lunedì 9 gennaio 2012

Quattro passi... con Ben - Sessantesima puntata

Ci accolse un maresciallo, il maresciallo Sartori, una persona dalla faccia gentile e dai modi garbati.
“Non fateci caso, l’accoglienza è sempre così, ma qui starete bene. Certo, a casa vostra sareste stati meglio, però vi posso dire che qui non c’è nonnismo, che è una piccola caserma, infatti siamo in tutto circa una settantina di militari, e per la maggior parte siete tutte persone scelte, insomma, dovreste essere tutti bravi ragazzi.”
Quello che diceva contrastava con quanto avevamo visto nel fortino e non sapevo se lo diceva per tirarci su oppure se era davvero in quel modo.
“Siete arrivati più tardi del previsto” continuò. “Però vi abbiamo lasciato qualcosa da mangiare. Purtroppo è freddo, ma domani andrà meglio. A proposito, qui si mangia meglio che a Chieti, così dicono gli altri.”
Era una buona notizia.
Mangiammo dei panini con degli affettati, accompagnati da insalata di pomodori, e acqua minerale gassata (parecchio gassata, le bollicine sembravano palline da ping pong). Eravamo talmente affamati che anche quel poco cibo ci sembrò buonissimo.
I panini, le classiche rosette, erano veramente buoni, e restarono il fiore all’occhiello della cucina della caserma per tutto il resto del periodo. Anche l’insalata rimase una costante, tant’è vero che una volta congedato ho rifiutato di mangiarla per alcuni anni.
“Coraggio, dopo aver mangiato vi accompagnerò nelle camerate, così potrete spogliarvi e fare una bella doccia” disse il maresciallo.
“La doccia? A quest’ora?”
“Certo, ve l’ho detto, qui starete bene. I bagni e le docce sono all’interno del fortino, e ne potrete usufruire in tutti i momenti che vi è permesso di stare nelle camerate.”
“Questa sì che è una bella notizia” disse uno di noi.
Mangiammo ancora più in fretta per poter andare a lavarci.
“Chissà cosa ci aspetta su, dopo la bella accoglienza” ci domandavamo.
“Tranquilli, il cane che abbaia non morde” riprese il maresciallo. “Molti di loro saranno già a letto, ma nessuno vi darà fastidio.”
E infatti andò in quel modo.
Sembrava tutto inverosimile: una caserma in cui non si fanno scherzi ai nuovi arrivati, dopo aver sentito sempre storie di nonnismo dalla maggior parte dei congedati che avevo conosciuto. Era troppo bello per essere vero. Ed in effetti, anche nei giorni successivi, non si verificò niente. Solamente alcuni mesi più tardi alcune teste un po’ più calde provarono a fare i nonni, ma a quel punto le burbe erano altre e quindi non riguardava più il nostro scaglione, il 5^ 1985.
Mi assegnarono una branda nella prima camerata.
Io e Giorgio, di Sergnano, una frazione di Crema, ci ritrovammo insieme, mentre Federico, il pistoiese, finì in terza camerata. Avrei preferito andare con lui, per affinità di provenienza. Ma anche Giorgio si dimostrò in seguito un grande compagno di sventura al quale mi affezionai molto.
Ci spogliammo, sistemammo la nostra roba (poca) negli armadietti e poi andammo a fare la doccia. La voglia di essere freschi e puliti era più forte del sonno accumulato, così approfittammo di quella acqua calda, che a Chieti non avevamo mai potuto provare, restando sotto la doccia il più a lungo possibile.
Una cosa che notammo era l’assenza del piantone. Se non c’era un servizio di sorveglianza interno alle camerate significava veramente che la situazione era tranquilla.
Finalmente andammo a letto.
“Speriamo di dormire. Sono a pezzi. E speriamo bene. Buonanotte Giorgio.”
“Buonanotte, Roberto.”
“Allora, volete fare silenzio?” disse una voce biascicata ed insonnolita. “Le sei e mezzo arrivano presto, sapete!”
“Sì, sì, buonanotte.”
Così terminò il 28 luglio, o per meglio dire, iniziò il 29, visto che era già notte fonda.

7 commenti:

  1. "Le classiche rosette", Ben, sono il mio pane preferito, purché siano "vive".
    Le passavano "vive" in caserma?
    Ciao

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  2. Dipende da cosa si intende per "vive". A me sembravano parecchio arrendevoli, si facevano prendere a morsi senza reagire.
    Comunque erano croccanti e con la bolla d'aria all'interno.
    Qui da noi, a mio parere non sanno farle: sono piene di mollica dentro e per mandarle giù si necessita di acqua abbondante. Ecco, queste ultime potrebbero essere definite "morte".

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  3. Perfetto, Ben: le rosette sono "vive" quando sono croccanti. Ma hanno vita breve: poco più di un'ora poi "muoiono", cioè diventano come chewing gum.
    La mollica dentro dovrebbe essere quasi inesistente.
    Ciao

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  4. Che BARBA quella BIRBA che chiama BURBA un giovane imBERBE! Vogliamo mandarla a BORBA?
    Cosa ne pensi, Ben?

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  5. Beh, penso che i vostri duetti siano molto simpatici.
    E penso che è arrivato un altro 13 gennaio e allora...
    AUGURI di buon compleanno cara Maria!
    AUGURI di buon compleanno caro anfitrione Ben!
    Cento di questi anni e di questi giorni, festeggiate e continuate a festeggiare fino a quando lo desiderate :)
    Buonanotte e kiss,
    Bianca

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  6. Cara Bianca,
    grazie, sei sempre così premurosa e gentile. Ti mando un bacione.

    E un mondo di auguri a te, caro Ben. Nonostante le avversità dobbiamo sforzarci di sorridere e guardare avanti.
    Abbraccio affettuoso!

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  7. Di nuovo auguri Maria!
    Come non essere d'accordo, nonostante le avversità mai arrendersi e sempre guardare avanti.
    C'est la vie.
    Un bacio più abbraccio affettuosi cara festeggiata!
    Bianca

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