giovedì 31 dicembre 2015

Buon Anno!

Auguri!



Buon Anno amiche e amici del Rifugio!

Lo so, a volte gli auguri assumono quella veste di ritualità, una specie di frase fatta da tirare fuori al momento opportuno.
Pensando al 2015 che se ne sta andando, le prime cose che mi vengono in mente sono legate alla cronaca, soprattutto nera. Certe immagini, certe gesta scellerate non andranno mai in archivio.
Ma si pensa anche, e sempre, che l'anno che sta per arrivare sia migliore del precedente, un Buon anno, appunto.
E allora certe immagini, certe scellerate gesta, nella mente lasciano il posto ad altre, più belle e non scellerate, quelle della quotidianità, fatta di piccoli ma importanti gesti, di sorrisi, di abbracci, di belle parole. 
A allora, che sia un Buon Anno, che vada in una direzione anomala per i tempi che corrono.
Mi verrebbe quasi voglia di dire: un anno controcorrente.

E allora, dal cuore, vi auguro
BUON ANNO!
 




domenica 20 dicembre 2015

Questo libro mi ha cambiato la vita!

Questa è stata la frase pronunciata da un mio giovano amico, aspirante medico.
Ed io, incuriosito da questa affermazione, comprai quel libro e lo misi in lista d'attesa sul comodino.
Arrivato il suo turno, cominciai a leggerlo.
Qualche pagina, poi spensi la luce e buonanotte.
E così anche le sere successive.
Ma in tutte quelle sere, con fatica, avevo letto una ventina di pagine.
Poi una sera lo presi in mano, lo guardai e lo rimisi al suo posto.
Non l'ho più aperto e adesso non è più sul comodino.

Il libro in questione è "1984" di George Orwell.

E adesso non so perché quel libro abbia cambiato la vita al mio amico, anche perché lui mi disse di leggerlo per capirlo.
Cosa faccio: gli mando un messaggino su WhatsApp e glielo chiedo?
Oppure c'è qualche avventore del Rifugio in grado di aiutarmi a capire come un libro possa cambiare la vita ad una persona e risultare allo stesso tempo illeggibile per un'altra?


martedì 15 dicembre 2015

Mi piaceva

Mi piaceva scrivere sul blog, tanto da farmene tenere due per molto tempo.
Oggi sono andato a vedere l'altro e mi sono accorto di un commento lasciato lì da circa due mesi al quale ho risposto, ma chissà se e quando quel navigatore ripasserà da lì per leggere quella risposta.
Sono andato lì per lasciare un messaggio di chiusura e per rimandare al Rifugio coloro che per caso si trovassero a passare di lì.
Mi piaceva scrivere sul blog, tanto che per un periodo operavo su tre. Il terzo con l'allegra brigata del Ma ki te vole.
Era il periodo dei contronti, delle riflessioni di massa. Il blog era come una piazza sulla quale si affacciavano in tanti per dire la loro.
Mi piaceva scrivere sul blog, tanto che non riesco mai a mettere una parola fine a questo Rifugio agonizzante, l'unico rimasto dei tre, diventato sempre più una specie di diario online, dove lascio qualche pensiero ogni tanto, ma dove non ci si confronta più perché non ci sono più argomenti per farlo.
Certo sette anni e oltre sono tanti. Sì perché il Rifugio avrebbe raggiunto l'età per andare a scuola.
L'avvento dei vari social, infine, ha decretato la fine dei "lenti" blog, imponendo una velocità tale che questi ultimi non hanno retto il passo: tutto passa e se ne va, tutto brucia e se ne va.
In sette anni sono successe tante cose e sono avvenuti tanti cambiamenti: da una riflessiva sedentarietà che si conciliava con la scrittura ad una vita meno immobile, spesso a contatto con altre persone, che non si concilia con la scrittura. Dal silenzioso blog ai decibel della musica. Dalla voce dei pensieri alla voce dei ragazzi. Dalla luce di una lampada da scrivania che illumina la notte alla luce di una sirena che squarcia il silenzio della notte.
Nonostante tutto mi piace scrivere sul blog.
In attesa dei prossimi cambiamenti che il futuro riserverà.


lunedì 9 novembre 2015

Insieme è più bello!


