amo sono quelli che mi feriscono, sia se sono i miei silenzi, voluti e raggiunti da me, come risposta a un dispiacere o a un'amarezza; sia - e mi feriscono ancor di più - se sono i silenzi degli altri, dove "gli altri" sono le persone che amo.
Proprio perché li amo - nel senso più ampio del termine - mi feriscono: non li capisco e non li giustifico, a meno che quella persona non mi abbia permesso di comprendere il suo silenzio.
RispondiEliminaSe io ho bisogno di un'ora, di un giorno, di una settimana (per assurdo) di silenzio spiego alle persone che amo che ho bisogno di quel silenzio e, poiché le amo, spiego anche il motivo di quel mio bisogno, scendendo più o meno nei dettagli, dipende.
Questa la considero una forma di rispetto da cui non posso esimermi.
Per questo non capisco e non giustifico il silenzio delle persone che amo e lo considero una mancanza di rispetto se il silenzio cala senza alcun evidente (e valido) motivo.
I lunghi silenzi, quando restano incompresi, minano anche i migliori rapporti, perché lasciano il senso di una incompiutezza che - per il mio modo di "sentire", mio e opinabile, ma degno dell'altrui rispetto - crea profonde lacerazioni, non sempre sanabili.
RispondiEliminaCos'è una preghiera, intesa come uno di quei momenti di raccoglimento spirituale e dunque di silenzio?
E' una serie di parole che dobbiamo aver meritato. Mi torna in mente il più toccante passo di "Se questo è un uomo"...
"Se io fossi Dio sputerei a terra la sua preghiera."
La preghiera può essere anche un sorriso, una parola gentile, un segno di affetto sentito. E può essere una delle tante preghiere che i credenti recitano.
Mi permetto di chiedermi e di chiedervi: ha senso un momento di silenzio per raccogliersi in preghiera se abbiamo ferito qualcuno?
Grazie per l'attenzione, caro Ben.
Un caro saluto. :-)
Ciao Ines,
RispondiEliminami è capitato varie volte di inserire il silenzio in ciò che ho scritto. In un libro, citando una frase di un Grande, il silenzio era il luogo in cui i sogni vengono nascosti; in un altro simbolo di un difficle rapporto fra persone.
A volte parla o, addiritttura, fa rumore.
Riguardo alla tua domanda:
può avere un senso, se in quella preghiera c'è il desiderio di non ferire mai più.
Buongiorno, caro Ben.
RispondiEliminaConcludo, questa volta brevemente, il mio intervento sul silenzio.
Ognuno di noi dovrebbe cercare e gustare i propri momenti di silenzio, se è di quelli che ha bisogno.
Ma quando quei silenzi - seppur degni di rispetto - diventano una mancanza di rispetto per coloro che ci circondano e si presume che amiamo perdono il valore di arricchimento che potrebbero contenere.
E, a mio avviso, non c'è preghiera che redima la colpa di chi ha volontariamente ferito (per questo portavo come esempio una frase di Primo Levi): cancellare una colpa con una preghiera è talvolta un modo per mettere a posto la propria coscienza, non sempre - purtroppo - corrisponde alla presa di coscienza di un errore e al pentimento.
I nostri silenzi possono avere mille e più significati, ma perdono ogni significato se restano incompresi alle persone che amiamo e che ci amano. Offendono, feriscono ed elevano barriere insormontabili.
Buona giornata.
Ines, che questioni interessanti hai sollevato! Io tornerò a tarda sera o domani, ma tornerò.
RispondiEliminaNel frattempo spero che qualcuno si inserisca.
Scusate ma ho la sensazione che qualcuno sia partito per la tangente.
RispondiEliminaIl Padrone di Casa ha offerto come piatto forte della tavolata rotonda, nel senso di circuitazione della parola per fornire arricchimenti ed approfondimenti
INTERSEZIONE_CONNUBIO DI SILENZIO E PAROLA…
“ Il silenzio come fondamento della parola “.
Quindi di silenzio e della sua rappresentazione o “racconto” o della parola che preme per dargli senso compiuto.
Gesti, atteggiamenti, reazioni, impulsi, slanci, abbandoni, carezze, violenze,riflessioni, meditazioni, preghiere ecc…sono in se muti. Il protagonista o lo scrittore li fa emergere con la parola sonora o scritta che rappresenti il “ pathos “, la liricità, la banalità o la quotidianità dell’ evento.
Pensiamo soprattutto alla POESIA in cui la “sonorità” della parola è fondamentale e proprio nulla neutra.
In questa rotazione di considerazioni quando la penna, simile ad un bastone che traccia sulla sabbia una O giottiana, passa in mano ad Ines, la penna_bastone parte per la tangente inseguendo ….IL SILENZIO…..
Certo una libera associazione: interessante, sentita, apprezzata.
Però…..di libera associazione in…..libera associazione ……IL SILENZIO D’ORDINANZA……I NOSTRI GIOVANI e GENEROSI MILITARI CADUTI IN AFGHANISTAN …….QUAL’E’ IL VERO MOTIVO DELLA NOSTRA PRESENZA IN QUELLA TERRA…….E’ CONFESSABILE o INDECENTE ?
Insomma: prendere per la tangente è un lusso ! :-)……ma non chiude il cerchio :-)
“ NESSUNO ! “
Ho risposto in anteprima alla domanda che leggevo sulle vostre labbra
“ MA CHI L’HA DETTO CHE VOLEVAMO CHIUDERE IL CERCHIO ?! “
Appunto: NESSUNO !
