Questa mattina, leggendo un libro di teologia, mi sono imbattuto in un brano che sembrava messo lì apposta per la discussione di cui al post precedente.
"...percepiamo che la persona si presenta aperta alla costruzione di se stessa.
... con più o meno condizionamenti e ostacoli, l'uomo si fa e sceglie un cammino di realizzazione nella vita.
...non tanto la scelta di ciò che una persona vuole fare nella vita, quanto il tipo di persona che ha deciso di essere."
Poiché era quasi l'ora del risotto ho interrotto il post, ma avrei voluto scrivere ancora quanto segue:
RispondiElimina"...rifletta una scelta libera, orientata dalla stessa ansia dell'essere in pienezza.
... lo stesso dinamismo della persona la porta scegliere..."
Così, facendo un "post" indietro, ho trovato altri vocaboli per esprime quello cui accennavamo.
Un salutone.
Già, amici: non tanto ciò che facciamo quanto chi siamo.
RispondiEliminaPersonalmente sono molto affascinata dall'essere. Mi spiego: se incontro una persona nuova mi interessa relativamente sapere quale professione svolge, quale titolo di studi possiede, quali sono i suoi hobby, se è sposata, single, separata....
Mi incuriosisce piuttosto la persona nella sua "essenzialità", il suo modo di essere, appunto.
Tutto il resto può venire dopo, se abbiamo entrambi (l'altro e io)voglia che venga.
Ma, a questo punto, mi viene da chiedere: è ciò che facciamo a determinare le persone che siamo, oppure è il nostro modo di essere che ci orienta verso determinate scelte?
Sì, no, in parte? Quanto?
Saluti
Lo sai, Ines, che, pensando bene, si entra in un campo pieno di contraddizioni?
RispondiEliminaSi può parlare di tensione fra essere e divenire? Cioè fra quello che siamo, che include a mio parere, piaccia o no, anche quello che facciamo, e quello che vogliamo essere o diventare, il che, dopo questo percorso, porta a un nuovo essere, e quindi a un nuovo fare, perchè ciò che siamo diventati lo si manifesta attraverso il pensare, il sentire, l'agire.
A presto.
Sì, Ben, credo che si possa parlare di tensione tra essere e divenire.
RispondiEliminaEd è proprio questo divenire continuo che ci rende positivamente mutevoli. Nessun "capriccio", come la parola potrebbe far pensare; né instabilità caratteriale, ma la consapevolezza che ognuno di noi, vivendo, è se stesso e, insieme, tutte le persone che ha incontrato e hanno lasciato un segno, tutte le esperienze, le scelte, gli errori, i fallimenti, le vittorie, le gioie e le sofferenze.
Tra un anno tu, Bianca, Maria e io (nomino le persone con cui condivido abitualmente il Rifugio) non saremo gli stessi di oggi, come un anno fa non eravamo come oggi siamo.
Il nostro obiettivo, secondo me? Impegnarci per essere, tra un anno, migliori di oggi.
Cosa ne pensate? Soltanto belle parole? Neanche belleee???!!! :-)
Un salutone
Wooow!
RispondiEliminaBellissime, Ines!
Impegnarci per essere tra un anno migliori mi sembra un'ottima idea, nella sua semplicità... molto originale.
RispondiEliminaChissà perché non ci pensiamo mai, a miglioraci, anziché affannarci dietro a troppe altre cose, non sempre così importanti.
Auguro la mia migliore... buonanotte!
Forse perché, cara Bianca, siamo letteralmente stritolati da certi meccanismi sociali che tolgono tempo, risucchiano i pensieri e, talvolta, ci abbrutiscono.
RispondiEliminaE' il prezzo da pagare, forse, per non restare tagliati fuori o indietro.
Eppure (sembrerò una sognatrice, ma ti assicuro che vivo su questa terra, eccome se ci vivo!) sono convinta che sia l'unico modo per ritrovare noi stessi.
Se non ritroviamo noi stessi come possiamo trovare gli altri, amarli, vivere una vita degna di essere vissuta?
Sono anche convinta che ognuno di noi porti dentro di sé un grande patrimonio di sentimenti, di emozioni, di esperienze che spesso nasconde persino a se stesso, perché lo teme. E che a maggior ragione nasconde agli altri, nel timore di essere giudicato, frainteso, considerato debole o altro.
Non è così. Quante volte ci è successo di ascoltare una persona che ci racconta di sé e di pensare "Cavolo, questo l'ho provato anch'io"?
Siamo diversi, da persona a persona, e ciascuno unico. Eppure, nell'essenzialità del nostro essere e divenire, ci somigliamo più di quanto riusciamo ad immaginare. Quasi sempre.
Scusate, amici, se mi sono tanto dilungata, ma - devo ripeterlo? - questi argomenti mi prendono.
Come mi prende una sana risata, se ci scappa.
Quanto mi piace ridere!
Voi quanto ridete?
Un saluto a tutti!
E' difficile togliersi una corazza di dosso. Io ho impegato molti hanno per capirlo e per cominciare a farlo.
RispondiEliminaCome canta Masini:
Nello specchio questa sera
ho scoperto un altro volto
la mia anima è più vera
della maschera che porto
...
Ed ora sto molto meglio.
Ridere è bello. Mi piace ridere e scherzare, ed è difficile che passi una giornata senza abbia "sparato" una bischerata o abbia detto una battuta: in ufficio, in casa, con le persone che conosco.
Una risata è salutare, e quando è contagiosa è addirittura prodigiosa.
Ahhh, Ben, ora ho capito il significato del tuo "Wow! Bellissime, Ines!": era una bischerata! :-D
RispondiEliminaCiao
No, la bischerata era tutto quello che avevo detto prima.