E' appena terminato un week-end trascorso in montagna con i ragazzi.
Queste uscite rappresentano sempre un arricchimento per me. Ogni volta i ragazzi riescono a trasmettermi qualcosa. Vederli giocare, riflettere, sorridere, anche piangere, impegnarsi, distrarsi, arrabbiarsi, cantare, saltare, parlare e altro ancora, tutto concentrato in pochissimo tempo, un tempo che si dilata nel momento del ricordo, mi fa ritenere di essere molto fortunato. 
Solitamente scrivo qualcosa dopo questi eventi ma, contraddicendo un po' il titolo del post che sintetizza il tema del week-end, questa volta desidero tenere tutto dentro di me...
assaporando le emozioni in serena solitudine.



martedì 3 novembre 2015

Che cosa è successo nel frattempo?

Sono successe tante cose.
Prima di tutto ho ripreso a scrivere nella quiete delle vacanze estive. Una volta tornato a casa, però, tutto si è fermato perchè sono riprese le normali attività. Ma è capitato anche che guardando un musical in televisione mi sia venuto in mente di scrivere un copione per i ragazzi. Non rimane che lavorarci per la rappresentazione finale (ho detto niente!) in primavera.
Senza farsi mancare un'esagerata attività musicale che si è protratta fino ad ottobre. Insomma, in questo periodo non mi sono fatto mancare niente di quello che mi piace: scrittura, musica, canto.



venerdì 31 luglio 2015

Ben... live! Che serata!


 L'estate addosso... 
canta Jovanotti.

E in una sera te la senti veramente addosso questa estate.
Panorama bellissimo, cena, canti, danze, compagnia e infine... fuochi d'artificio.






lunedì 29 giugno 2015

Due mesi senza scrivere niente, caro Rifugio

Due mesi senza scrivere niente, caro Rifugio.
Eppure di cose da dire ce ne sarebbero state tante, forse troppe.
E troppe emozioni. Raccontarle tutte sarebbe stato quasi come sminuirle? Chi lo sa? 
Sicuramente un po 'di tempo fa non avrei esitato a scriverle, ma evidentemente quello slancio che ha caratterizzato la mia voglia di scrivere degli ultimi anni sta venendo meno. 
Il lavoro "a tavolino" è stato soppiantato dal lavoro "sul  campo".
Ma vorrei dire ugualmente qualcosa, iniziando da quello che è successo a fine maggio, quando si è conclusa la stagione con i ragazzi. Due saluti nello stesso giorno, due abbracci finali.
Il primo con il cosiddetto "coro del sabato", un manipolo di persone "over" che ha cercato di guidare i ragazzi che via via si sono alternati al canto. 
Nato quasi per scommessa, ha resistito fino alla fine, senza il benché minimo problema, tanto che alla fine ci è dispiaciuto che tutto finisse. Al di là del suo valore, è stato un vero gruppo, dove ognuno ha dato il suo contributo, e dove ognuno ha ricevuto e dato fiducia all'altro. E alla fine tutti siamo cresciuti, divertendoci e facendo qualche conquista per il futuro.
L'abbraccio finale ci ha fatto emozionare. E questo sarà un bel ricordo che mi porterò dentro e che niente e nessuno mi potrà portare via.

L'altro abbraccio è quello con i ragazzi del mio gruppo.
Ultimo sabato, festa con merenda. Poi ho tirato fuori gli attestati che avevo preparato per ogni ragazzo, quale premio di partecipazione all'anno appena concluso. Non erano del tutto seri e questo ci ha dato modo di ridere un po'. Ma alla fine i ragazzi hanno tirato fuori l'asso dalla manica: un video che hanno montato utilizzando delle foto che ritraevano me e loro, scattate durante l'anno, accompagnate da una bellissima musica suonata da Yiruma e da frasi di personaggi famosi che hanno dato voce al loro ringraziamento.
Ce l'hanno fatta a farmi commuovere, anche se ho cercato di tenere duro. Poi alla fine ho chiamato tutti a me per l'abbraccio finale. Ne è venuto fuori un capannello, tipo mischia di rugby. Bellissimo!

Pensavo fosse finita, invece mi sto rendendo conto che con loro non finisce mai.

