Ciao, Ben. La prima frase di Mark Twain non mi convince. E', secondo me, una questione di percezione del mondo esterno, ben diversa nel dolore rispetto alla gioia, non tanto che il dolore si possa sopportare da soli. Grandi eroi, noi uomini? Non so. Cosa pensi? Un saluto
Io l'avrei interpretata nel senso che dei dolori spesso non abbiamo voglia di parlarne e ce li teniamo per noi, quasi fossero un segreto incoffessabile. Molto più facile è condividere qualcosa che ci rallegra, che ci dà gioia, anzi, a volte non vediamo l'ora di comunicarle a qualcuno.
E' vero: la gioia porta con sé l'urgenza della condivisione. Quando siamo "felici" desideriamo rendere partecipi gli altri delle nostre emozioni. Siamo proiettati verso l'esterno e la partecipazione degli altri (parenti, amici, conoscenti) rafforza e dà un senso di compiutezza a ciò che proviamo.
Ciao, Ben.
RispondiEliminaLa prima frase di Mark Twain non mi convince.
E', secondo me, una questione di percezione del mondo esterno, ben diversa nel dolore rispetto alla gioia, non tanto che il dolore si possa sopportare da soli.
Grandi eroi, noi uomini?
Non so.
Cosa pensi?
Un saluto
Io l'avrei interpretata nel senso che dei dolori spesso non abbiamo voglia di parlarne e ce li teniamo per noi, quasi fossero un segreto incoffessabile.
RispondiEliminaMolto più facile è condividere qualcosa che ci rallegra, che ci dà gioia, anzi, a volte non vediamo l'ora di comunicarle a qualcuno.
E' vero: la gioia porta con sé l'urgenza della condivisione.
RispondiEliminaQuando siamo "felici" desideriamo rendere partecipi gli altri delle nostre emozioni.
Siamo proiettati verso l'esterno e la partecipazione degli altri (parenti, amici, conoscenti) rafforza e dà un senso di compiutezza a ciò che proviamo.