Arrivati finalmente in Campania, cominciammo ad andare a visitare le zone ritenute più interessanti. Mentre passeggiavo con in compagnia delle solite amiche, alle quali si erano aggiunti la vecchia Tina, Carmine e Luca, vedi avvicinarsi sempre più al nostro gruppetto una ragazza della P2, che fino a quel momento non avevo notato sul pullman.
Andammo in vari posti quel primo giorno, poi nel pomeriggio ci recammo in albergo per l’assegnazione delle camere.
L’albergo era situato nel cuore del porto di Sorrento, in una posizione molto bella, a ridosso del mare. Lì intorno era tutto un intrecciarsi di stradine e piccole scalinate: quel luogo era disposto su vari livelli.
Dalla nostra camera si poteva godere di un bellissimo panorama. Si vedeva tutto il porticciolo, con tutte le barche e le persone caratteristiche che lo frequentavano, soprattutto i pescatori con il loro abbigliamento tipico ed i loro cappellini inconfondibili; più in là il mare di uno splendido colore azzurro.
Io ero in camera con il Giuba, Luca e Carmine. In altre camere, allo stesso piano, si trovavano gli altri compagni di classe. Le terze, invece, erano su piani diversi dal nostro.
All’ora di cena ci portammo in sala ristorante e mi sedetti insieme ai miei compagni di stanza ad un tavolo qualunque. Accanto a noi il gruppetto con Elena e Stefania e dall’altra parte un gruppetto della terza P2, fra cui, nel posto più vicino al nostro tavolo, la ragazza misteriosa. Pensai che, come tante altre, anche lei tentasse di avvicinare il Giuba.
Dopo la cena organizzammo una passeggiata al porto ed in paese.
Noi partimmo come se stessimo andando in centro a Firenze, con disinvoltura, ed i gestori dell’albergo, vedendoci uscire, ci dissero qualcosa in mezzo dialetto campano che più o meno suonava così:
“Occhio ragazzi, qui non siamo a Firenze, siamo a Napoli. Attenzione a non fare brutti incontri.”
La traduzione simultanea fu di Carmine, che era originario di quelle parti.
Decidemmo così di uscire, ma di stare uniti il più possibile, cercando di rimanere sempre in gruppo, senza avventurarsi in gite solitarie.
Ed infatti dei loschi figuri cercarono di fare conoscenza con le nostre ragazze, le quali, vedendosi avvicinare da queste persone, si strinsero al braccio del primo di noi che capitava a tiro.
La Francesca si strinse a Luca, ed il Giuba ci rimase un po’ male.
Luca invece, che non si era reso conto di quanto avveniva, si sentì inorgoglito di viaggiare con una bellissima ragazza sotto braccio e, se possibile, diventò ancora più alto del solito; ma la sua leggera balbuzie ebbe un’impennata per l’emozione. Era talmente convinto di aver fatto colpo sulla ragazza che, una volta rientrati in albergo dovemmo spiegarli quanto era accaduto e, suo malgrado, questo lo fece ritornare con i piedi per terra.
Il mio braccio fu catturato dalla ragazza misteriosa.
Aaaaahhhh, Ben!
RispondiEliminaCi stai prendendo gusto a farmi stare con il fiato sospeso, eh?
Questa ragazza misteriosa...
Se son rose fioriranno e la primavera speriamo sia alle porte.
Alla prossima (puntata o altro).
È una tecnica narrativa che noi scrittori affermati usiamo quando vogliamo creare una certa suspense per incuriosire il lettore e indurlo ad andare alla pagina successiva o al capitolo successivo.
RispondiEliminaSi chiama Cliffhanger ed è usata spesso e soprattutto nelle serie televisive a puntate, tipo soap opera, tanto per intendersi.
Ho saputo di questa tecnica facendo un corso di scrittura ad opuscoli, con La Repubblica o L’Espresso, non ricordo bene, perché anche noi scrittori affermati dobbiamo aggiornarci ogni tanto.
Prima la usavo, come puoi vedere, ma non sapevo che fosse una tecnica e che si chiamasse così.
:-)
Ma certo, caro Ben: gli scrittori non pensano alle tecniche utilizzate: le utilizzano e basta.
RispondiEliminaInteressante, poi, leggere quante tecniche un esperto del settore riesca a trovare in uno scritto.
Speriamo che le "cliff" del tuo "cliffhanger" non siano alte come le Cliffs of Moher in Irlanda... :-)
Viste. Da brivido. Grande emozione.
Buona serata
Mai stato là.
RispondiEliminaMai stato da molte parti, per la verità.
Devo pur tirar fuori qualcosa di buono da questa mancanza di esperienza turistica.
Mumble, mumble... (così accontento che mi vede adatto per il fumetto)
Eureka! Sviluppa la fantasia!