Due mesi senza scrivere niente, caro Rifugio.
Eppure di cose da dire ce ne sarebbero state tante.
E troppe emozioni. Raccontarle tutte sarebbe stato quasi come sminuirle? Chi lo sa?
Eppure eccomi qua, a scrivere ancora.



martedì 28 aprile 2015

Le pagelle di Ben - L'Analista di Simone Ieri

Caro Simone,
se in quel lontano 1984 ci avessero detto che un giorno noi due saremmo riusciti a scrivere qualcosa probabilmente ci saremmo messi a ridere entrambi. Noi, neo ragionieri programmatori, pronti a fare da pionieri nel mondo informatico.
Abbiamo avuto modo di parlare della nostra scrittura durante questi anni, confrontandoci e seguendo da lontano l'uno il cammino dell’altro.
Quando mi comunicasti che il tuo libro sarebbe stato pubblicato fui sinceramente felice, come lo fui quando mi arrivò per posta, e in questo senso sei riuscito a farmi emozionare ancor prima di iniziare la lettura del tuo romanzo. Sì, perché questo mi ha fatto tornare in mente i tempi in cui scoprii la scrittura, con tutto ciò che ne è seguito fino al momento in cui mi sono dedicato ad altro, lasciando qualcosa di incompiuto nel cassetto che, grazie al tuo libro, probabilmente riprenderò in mano. La tua esperienza ha risvegliato qualcosa in me, facendomi sentire ancora vive le emozioni che provavo quando uno scritto stava per trasformarsi in libro.
Per tutti questi motivi stavolta dovrò stare molto attento a non farmi influenzare dall’amicizia che ci lega, cercando di valutare in modo imparziale il tuo operato.


Questo romanzo ci catapulta in un mondo fatto di spie, agenti segreti, intrighi internazionali, dove nessuno può fidarsi di nessuno, ma dove si è pronti a mettere in pericolo la propria vita pur di salvare quella di molti altri.
L’inizio è un po’ complesso, guai a perdere la concentrazione, poi man mano che le pagine si susseguono il romanzo si distende, diventando piacevole quando la matassa comincia a dipanarsi.
L’Analista viene richiamato, suo malgrado, per risolvere un problema che può sfociare in una distruzione di massa. Per svolgere quel lavoro, unico al mondo in grado di farlo, ha bisogno di protezione e di un luogo dove nessuno, soprattutto chi vuole ucciderlo, possa trovarlo. A proteggerlo verrà inviata una donna con la quale nascerà qualcosa di più che un rapporto professionale. Ma i due dovranno affrontare molte avventure prima dell’epilogo finale che fornirà ulteriori sorprese.
Lo stile è veramente incalzante, come sta scritto sulla quarta di copertina, reso tale dall’utilizzo della punteggiatura e dal ritmo dettato dal susseguirsi di capitoli brevi, che invogliano a chiuderne uno per aprirne subito un altro.
La trama è avvincente, fino all’ultima pagina.
A fine lettura mi è rimasto un dubbio, ma questa volta avrò il privilegio di poterlo chiarire direttamente con l’autore. Non è cosa che capita di frequente.
Un’ultima considerazione: l’Analista doveva analizzare documenti scritti e fra questi cercare e interpretare anche ciò che non era scritto. Poi dopo aver messo insieme carte, informazioni, notizie, silenzi, bilanci di società, operato dei mercati e quant’altro, arrivava a ricomporre tutte le tessere del puzzle fornendo la soluzione.
Con questo romanzo il lettore si ritroverà a fare altrettanto, scoprendosi a sua volta, analista.

Voto di Ben: 7

martedì 21 aprile 2015

Quella strana voglia

Ci sono periodi in cui non riesci a trovare un minuto di tempo da dedicare a te stesso. Il tempo trascorre, velocemente, e lo impieghi tutto facendo qualcosa. Nemmeno tu sai come riesci in tutto ciò. 
Poi ti ritrovi ad avere qualche impegno in meno e ti sembra di avere un sacco di tempo a disposizione, tanto che hai l'impressione di non avere niente da fare.
Ti arriva un libro di un amico, cominci a leggerlo, e subito pensi che potresti riprendere in mano almeno una di quelle due trame che giacciono nel cassetto da molto tempo.
Poi vai a teatro a vedere un musical nel quale canta e recita un altro amico e subito pensi che potresti rimetterti a scrivere qualcosa per il palcoscenico, magari inserendoci qualche canzone.