RispondiEliminaQuelle erano le uniche parole serie!
:-D) (risata con doppio mento)
A me piace molto ridere e far ridere, tanto che spesso rido da sola :-D
RispondiEliminaMeno che le risate sarcastiche e acide, tutte le altre sono le benvenute per rendere più allegra la nostra vita.
Piuttosto io piango poco, praticamente niente.
Carattere...
A voi care amiche e caro "ospite" una felice giornata e casomai dovessi mettere in atto il mio piano di staccarmi per qualche giorno dal computer (più che altro Internet) un solare e gioioso fine settimana.
Pieno di sorrisi e, per restare in tema, di risate.
A prestissimo!
A proposito di computer: ieri ho fatto rifornimento di penne, fogli e quaderni, ormai l'abbinata foglio+penna l'avevo data per defunta, ma mi piace l'idea di ripristinare le antiche abitudini, almeno qualche volta.
RispondiEliminaQuando hanno un tratto fluido e scorrevole è un piacere scriverci...
Insomma, ritorno al passato.
Ciao!
Bianca
(d'antan)
Beh, cara Bianca, le risate sarcastiche e acide non sono vere risate e fanno male a chi le fa.
RispondiEliminaBello che ridi anche da sola.
Anch'io a volte lo faccio.
L'idea di tornare a scrivere a mano non è male.
Ci penserò.
Ciao
Ooopsss, è vero: chiamale risate quelle acide e sarcastiche... :-)
RispondiEliminaTrasformano anche la mimica di chi le fa, di certo non in meglio.
Vado a rispolverare la mia collezione di penne.
Alla prossima, ciao!
Sapete scrivere a mano?! A me non riesce più. Quando mi trovo a prendere appunti, e ultimamente mi capita spesso, sono costretto a ricopiarli subito, altrimenti non ci capisco più nulla. Eh sì, scrivo proprio male!
RispondiEliminaE poi c'è anche una questrione logico-temporale-cronologica: mi sono talmente abituato a inserire, tagliare, aggiungere che mi troverei in difficoltà a scrivere manualmente poichè questo tipo di operazione sarebbe possibile solo con note e postille.
Non vi sembra?
Infatti, Bianca, una risata cinica non è una bella risata.
RispondiEliminaSe so scrivere, Ben? No. :-)
Se so scrivere a mano? Ancora sì, ma non so per quanto ancora.
Prendo appunti scrivendo a mano, alcuni pensieri che desidero fissare li scrivo a mano, ma i lavori impegnativi no. Ho bisogno del pc, che permette molte operazioni che, se fatte a mano, richiedono molto tempo e poi...che disordine!
Siamo destinati a dimenticare la tecnica dello scrivere a mano? Chissà.
Però, che bella la collezione di quaderni e penne di Bianca! Non l'ho vista, ma la immagino.
Da bambina adoravo i quaderni.
A Natale mi hanno regalato un bellissimo quaderno con la copertina in tessuto rosso.
Vi scriverò la prossima emozione gradevole, dai.
Buona serata
Riflettevo, cari amici, sul significato "dell'essere in pienezza".
RispondiEliminaSignifica sentirsi completi, in quella determinata fase della vita (visto che probabilmente siamo in continuo divenire), interiormente appagati?
No, le risposte non ora!
Pensiamo al fine-settimana.
Buon week-end a tutti!
L'appagamento, secondo me, rappresenta un rischio: quello di fermarsi. Ed è facile incorrerci, e soprassedere.
RispondiEliminaL'essere in pienezza, secondo me, può significare raggiungere una metà e da lì ripartire per un'altra. Si raggiunge uno stato che ci completa, ma quello diventa la base per un nuovo stadio che ci consente, o almeno questa a la speranza, di renderci migliori.
E' un po' come quando andiamo a scuola: partiamo e il primo passo è quello di arrivare in quinta. Lì completiamo un percorso e siamo pronti per un nuovo traguardo: la terza media, quando saremo pronti per le superiori, ecc.
Per chi non si sente mai arrivato, l'essere in pienezza forse non esite, o forse esite, ma non in questo mondo.
Buon fine fine-settimana.
Infatti, Ben, parlavo di pienezza e appagamento relativi a una fase della vita, a uno o più obiettivi da raggiungere, che non saranno finali, ma parte di un viaggio lungo (con altri obiettivi) quanto la nostra vita.
RispondiEliminaCi sono, oppure non ho capito un bel nulla? :-)
Ciao
P.S. Trascorso un buon fine-settimana, amici?
Io sì: tranquilla. Meglio di così...
Ci sono nel senso di "io ci sono" oppure di "essi ci sono"?
RispondiElimina:-)
Se ho ben-interpretato la tua domanda, io credo che ci siano questi momenti di essere in pienezza che, e qui parlo per me, rappresentano il punto per una nuova partenza. Insomma, come hai detto tu, un viaggio lungo, un moto perpetuo che ci accompagna per la vita.
Per me sabato molto intenso, ma domenica tranquilla, riposante: famiglia, blog, studio e lettura.
E domani di riparte, il moto si rimette in... moto
"Ci sono" (io, intendevo)...nel senso più ampio del termine.
RispondiEliminaCi sono o ci faccio? Ci sono di testa?....Potrei continuare, ma te le risparmio. Stasera voglio fare la brava (?) :-)
Comunque, caro Ben, mi sembra che siamo d'accordo sulle idee espresse.
E tu, dopo Sanremo (basta la parola), ti/ci chiedi se il testo appena postato è canzone o poesia?
Beh, a riparlarne presto.
Buona serata a tutti!
Serata?! Buona notte, direi quasi.