Orah, Ilan e
Avram, poco più che ragazzi, si conoscono mentre sono ricoverati in un ospedale
di Gerusalemme, quando è in corso un conflitto. In quelle lunghissime ore che
trascorrono insieme i tre ragazzi diventano molto amici e Orah e Ilan, più
avanti, si sposeranno. Molto anni dopo Orah, madre di due figli, Adam e Ofer,
si separerà da suo marito. Ofer, ormai sul punto di essere congedato, si offre
per partecipare ad una ulteriore incursione, rinunciando così a partecipare ad
una gita attraverso la Galilea insieme a sua madre, organizzata per festeggiare
il congedo. Orah deciderà di partire ugualmente perché, turbata dal
presentimento che suo figlio Ofer non tornerà da quella missione, non vuole
essere a casa quando l’esercito israeliano arriverà a svegliarla di notte, come
da prassi, per comunicarle la terribile notizia. Come compagno di viaggio porterà con sé Avram,
ormai distrutto nel corpo e nello spirito dalla prigionia sotto gli egiziani.
In questo libro
Grossman dimostra una sensibilità grandissima, descrivendo le sensazione, le
emozioni, i sentimenti di una madre che teme di perdere suo figlio, forse li
stessi che lui ha provato in prima persona con suo figlio, morto durante un
conflitto.
Descrive
rapporti di gente comune, arabi e israeliani, che vivono insieme e sono perfino
amici, prima di essere messi gli uni contro gli altri da un qualcosa più grande
di loro, in un paese che non conosce mai la pace.
Orah, durante
il viaggio, ripercorre molte tappe del suo passato, i rapporti con Avram e
Ilan, con Ilan e i figli Adam e Ofer. Tutto viene analizzato e scomposto in
tanti frammenti, in tante emozioni che riaffiorano e che vengono quasi sezionate, una ad una. Grossman è capace di
scrivere pagine e pagine su ogni piccola sensazione, quasi dilatandola nel
tempo e nello spazio. A volte si ha la sensazione di essere sospesi in una
frazione di tempo, quasi si leggesse il libro alla moviola, come se il tempo
rallentasse. Poi ritorna l’alternanza col presente, con il viaggio in corso, e
il tempo riassume i suoi ritmi.
Attraverso il
personaggio di Orah, Grossman sembra voler descrivere la paura della morte in
un paese in eterno conflitto, ma allo stesso tempo la voglia di continuare ad
andare avanti nella speranza che un giorno, chissà quando, tutto possa cessare
e tutti possano aver un po’ di pace, in quel paese, senza essere costretti a
dover scappare altrove per trovarla.
Di Grossman è
il secondo libro che leggo, il primo è stato Qualcuno con cui correre. Il
confronto fra i due libri a mio avviso non si può fare, se non nello stile di
scrittura, in quella capacità di rendere avvolgenti le parole, come se fossero
carezze. In alcune parti l’autore forse si dilunga troppo, in quella attività
di scomposizione, analisi delle singole sensazioni, rendendo un po’ pesante la
lettura. In altre è proprio quell’approfondimento che permette al lettore, è
questa la sensazione che ho avuto, di analizzare le proprie emozioni e i
propri sentimenti, permettendogli così di conoscere meglio anche se stesso.
Voto
di Ben: 8,5