Il tuo cervello non ha fermezza, forse non sei più abituato a rilassarti.
Idee, pensieri, idee, pensieri.
E quella strana voglia di ricominciare.







martedì 14 aprile 2015

Abetone 2015 - Week-end in famiglia

L’inizio è stato un po’ tribolato, tanto da far pensare alla sospensione dell’iniziativa, visti anche gli esiti dell’uscita autunnale. Ma poi, non senza incertezze, la macchina si è messa in moto e tutto ha assunto le sembianze di una scommessa, per la partecipazione dei ragazzi e, soprattutto, per quella dei genitori, direttamente chiamati ad essere co-protagonisti per una giornata di questo week-end in famiglia.
Famiglia: di questi tempi un argomento che può essere scottante.
Arrivo, sistemazione, gruppo, e la prima bella sensazione, perché i ragazzi partecipano, sono vogliosi, non danno cenno di noia o cedimento. Il tempo passa in fretta e non riusciamo a terminare tutto quello che viene proposto dai testi. Le domande “scottanti” per i genitori sono pronte. Mi rendo conto di essere l’unico genitore dei presenti e mi piacerebbe tanto rispondere ad alcune di quelle.
I ragazzi sembrano cambiati rispetto all’ultimo ritiro, eppure sono passati solo pochi mesi.
La sera tutti prendono parte ai giochi con una sana carica agonistica che non guasta e che rende vivace la gara, intervallata da un po’ di musica.
Avverto una bella atmosfera. Mi sento a mio agio con i ragazzi e con gli altri animatori.
Un amico mio direbbe: “Sembra una di quelle strane congiunzioni astrali che difficilmente si ripetono.”
Poi capita un imprevisto e, si sa, di quelli tutti vorremmo farne a meno.
Eppure anche quello permette di conoscere qualcosa di più di altre persone, carpire un desiderio, captare uno stato d’animo, un momento di difficoltà o di paura, ma anche di speranza, ed anche dall’imprevisto esci in qualche modo rafforzato. Ed è stato bello vedere la partecipazione emotiva di alcuni ragazzi. Ah, quanto mi sarebbe piaciuto conoscere le parole di quella preghiera silenziosa, mano nella mano nel salone, prima della buonanotte!
Poi, dopo una viaggio fra le buie curve di montagna, arriva il momento di chiudere gli occhi.
Solo poche ore, forse, e l’alba di una bella giornata serena ci accoglie fra le sue braccia.
Sveglia, colazione e partenza per la passeggiata.
Nuove emozioni, fra le quali la sorpresa di apprendere che un ragazzo di tredici anni può commuoversi ascoltando le parole di una canzone di un rapper, dimostrando una sensibilità che stride con l’apparenza che dà di sé.
Rientro, giochi nel salone in attesa del pranzo.
E mentre i primi genitori arrivano, i ragazzi, questa volta quelli più grandi, mi fanno il regalo di farmi ascoltare una canzone musicata da loro. Ed io sono costretto a… tacere.
Il pranzo è servito.
Ci raduniamo tutti quanti nel salone. E’ il momento delle domande “scottanti” preparate dai ragazzi per i genitori. 
Via, si parte. Domanda, risposte. Domanda, risposte. Domanda, risposte.
E’ un bel dibattito. I genitori sono molto attivi e non si tirano indietro, tanto che il buon moderatore è quasi costretto a tagliare per lasciare spazio alle altre domande.  
Ed è bello vedere con quale energia i genitori liberano il fanciullo che è in loro in occasione dei giochi, lasciandosi andare, scoprendo o riscoprendo la bellezza del gioco, del puro divertimento.
Liberi, appunto, senza alcun tipo di timore.
Sembra troppo bello per essere vero. Da anni non respiravo questa atmosfera di complicità fra i presenti.
La Santa Messa conclude il week-end in famiglia.
Sono contento: per i ragazzi, per i genitori, per chi ha cercato di dare il meglio di sé per la riuscita dell’iniziativa e vorrei che tutti provassero quello che sto provando io. Lo so, in fondo, si dirà, è solo un ritiro. Ma le emozioni è bello viverle, sempre.
E’ il momento dei saluti e vorrei dare un abbraccio a tutti.
Abbraccio: che bella parola! E’ una delle tre parole che a me piacciono molto e che iniziano tutte per “A”: “A” come abbraccio, “A” come amicizia, “A” come amore.
Per questa occasione ce n’è una in più, che le unisce tutte quante: “A” come Abetone.



