L’inizio è stato un po’ tribolato, tanto da far
pensare alla sospensione dell’iniziativa, visti anche gli esiti dell’uscita
autunnale. Ma poi, non senza incertezze, la macchina si è messa in moto e tutto
ha assunto le sembianze di una scommessa, per la partecipazione dei ragazzi e,
soprattutto, per quella dei genitori, direttamente chiamati ad essere co-protagonisti
per una giornata di questo week-end in famiglia.
Famiglia: di questi tempi un argomento che può
essere scottante.
Arrivo, sistemazione, gruppo, e la prima bella
sensazione, perché i ragazzi partecipano, sono vogliosi, non danno cenno di
noia o cedimento. Il tempo passa in fretta e non riusciamo a terminare tutto quello
che viene proposto dai testi. Le domande “scottanti” per i genitori sono pronte.
Mi rendo conto di essere l’unico genitore dei presenti e mi piacerebbe tanto
rispondere ad alcune di quelle.
I ragazzi sembrano cambiati rispetto all’ultimo
ritiro, eppure sono passati solo pochi mesi.
La sera tutti prendono parte ai giochi con una sana
carica agonistica che non guasta e che rende vivace la gara, intervallata da un
po’ di musica.
Avverto una bella atmosfera. Mi sento a mio agio con
i ragazzi e con gli altri animatori.
Un amico mio direbbe: “Sembra una di quelle strane
congiunzioni astrali che difficilmente si ripetono.”
Poi capita un imprevisto e, si sa, di quelli tutti
vorremmo farne a meno.
Eppure anche quello permette di conoscere qualcosa
di più di altre persone, carpire un desiderio, captare uno stato d’animo, un
momento di difficoltà o di paura, ma anche di speranza, ed anche dall’imprevisto
esci in qualche modo rafforzato. Ed è stato bello vedere la partecipazione emotiva
di alcuni ragazzi. Ah, quanto mi sarebbe piaciuto conoscere le parole di quella
preghiera silenziosa, mano nella mano nel salone, prima della buonanotte!
Poi, dopo una viaggio fra le buie curve di montagna,
arriva il momento di chiudere gli occhi.
Solo poche ore, forse, e l’alba di una bella
giornata serena ci accoglie fra le sue braccia.
Sveglia, colazione e partenza per la passeggiata.
Nuove emozioni, fra le quali la sorpresa di
apprendere che un ragazzo di tredici anni può commuoversi ascoltando le parole
di una canzone di un rapper, dimostrando una sensibilità che stride con l’apparenza
che dà di sé.
Rientro, giochi nel salone in attesa del pranzo.
E mentre i primi genitori arrivano, i ragazzi,
questa volta quelli più grandi, mi fanno il regalo di farmi ascoltare una
canzone musicata da loro. Ed io sono costretto a… tacere.
Il pranzo è servito.
Ci raduniamo tutti quanti nel salone. E’ il momento
delle domande “scottanti” preparate dai ragazzi per i genitori.
Via, si parte. Domanda,
risposte. Domanda, risposte. Domanda, risposte.
E’ un bel dibattito. I genitori sono molto attivi e
non si tirano indietro, tanto che il buon moderatore è quasi costretto a
tagliare per lasciare spazio alle altre domande.
Ed è bello vedere con quale energia i genitori
liberano il fanciullo che è in loro in occasione dei giochi, lasciandosi
andare, scoprendo o riscoprendo la bellezza del gioco, del puro divertimento.
Liberi, appunto, senza alcun tipo di timore.
Sembra troppo bello per essere vero. Da anni non
respiravo questa atmosfera di complicità fra i presenti.
La Santa Messa conclude il week-end in famiglia.
Sono contento: per i ragazzi, per i genitori, per
chi ha cercato di dare il meglio di sé per la riuscita dell’iniziativa e vorrei
che tutti provassero quello che sto provando io. Lo so, in fondo, si dirà, è
solo un ritiro. Ma le emozioni è bello viverle, sempre.
E’ il momento dei saluti e vorrei dare un abbraccio
a tutti.
Abbraccio: che bella parola! E’ una delle tre parole
che a me piacciono molto e che iniziano tutte per “A”: “A” come abbraccio, “A”
come amicizia, “A” come amore.
Per questa occasione ce n’è una in più, che le
unisce tutte quante: “A” come Abetone.
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