sabato 8 ottobre 2011

Ho inserito sul Forum "Leggere e Scrivere" del Corriere della Sera...

Motivazioni, e non narcisismo e vanità letteraria


Ho trovato, rientrando sul forum, un argomento che ciclicamente riappare: esordienti e pubblicazioni a pagamento e non. Ho letto anche parole come narcisismo, vanità letteraria, in cui non mi riconosco.
Non credo che queste parole abbiamo valore, o lo stesso valore, per tutti, anzi, credo che chi scrive debba essere più sensibile ad altre parole e sentimenti.
Prima di tutto vorrei capire meglio che cosa si intende per esordiente, ponendo una domanda attraverso un esempio (ho imparato ad avvalermi degli esempi da un paio di anni a questa parte, da quando incontro un gruppo di bambini che adesso sono in quinta elementare): io ho scritto quattro libri di cui tre pubblicati nel modo in cui qualcuno forse ricorda. Il primo, per me il più importante e verso il quale mi sento quasi in colpa, lo sto inserendo a puntate sul mio piccolo spazio web. Se adesso scrivessi un libro, e sarebbe il quinto, per assurdo pubblicato da un Signor Editore, risulterei un esordiente? O, semplicemente, passerei da sconosciuto a meno sconosciuto?
Detto questo, io credo più nei progetti: c’è l’urgenza di scrivere, ma ci sono anche altre urgenze, e lì bisogna darsi daffare, magari mettendo a disposizione una qualità che abbiamo. A volte si scrive, non solo per noi stessi, non per narcisismo o per vanità letteraria, ma perché sta cambiando qualcosa in noi e la scrittura può rappresentare un passaggio verso qualcosa di cui ci rendiamo conto solo dopo, proprio grazie a ciò che, ignari, avevamo scritto in precedenza, e che ci avvicina al tipo di persona che vogliamo essere. Così mi sono ritrovato a trasferire dalla carta alla realtà, in maniera non identica ma analoga, ciò di cui avevo parlato nei miei libri.
L’ultimo romanzo è uscito solo due anni fa, eppure mi sembra un tempo lontanissimo. Nel frattempo ho continuato a scrivere, senza affanni, iniziando un romanzo che poi ho cancellato, ho contribuito alla stesura di una commedia musicale, ho sceneggiato canzoni e attualmente mi diverto a scriverne, argomento che ho provato a proporre con un mio precedente intervento che non ha suscitato interesse.
Oggi mi sento una persona molto diversa da quella che ero quando ancora non scrivevo, arricchito interiormente da tutto quello che è scaturito dalla scrittura.
Ma se non avessi creduto nei progetti legati ai miei libri? E se avessi deciso di tenerli nel cassetto in attesa di?
E se non avessi deciso di pubblicare nel modo in cui qualcuno forse ricorda?

16 commenti:

  1. A dir la verità non ho ben compreso tutto ciò che hai messo in pentola in questo post.
    Quindi ti lancio delle pillole che, seppur provenienti dallo stesso scatolo, hanno
    in se contenuti diversi. Assaggiale dunque come "pasticche" impazzite!!

    - pillola 1

    Vorrei sentirmi sempre un esordiente in tutto ma è difficile; solo così, come solo gli alberi sanno fare,
    i nuovi frutti matureranno comunque stagione dopo stagione per chiunque ne abbia voglia di raccoglierne.


    - pillola 2

    Quando una cosa mi interessa (ed è già difficile trovarne qualcuna), non mi chiedo mai se potrebbe
    interessare ad altri ma la coltivo e basta prima di tutto per il mio piacere.
    E se poi provo a condividerla con altri, quante volte mi è successo di non essere "capito".
    Ma cosa importa, ciò che può essere "leggero" o "inutile" o "incompreso" a volte è la cosa
    più divertente che si fa.


    - pillola 3

    Progetti? Si ma a volte è bene non abbandonarli e sostituirli sempre con dei nuovi.
    A volte vado troppo di fretta e non mi accorgo che quella "vecchia" sedia rotta ha solo
    bisogno di essere riparata e non sostituita.