venerdì 3 aprile 2015

mercoledì 1 aprile 2015

Le pagelle di Ben - L'ora di lezione di Massimo Recalcati


Vidi la trasmissione televisiva in cui l’autore presentava questo libro. Mi appuntai sul cellulare una frase che mi aveva colpito: “Un’ora di lezione può cambiare la vita”, che poi è la stessa che è scritta in quarta di copertina. Lo comprai e con la curiosità di un bambino cominciai a leggerlo.
Si parla di scuola, di insegnanti, d’insegnamento, e di quel che resta.
Ma l’approccio è stato difficile per me, che da subito ho avuto l’impressione di leggere un saggio per addetti ai lavori, che so io, filosofi, psicanalisti o simili.
E allora la lettura non è andata avanti sciolta, tanto che per leggere due terzi del libro ho impiegato vari mesi, con la voglia matta di abbandonare.
Se avessi dovuto dare un voto a questa parte soltanto, sarebbe stato un bel quattro.
Ma poi è arrivato il capitolo quinto, l’ultimo prima dell’epilogo. E qui il libro ha cambiato faccia, assumendo le sembianze di un romanzo. E allora la lettura ha preso a scorrere, tanto che in una sola sera, a letto prima di addormentarmi, ho terminato il libro tutto d’un fiato.
L’autore ha preso a parlare dell’insegnante che ha cambiato la sua vita, che lo ha fatto innamorare del sapere, che ha aperto in lui nuovi mondi e nuovi orizzonti, trasformando un ragazzo spesso considerato ritardato in una persona dalle capacità superiori ad altri. Come troviamo scritto all’interno: “… il sapere che si trasforma in un oggetto erotico, il libro in un corpo.” E tutto grazie a quella prima ora di lezione con quella insegnante che lui arriva ad amare proprio per le sua capacità di insegnamento.
Questa parte finale è molto coinvolgente emotivamente. L’autore riesce a trasmettere le sue sensazioni ed i suoi sentimenti attraverso un linguaggio dolce, attraverso slanci emotivi e nostalgici allo stesso tempo, fino al rammarico di non aver avuto modo di rivedere e parlare con questa insegnante, perché nel tentativo di rimettersi sulle sue tracce scopre che è già morta.
E qui il lettore scopre di aver perso una persona alla quale si era affezionato come se quella insegnante fosse stata anche la sua.
Decisamente un libro a due facce, con la seconda veramente bella.
Un libro che dovrebbero leggere tutti quelli a cui stanno a cuore le sorti della scuola e dell’insegnamento, a partire dagli studenti e dai loro genitori.
Voto di Ben - 7 

venerdì 20 marzo 2015

E poi arriva il sabato


Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia

Anche per me è il giorno più bello della settimana.
Quando ero ragazzo lo preferivo perché segnava la fine della settimana scolastica. Il pomeriggio del sabato era, per me, l'unico pomeriggio libero dallo studio. La domenica, infatti, riprendevo per farmi trovare pronto il lunedì.
Era il pomeriggio dedicato alle uscite, agli amici e a tutto quello che mi faceva dimenticare la scuola, almeno per qualche ora.
Poi, con l'ingresso nel mondo del lavoro, è diventato inizialmente il giorno dedicato alle necessità familiari, ma è durato poco, perché cambiando lavoro è diventato un mezzo giorno lavorativo e ancora oggi è così.
E allora dov'è tutta questa bellezza del sabato?
E' bella l'attesa, proprio come nella poesia del Leopardi.
Lì c'era anche un accostamento con l'età che passa, ma io voglio soffermarmi solo sull'attesa.
L'attesa, la speranza di avere del tempo da dedicare a se stessi, alle persone più care e a ciò che più ci piace fare, senza pensare alla settimana lavorativa che sta per ricominciare, come invece può accadere la domenica, soprattutto verso sera.

Se vado a vedere ciò che mi accade il sabato pomeriggio mi verrebbe quasi da dire: "Caspita, ma questa è un'altra mezza giornata di lavoro!"

Beh, in effetti, è un po' impegnativo: un pomeriggio tutto improntato all'insegna dei ragazzi, all'incontro con i ragazzi. Ed è proprio questo il bello!

mercoledì 18 marzo 2015

500!