-------
Anche questa una tangente ? Ma NO, rotondisti, Un cucchiaio alla TOTTi :-)
Ovvia, rompiamo il silenzio!
RispondiEliminaIo credo che ogni mancanza di rispetto sia da evitare, con o senza silenzio, con o senza parole: non sarà mai un arricchimento, caso mai, sempre un impoverimento.
Una preghiera non è uno strumento per autoassolversi. Chi lo pensa, probabilmente una coscienza non ce l'ha. Mi balena per la testa l'immagine di quei malviventi che tengono in casa la statua della Madonna o la Bibbia nel cassetto: una farsa, una menzogna detta a se stessi.
Se si è convinti, allora quella preghiera può essere la richiesta di un aiuto, per trovare la forza di un ferire più e, soprattutto, di non ferire più con il proposito di farlo. Allora in questo caso la coscienza ci ha fatto capire che un errore c'è stato e c'è l'intenzione di riparare al danno fatto.
Il silenzio, quando crea barriere, è una delle peggiori cose che ci sia e spesso, con il tempo che passa, si finisce per abituarsi ad una determinata situazione, perdendo la fiducia e la convinzione che, invece, si possa invertire la tendenza.
"Eppure ti sarebbe bastato così poco. In fondo erano solo parole. Ma cosa ci voleva a dirle?" dice un mio personaggio.
Già, cosa ci vuole? Ci vuole quello che non abbiamo: coraggio? umiltà? capacità di perdonare? accantonare l'orgoglio? E chi più ne ha, ne metta.
Io l'ho provato quel tipo di silenzio, e solo dopo aver conosciuto problemi più gravi, mi sono accorto di quanto fosse stupido il suo motivo.
Altre tangenti?
Ciao Ben,
RispondiEliminanon a caso, infatti, avevo sottolineato sul libro la frase che hai citato e che trovo molto significativa.
Buona serata
Ciao ben, non sai che piacere mi ha fatto trovare stasera queste pagine e ripercorrere con te il periodo della scuola che abbiamo per gran parte percorso insieme. Ma come fai a ricodare tanti particolari? Mi hai fatto rivivere l'emozione della gita a firenze......
RispondiEliminasaluti alessadra c.
Alessandra!
RispondiEliminaIl piacere è mio! Questo è un momento di quelli da pelle d'oca.
Quando ho letto il nome ho fatto mente locale per vedere quante persone di nome Alessandra conosco, e solo una poteva aver condiviso con me la gita di Firenze e gran parte della vita scolastica che ho fin qui ricordato.
Mamma mia, devo riprendermi!
Ti ringrazio veramente di avermi fatto visita e spero che tu possa continuare a farlo.
Come faccio a ricordare tanti particolari?
Nel 2003 mi misi in testa di scrivere qualche episodio della mia vita, episodi che erano rimasti nella mia mente, a prescindere dalla loro importanza.
Ne venne fuori un libriccino, Quattro passi, che dedicai a mia figlia. Ne feci alcune decine di copie e le regalai a qualcuno di quelli che avevano vissuto insieme a me quegli episodi.
A distanza di anni, sto rimettendo online, parte di quel libro.
Ma sapete, e qui mi rivolgo a tutti i "rifugiati", qual è la cosa buffa?
Dopo averli scritti ho cominciato a perdere la memoria di quegli episodi, come la memoria di un hard disk che viene salvato altrove per rifare un po' di spazio.
Così, adesso, per me è diventato anche un piacevole ripasso.
Ciao Alessandra, torna quando vuoi.
Ciao Alessandra e ciao Ben!
RispondiEliminaDeve essere molto, molto bello che vi siate ritrovati qui, nel Rifugio, dopo molti anni immagino.
Ma sapete che mi sono emozionata per voi?
Ecco, Ben, quando dicevamo: "sono proprio contenta per te" ... e chiudo qui.
Bello, proprio bello!
Un salutone e buona domenica! :-)
A dire la verità gli ultimi due tuoi libri li avevo letti perché casualmente li avevo notati in edicola al nespolo comprando il quotidiano.
RispondiEliminaDopo il matrimonio mi sono allontanata per un paio di anni ma poi sono tornata ad abitare al "poeta" nella casa dei nonni, la stessa casa dove è nato il nostro amico andrea.
La nostra infanzia ruotava tutta in un kilometro quadrato tra stradine,campi, pista di pattinaggio:ci conoscevamo tutti. Oggi invece molti bambini della zona, mio compreso, vanno a scuola in centro, hanno amici sparsi per la città e si è perso il legame con il territorio che invece noi avevamo.
Continuerò sicuramente a leggere le puntate che pubblicherai.
alessandra c.
Già, Ines, è proprio il caso di dirlo.
RispondiEliminaAlessandra, hai citato posti che mi sono rimasti nel cuore, perchè anch'io, nonostante lavori molto vicino al Nespolo e mio padre viva ancora lì, ho perso il legame con quel territorio, avendo varcato il confine della provincia.
E' bello sapere anche che un libro possa essere stato un punto di un nuovo contatto, in qualche modo un incontro.
Lo dicevo proprio verso la fine di Quattro passi.
Lì mi rammaricavo di aver perso per strada contatti con tante persone che invece avrei voluto continuare a vedere nel tempo.
"Ma non è detta l'ultima parola. E se questo mio libro contribuisse in qualche modo a questo scopo, allora sarebbe valsa veramente la pena di scriverlo."
A distanza di tempo, posso dire che è veramente valsa la pena di scriverlo.
Grazie.