    Josil

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  2. Caro Ben,ciao!
    Vorrei esprimere inanzitutto la mia opinione sul narcisismo (che accomuna molte, molte persone), la vanità letteraria (che accomuna molti, molti scrittori) e la sensibilità, cui tu fai riferimento nel sostenere - a ragione, secondo me - che chi scrive dovrebbe essere più sensibile (ad altre parole e sentimenti).
    Non vedo come due grandi limiti (il narcisismo e la vanità) possano coesistere con la sensibilità: i primi dirigono l'attenzione di chi ne è "vittima" verso il sé, allontanandolo/a dagli altri; la sensibilità - intesa come una spiccata propensione a cogliere sentimenti, emozioni, stati d'animo, ... - favorisce l'immedesimazione, ossia l'uscire fuori dal proprio io per incontrare l'altro.
    Cosa ne pensi?
    Certo, questo tema offre un mare di spunti...povero te! :-)
    Un caro saluto

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  3. Caro Josil,
    a proposito della tua pillola 1:
    sentirsi o essere (per assurdo)sempre esordienti in tutto non toglie forse i vantaggi dell'esperienza acquisita, di un possibile e auspicabile "know-how" che permette di migliorare, di muovere un passo in avanti in un determinato cammino e, dunque, verso la meta prescelta?
    Ciao!

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  4. Ciao Josil, ciao Ines,
    ben tornati, cominciavo a sentirmi solo.
    Allora Josil, cominciamo a prendere le pasticche, ammesso che riesca ad acchiapparle!
    dietro a questo mi ointervento c'è un trascorso in cui partecipavoa attivamente al forum citato, per cui è normale che qualcosa non ti sia chiaro.
    In sintesi, secondo i "forumisti" gli editori dovrebbero pubblicare senza ricevere compenso dagli autori, filtrando ciò che merita e rischiando come tutte le imprese.
    Gli autori non dovrebbero pagare per farsi pubblicare, perchè così facendo evitano quel filtro critico che potrebbe portare ad una bocciatura.
    In soldoni e in maniera semplice questo è il discorso.
    Io non ho mai nascosto il modo come in cui i miei libri sono arrivati, e ogni volta che esce fuori questo discorso mi sento punto, non per il fatto di averlo fatto, ma perché quello che ho tentato di spiegare è sempre scivolato via, non so se non compreso o perché non è stato nemmeno valutato o letto.
    Eppure avrei avuto la possibilità di avvalermi della canonica percentuale dei diritti d'autore, ma per i progetti che tu conosci, ho ritenuto di fare l'altra scelta, quella che scandalizza.
    Ecco perché non mi riconosco nelle parole che ho citato.
    Esordiente è bello, se non altro per la passione e per le emozioni.
    Ma si può considerare esordiente uno al suo primo libro, pubblicato da un grande editore che non accetta manoscritti se non richiesti (come scritto, spesso, sui loro siti) e che quindi in qualche modo pubblica qualcuno che ha già scritto qualcosa, se è stato notato?
    Semplicisticamente è un po' come dire che un giocatore esordisce in serie A di calcio. Ok gioca per la prima volta in quella categoria, ma fino a quel momento non ha mai giocato a calcio? Io credo di sì, altrimenti dove lo avrebbero notato? Quindi esordiente fino ad un certo punto.
    Come tu dice nella pillola n. 2, le cose si fanno prima di tutto perché ci crediamo.
    I progetti, poi, possono variare, perchè anche noi siamo in continua evoluzione, senza per questo rinnegare quello che è stato; ci si adegua ad un nostro nuovo modo di essere.
    Quante pillole mi hai fatto prendere, Josil! Speriamo che non mi venga il mal di pancia. :-)
    Ciao.

    P.s. Questo commento è troppo lungo da rileggere, se trovi qualche errore porta pazienza.

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  5. Ri-ciao Ines,
    ma chi scrive non dovrebbe possedere una sensibilità maggiore di chi non lo fa, se non altro per dotare di un'anima i personaggi creati? Se poi devi scrivere un saggio sulla ricotta, allora credo che il discorso possa essere diverso. :-)
    Con te abbiamo già avuto modo di parlare di questo aspetto.
    Io credo che, chi scrive, non come me, ma per professione, debba essere il primo a comprendere le ragioni dell'altro, proprio per una capacità maggiore (teorica) di immedesimarsi nell'altro ed, eventualmente, capire anche le ragioni di chi ragione non ha.

    Alla tua domanda rispondo così: erigere un muro fra sé e gli altri credo sia la più grande sconfitta.

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  6. Riguardo alla pillola n. 1 di Josil, io l'ho interpretata come la passione che anima chi fa una cosa per la prima volta e la voglia di non fermarsi, continuare a conoscere cose nuove, con lo stesso entusiamo della prima volta, senza per questo rinunciare all'esperienza acquisita.
    Josil, adesso dicci la tua verità!