Ogni tanto faccio una scoperta mentre esploro le pieghe più profonde del blog. Forse sarebbe meglio dire: mentre mi aggiro dietro le quinte del blog.
E così ho scoperto che quello che sto scrivendo è il post n. 500 del Rifugio.
Non sono tanti se andiamo a considerare che è aperto dal 2008 (però!). 
E allora bisogna festeggiare con qualcosa di bello!
Dunque: la prima idea è stata quella di scrivere qualcosa sulla ricorrenza di domani, la festa del papà.
Così sono andato alla ricerca di immagini che mi ricordano quella festa. E ho scovato una bottiglia di Rosso Antico, molto pubblicizzata in televisione, qualche decennio fa, per l'occasione.
Chi si ricorda quel liquore?
La seconda idea è stata quella di scrivere qualcosa che somiglia vagamente a "domani avvenne". Idea poco originale, anzi a dirla tutta, nessuna delle due originali, e per di più molto nostalgiche.
Una nostalgia forse dettata dal fatto di essere andato a visitare i blog di vecchi amici o amiche ed aver trovato questi blog nelle stesse condizioni del mio, cioè in pausa, oppure un po' abbandonati o addirittura chiusi.
Vita dura per i blog come questo ed altri, surclassati dalla rapidità dei social networks. Ricordo che la vita del Rifugio cominciò a cambiare con la prepotente ascesa di Facebook. E le piazze virtuali dove si scambiavano idee sui vari argomenti cominciarono a perdere le panchine sulle quali sedersi, a vantaggio dei social, dei veri treni ad alta velocità dove tutto passa in fretta e dove si parla di tutto e allo stesso tempo di niente.
Giorni fa ho cantato alla festa della donna organizzata dall'associazione di volontariato di cui faccio parte. Già dalla notte stessa, commenti a raffica su Facebook per la splendida serata. Ho notato il post "soltanto" il mattino dopo e mi sono detto: "Stasera, quando torno a casa, metto anch'io il mio commento".
La sera, a casa, ho dovuto cercare quel post andando a ritroso, molto a ritroso, perché molti altri post erano stati scritti e quello lì era già vecchio, finito, chiuso l'argomento. 
Cinquecentesimo post del mio caro, vecchio, Rifugio.
Che dici? Brindiamo io e te? Ma sì, dai!



Alla salute!

domenica 1 marzo 2015

Caro Rifugio ti scrivo

Così mi distraggo un po', avrebbe detto un celeberrimo artista.
Da tanto tempo non ti scrivo, eppure pochi anni fa affidavo a te tante delle mie emozioni, con la speranza di condividerle con qualcuno. E così è stato.
Proseguendo ti ho progressivamente abbandonato.
Non ho niente contro di te, sia ben chiaro, ma è mutato il mio modo di sentire e vivere emozioni, pensieri e parole (direbbe un altro celeberrimo artista).
Oggi però voglio raccontarti quello che è accaduto ieri, ma prima devo fare una piccola premessa.
Un mio vecchio compagno di scuola poco tempo fa mi ha mandato a leggere il suo primo libro che è stato pubblicato dopo tanti anni di gestazione. Non l'ho ancora letto, e appena l'avrò fatto ne scriverò qui. 
Quando mi scriveva (lavora in Cina) per chiedermi qualcosa e per comunicarmi le novità, mi faceva rivivere quello che avevo provato quando io ero nell'intento di far vedere la luce al primo romanzo, Nel mezzo della notte, che quest'anno compie dieci anni. Attraverso di lui rivivevo le emozioni di allora e non ti nascondo che per un momento ho pensato di riprendere in mano quei due manoscritti che da tempo dormono in qualche cartella del computer. 
Non l'ho fatto perché nel frattempo stavo portando avanti progetti diversi. Finiti questi non l'ho fatto perché mi piace di più portare avanti gli incontri settimanali con i ragazzi, e questo richiede preparazione ed energia, altrimenti non danno scampo. 
Ieri però, dovendo affrontare un argomento legato all'amicizia, non ho potuto fare a meno di riprendere in mano quel mio libro di dieci anni fa. Calzava alla perfezione. Ho fatto le fotocopie di un capitolo e mantenendo l'anonimato riguardo all'autore ho cominciato a leggerlo. Solo una parte, perché l'argomento ha stuzzicato subito i ragazzi.
Tutto questo ha suscitato in me altre emozioni, ma mi risulta sempre più difficile scriverne, così come mi risulta difficile scrivere della gioia che provo quando svolgo altre attività legate a loro o ad altro.
Oggi ci sto riprovando, caro Rifugio. 

mercoledì 14 gennaio 2015

Grazie per gli auguri!

Un ringraziamento alle amiche e agli amici del Rifugio per gli auguri che mi hanno fatto pervenire per e-mail poiché, per cause imprecisate e non dipendenti dalla mia volontà, non hanno potuto scrivere direttamente qui sul blog.
Spero che possiate tornare ad intervenire presto.
Vi mando un abbraccio.
(...  considerato che ancora ho la forza di alzare le braccia)