Che energia!
Ieri ho trascorso, insieme a mia moglie, un altro pomeriggio con i bambini, più di cento. Sono stati suddivisi in vari gruppi e poi abbiamo trascorso una giornata di "ritiro", fra riflessioni, attività, giochi, merenda e Messa finale.
Un intero pomeriggio, uno di quelli che stanca. Quando sono rientrato a casa, però, non mi sono sentito stanco, ma carico di un'energia che ho dovuto riversare subito raccontando quello che era stato fatto.
Questa mattina avevo ancora una certa carica e allora ho sentito che era giunto il momento di scrivere. Così ho ripreso in mano un vecchio progetto che avevo solamente iniziato. Curioso: quel poco che avevo scritto non mi apparteneva più e ho dovuto modificarlo prima di riprendere con il nuovo.
Ho scritto qualche pagina senza sosta, come mi accadeva un po' di tempo fa.
Durante una pausa ho sviluppato un'idea che mi balenava per la testa da ieri. Questa sera ho dovuto metterla nero su bianco e ne è nato un testo che vorrei abbinare ad una certa musica.
Era tanto tempo che non mi sentivo così creativo: una bella sensazione che spero possa continuare anche in seguito.
Nel frattempo mi sono goduto questa domenica e, soprattutto, l'energia che i bambini mi hanno trasmesso.
Complimenti, caro Ben!
RispondiEliminaFa sempre piacere sentir parlare di energia, di voglia di fare, di progetti, di giornate intense e piene di emozioni.
Che bello, che bello! :-)
In bocca al lupo per il nuovo progetto perché vada a buon fine e ti dia le gratificazioni che meriti.
Ciaoooo! :-)
Grazie, cara Ines,
RispondiEliminaIn effetti giornate di quel tipo danno una carica non indifferente, ed è un piacere poterle vivere.
Sai, soltanto poco tempo fa non potevo nemmeno immaginare e sono contento si aver avuto la possibilità di fare anche questa esperienza.
Il nuovo progetto? E' ancora presto, forse, per definirlo tale, ma ha fatto un altro piccolo movimento.
Grazie.
Caro Ben, ciao!
RispondiEliminaPenso che per ognuno di noi ci siano giornate "vuote" e giornate "piene": il senso di vuoto o di pienezza non è dato soprattutto da quanto o da ciò che facciamo, ma dal valore che attribuiamo alle nostre scelte e alle azioni che ne derivano.
Dare intensità allo svolgersi del nostro tempo: credo sia un ottimo modo per spenderlo bene.
Non credi?
I progetti, poi, qualunque strada seguano poi, hanno questo grande potere di infondere energia e vitalità. Non è poco, credimi.
Alla prossima!
Ciao, Roberto.
RispondiEliminaDavvero encomiabile l'impegno tuo e di tua moglie a favore dei ragazzini!
Mi hai fatto tornare indietro nel tempo, quando pure io ero impegnata in parrocchia e le parole ritiro ed esercizi spirituali erano parole e fatti ricorrenti. (C'erano le suore del Cenacolo, specializzate in questo campo, al mio paese.
Ma tu, spiegati meglio: parli di un pomeriggio e nel contempo di una giornata di ritiro.
La tua esperienza coi ragazzini, che ti ha entusiasmato e ricaricato così tanto, s'è svolta e conclusa in poche ore?
Ciao, Ben. Grazie per avermi fatta tornare giovane!
dania
P.S. Un saluto ad Ines.
Ciao Ines,
RispondiEliminaconcordo con quello che dici. Il nostro fare, più che un atto materiale, assume importanza in funzione del tipo di persona che desideriamo e tentiamo di essere.
Ciao Dania,
RispondiEliminaben-tornata!
Mettiamo un po’ d’ordine:
in questo caso si è trattato di un intero pomeriggio durante il quale, catechisti e bambini, hanno svolto varie attività. Anche la settimana precedente ci fu un pomeriggio totalmente dedicato a loro.
Sono state due giornate (pardon, pomeriggi) particolarmente intense, ma l’esperienza con i bambini, per me e per mia moglie, iniziò nell’autunno del 2009. Una novità per noi e, soprattutto, una sorpresa.
Tornare giovane? Ma si può essere sempre giovani se lo spirito lo è.
Ciao
BENissimo, caro Ben!
RispondiEliminaSi può essere sempre giovani se c'è lo spirito giusto.
E basta col dire che questa è la magra consolazione (il presunto auto-inganno, lo chiamerei) delle persone che hanno superato gli "anta".
Ci sono giorni - e penso questo valga per tutti noi - in cui sentiamo il peso dei nostri anni (anche di qualcuno in più) e altri in cui ci sentiamo giovani.
Dipende dal nostro stato d'animo, si sa. E non tanto o soltanto per ciò che avviene intorno a noi, ma per ciò che avviene dentro di noi.
Sono convinta che l'interiorità abbia un'influenza notevole - direi determinante - sul nostro modo di percepire noi stessi e, di conseguenza, ciò e chi ci circonda.
Non credete?
Un salutone a te, Dania, e ... ma sì...anche a te, Ben!
Credo, eccome!
RispondiEliminaSulla "magra consolazione" ebbi modo di parlarne con un mio vecchio compagno di scuola, durante una una rimpatriata, qualche tempo fa. Lui sosteneva che era molto meglio quando avevamo venti anni. Io invece, sostenevo che mi sentivo molto meglio negli "anta", per tutte quelle cose nuove che avevo scoperto a quell'età e che avevo potuto approfondire e vivere con intensità, a partire dalla scrittura e tutto quello che ne era seguito.
Certo non rinnegavo i vent'anni, per la spensieratezza, la baldanza, la prestanza fisica, la mancanza di responsabilità e tutto quello che quell'età poteva offrire, ma nella vita non c'è solo quello, ed è bello vivere tutte le età, via via che si presentano, senza fermarsi soltanto a ciò che era stato e non era più.
Il vero inganno, secondo me, caro Ben, è proprio quella nostalgia che potrebbe scaturire dai ricordi del passato. Trovo che sia un inganno perché di quel tempo tendiamo a ricordare gli aspetti migliori e a sottovalutare i momenti difficili (e comunque inevitabili per tutti, credo) che sono specifici di quel tempo. O no?
RispondiEliminaBuon fine-settimanaaaaa!!! :-)
La nostalgia può fregare, vero, ma non sempre.
RispondiEliminaFaccio l'esempio del mio Quattro passi. Lì mi sono voltato indietro ma non per rimpiangere i tempi che furono, semplicemente per rimettere insieme episodi che in qualche modo mi sono rimasti dentro, al di là della spessore del vissuto. Poi, possono essere gli aspetti migliori, o viceversa, ma penso che siano principalmente quelli che abbiamo trascorso con più intensità e che ancora sono dentro di noi.
Ho parlato di rimpatriata. Anche in quei casi è facile cadere nel "Ma ti ricordi?". Io ho sempre la tendenza, invece, a prestare attenzione sull'oggi, sulle novità, senza riaprire un bagaglio comune ad altri.
E spesso ho notato che "oggi", in alcuni, fa più paura di "ieri".
E forse è proprio lì che scatta la nostalgia.
Il discorso forse non è chiarissimo, ma questo potrebbe offrire ulteriori spunti.
Buon fine settimana!