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  7. @Ben . perfetto!!! Il senso della pillola 1 era quello che hai descritto tu.
    La voglia di emozionarsi magari non come la prima volta (e qui entra in gioco
    l'esperienza che dice @Ines che ne migliora il cammino);
    e il non fermarsi se a quella cosa ci si crede davvero.


    Di motivi per i quali gli editori vagliano solo manoscritti a "richiesta" ce ne possono essere tanti
    ma io sono il meno indicato ad affrontarli. Sono certo però che con la diffusione più estesa delle nuove
    tecnologie, solo gli Editori che sapranno cogliere per primi i cambiamenti saranno in grado in futuro
    di acquisire e proporre i lavori migliori.

    E così anche chi scrive può accedere a molti più canali rispetto a qualche anno fa. Certo parlo di un mondo
    ideale, dove le raccomandazioni non sono determinanti altrimenti quello che dico non conta.

    Josil

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  8. Beh, sarebbe il massimo riuscire a coniugare l'entusiasmo da esordiente e le certezze dell'esperienza per ogni attività che si intraprende o si evolve.
    Sono d'accordo con Josil: mai arrendersi se si crede veramente in un progetto, anche perché abbandonarlo sarebbe forse segno di non averci creduto abbastanza.
    Un salutone

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  9. @ Josil: le raccomandazioni non rientrano nel mio pensiero relativo ai manoscritti a richiesta. Gli editori notano qualcuno perchè già ha scritto in altri "ambienti", ad esempio su riviste. Ecco perché, per me, il termine "esordiente" sovente è usato impropriamente.
    L'utilizzo delle nuove tecnologie potrebbe anche portare ad un livellamento in basso.

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  10. D'accordo con entrambi: credere nei progetti e portarli avanti.

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  11. @Ben Nel tuo intervento c'è esattamente ciò che volevo dirti.
    Adesso quelli che tu definisci "altri ambienti" non sono più
    solo le riviste e poco altro. La Tecnologia ha ampliato i luoghi
    dove poter esplorare.
    Credimi, questo non porterà con se un livellamento più basso che c'è già
    adesso e che ci sarà sempre in ogni forma esso venga rappresentato.

    Josil

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  12. Caro Ben,
    parlando tecnicamente tu non puoi considerarti, né un "Signor Editore" ti considererebbe un esordiente, visto che hai già pubblicato tre libri.
    Pubblicando con un "Signor Editore", come lo chiami e lo scrivi tu (con le iniziali maiuscole), la tua posizione nel complesso mondo letterario potrebbe variare da "meno sconosciuto" a "famoso" - con i diversi gradi intermedi - e questo non necessariamente dipenderebbe dalla qualità del tuo lavoro.
    Questa ultima affermazione è ampiamente dimostrata dalla "qualità" dei libri che vediamo nelle classifiche dei quotidiani e delle librerie: una qualità non sempre esaltante, diciamo.
    Buona serata

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  13. Ti ringrazio per l'analisi tecnica, Ines, tuttavia il caso da me ipotizzato è improbabile che accada.
    La qualità è sempre opinabile: la critica stanga, ma i lettori grdiscono, oppure la critica esalta, ma i lettori non gradiscono.
    E' una storia che si ripete e, personalmente, sono molto indietro con la lettura per poter esprimere pareri con cognizione di causa. Sono un pessimo lettore, ahimé!

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  14. Solo allo scopo di dimostrare che non parlo a vanvera (lungi da me, dunque, ogni forma di vanteria), io potrei essere considerata una "lettrice forte": leggo in media 1-2 libri al mese, dipende dalla lunghezza del libro, dalla complessità dell'opera e dalla lingua (mi diletto a leggere anche libri in lingua originale).
    La qualità della narrativa contemporanea, caro Ben...Be', ci siamo capiti, anche perché ne abbiamo parlato ampiamente, anche qui nel Rifugio, no?
    Alla prossima

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  15. Io avevo ripreso un buon ritmo, ma poi non sono riuscito a reggerlo. E' meglio che non dica la mia media.
    Idea: potrei alzarla se considero quelli che mi servono per studio! :-)

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  16. La pillola 2 di Josil: sono d'accordo sul fatto che un'attività, un progetto debbano scaturire innanzitutto per il nostro piacere di coltivarlo; in fondo è quel piacere-interesse il motore di tutto ciò che facciamo per scelta e non per obbligo.
    Quanto all'essere compresi e trovare persone che apprezzino quanto noi quella scelta mettiamola così: il mondo è bello perché è vario.
    Buona giornata

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