domenica 23 gennaio 2011

Quattro passi... con Ben - Ventottesima puntata

La mia vita stava per cambiare radicalmente.
L’estate che seguì la fine della seconda ragioneria fu una specie di anticamera per il mio futuro.
Di lì a poco tutto sarebbe cambiato: amicizie, studi, abitudini e, in un certo senso, anche il carattere.
Quell’estate dovevo studiare per dare l’esame di Tedesco per poter accedere al triennio per programmatori. Non avevo molta voglia di studiare d’estate, non mi era mai successo e per me fu una vera novità. Avevo preso accordi con la professoressa di lingue che avevo in seconda e in alcuni caldi pomeriggi di luglio mi recai a casa sua per studiare quella parte di programma che avrei dovuto conoscere per superare l’esame.
All’inizio di agosto andai al campeggio a Torre del Lago, da mia zia.
Anche mio fratello era in quel campeggio, ma con i suoi amici. Lui aveva finito gli studi, aveva dato l’esame di maturità e adesso si era concesso il meritato riposo andando al mare in compagnia.
Non ebbi molti contatti con quel gruppo, anzi, cercavo di stare lontano il più possibile, perché mio fratello Mauro gradiva avere la massima libertà di azione.
La differenza di età che c’era fra noi due non era molta, ma in quel periodo sembrava tanta.
Le mie giornate erano tutte uguali: la mattina andavo in spiaggia, prendevo il sole, facevo due passi lungo la riva e facevo il bagno. Alcune volte, qualcuno del gruppo di Mauro, mi diceva di andare a giocare con la palla in acqua con loro, ma io mi rifiutavo sempre, e dopo un po’ nessuno me lo chiese più.
Il pomeriggio, dopo un breve pisolino, ritornavo per alcune ore in spiaggia, ma non era un grande divertimento; da soli al mare, senza amici, era una vera noia.
Di sera uscivo dal campeggio per andare al cinema, ma spesso mi limitavo a passeggiare fino all’ora di rientrare.
Speravo di ritornare e trovare gli zii a letto, così non dovevo raccontare niente di ciò che avevo fatto, perché secondo loro un ragazzo al mare doveva divertirsi per forza, conoscere gente in qualsiasi modo, uscire e conoscere delle ragazze. E tutto questo a me non riusciva.
Non avevo il carattere di arrivare in un posto e dire: “Ciao, mi chiamo Roberto, e tu?”
Non sapevo “attaccare bottone” e di conseguenza avevo molte difficoltà a conoscere gente. Così me restavo in disparte, da solo.
Non durarono molto quelle vacanze, fortunatamente. Stetti al campeggio per pochi giorni, credo una settimana. Poi con la scusa che dovevo studiare Tedesco, me ne tornai a casa.
L’attesa per l’inizio dell’anno scolastico si faceva sempre più pressante.
Forse avevo preso troppo seriamente quella scelta, forse sentivo il peso della responsabilità di dover riuscire in ogni modo per non fare figuracce. Non avrei sopportato l’idea di dover tornare a scuola a Pistoia davanti alle prime difficoltà, come era già successo a qualche pistoiese. Sapevo che quel tipo di studi sarebbe stato duro, e via via che il primo giorno di scuola si avvicinava, la voglia di non andare a Firenze era sempre più forte.
Fu l’esame di Tedesco che mi fece riavere da quel torpore. Eravamo pochi alunni a doverlo sostenere, sette, al massimo otto. Lo superammo tutti. Non ci fu una graduatoria, non un voto. Nella lista dei risultati c’era scritto semplicemente “Esame superato”.
Parlando con quei compagni di sventura, mi resi conto che, oltre a quelli che ci ripensavano, ce ne erano anche tanti che andavano avanti. Le sezioni di quel corso erano passate da una a quattro nel giro di due anni, per cui tanti studenti cercavano di intraprendere quella strada.
Fino a quel momento avevo visto la cosa dal lato delle difficoltà che avrei potuto incontrare.
Adesso vedevo anche dal punto di vista di chi ha l’entusiasmo di mettercela tutta per andare avanti.
Me ne tornai a casa, con la speranza di trovare in terza alcuni dei compagni che avevo conosciuto durante l’esame.
Ormai ero carico. Avevo ritrovato gli stimoli, la voglia di fare bene e di farmi valere. La mia forza interiore ancora una volta non mi aveva tradito, e mi aveva dato la scossa giusta al momento giusto.
Mi gettai alle spalle i bei ricordi della seconda ragioneria e mi buttai a capo fitto in quella nuova avventura.

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