mercoledì 9 dicembre 2009

Non so cosa fare

Non so come iniziare.
Domenica scorsa ho partecipato ad una cerimonia molto triste.
Non ero interessato in maniera diretta, ma la situazione era talmente toccante che mi sono sentito subito parte in causa.
Ho provato commozione ed emozioni e ho avvertito la voglia di scriverle subito.
Poi ho atteso di ragionare a mente fredda e ho deciso di non farlo.
Adesso avrei ancora voglia di scriverle, quelle emozioni, che però corrispondono ad un dolore atroce per altri ed io ho paura di andarlo a disturbare con le mie parole.
Non so cosa fare.

7 commenti:

  1. Caro Ben, puoi scriverle e tenerle solo per te.
    Non credo che ci si debba sentire obbligati a condividere tutto, nemmeno se abitualmente si scrive per gli altri, come nel tuo caso.

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  2. Sì, potrei fare come dici tu.
    Sono veramente poche le cose che ho scritto per non farle leggere a nessuno e risalgono a molto tempo fa. Attualmente mi risulta difficile scrivere per non condividere.

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  3. Credo, Ben, che sempre - quando scriviamo di vita vissuta, di emozioni e di dolore - le nostre parole corrispondono ai sentimenti che un'altra persona ha provato oppure sta provando. Possiamo conoscerla oppure non conoscerla, ma potrà capitare che le nostre strade si incontrino, seppur solo idealmente.
    Siamo sicuri che tali parole - se dettate dal cuore - possano disturbare o ferire l'altro, colui che vive un momento di profonda fragilità interiore?
    Oppure le nostre parole (senza alcuna presunzione, per carità) potrebbero essere un modo per dare voce al silenzio che sempre accompagna i dolori atroci?
    Quale è la vostra opinione?

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  4. A volte si possono solo immaginare. Possiamo aver vissuto qualcosa di simile, possiamo comprendere, ma non possiamo mai entrare dentro la sofferenza altrui.
    Il verbo "disturbare" che ho usato sta per "non violare", non violare quel silenzio che segue i momenti più brutti, quella calma che si viene a creare quando l'altra gente torna alla vita di sempre e la solitudine si impadronisce di chi è rimasto a dover fare i conti con la vita, costringendo a far prendere coscienza di una nuova realtà.
    In questo caso, per rispondere alla tua domanda, Ines, le mie parole potrebbero dar voce alle sensazioni che io ho provato partecipando ad un dolore altrui e che con il passare dei minuti si è impossessato anche di me, ma sarebbero ben poca cosa in confronto a quelle di chi le ha provate sulla propria persona.

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  5. E' un discorso molto delicato, Ben, molto delicato, poiché personalmente non credo che "possiamo soltanto immaginare, comprendere, ma non possiamo entrare dentro la sofferenza altrui".
    Capisco cosa intendi ma perdonami: temo di non poter affrontare questo aspetto nel tuo (seppur accogliente e gradevole, ti assicuro) rifugio.
    Spero che tu non me ne voglia.
    Un saluto doppio a te e un saluto doppio a Maria, visto che nel mio precedente messaggio ho dimenticato di salutarvi.

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  6. Figurati, Ines, non preoccuparti.
    Faccio un esempio "fisico" di quello che intendevo.
    Una persona cade e si rompe un braccio. Ci dice di aver sentito un male cane. Chi non si è mai rotto un braccio immagina che si senta male, ma non sa quanto. Chi invece un braccio se lo è già rotto, ricorda il dolore che sentito e capisce quello che ha provato l'altro,ma non è in grado di conoscerne comunque l'entità, perchè subentrano altri molteplici fattori.

    A questo punto credo di aver confuso le idee proprio bene.:-)

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  7. Ciao Ines, Ciao Ben.
    Mah... non so. Ho la sensazione che il discorso non stia portando da nessuna parte. Ognuno di noi vive in modo del tutto personale le emozioni e l'empatia verso gli altri.
    La sofferenza è sempre "la nostra", sia che tentiamo di caricarci sulle spalle quella altrui, sia che la viviamo in prima persona.
    Credo che sia impossibile trasmettere a parole il dolore provato: per quanti sforzi e per quanta abilità mettiamo nella descrizione, sarà sempre solo una descrizione. Paradossalmente credo che quanto più abbiamo sofferto, soprattutto per una persona a noi molto cara, tanto meno riusciamo ad esprimerlo. Le parole suonano inappropriate e, molto spesso, inopportune e indelicate.
    Le cose veramente grandi, nel bene e nel male, sedimentano dentro di noi e solo noi siamo in grado di vederne la profondità e i contorni.
    Solo la mia opinione da aggiungere alla vostra, naturalmente.
    Vi auguro una serata leggera e senza crucci.

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