giovedì 15 luglio 2021

K come Karaoke

Il 2010 fu per me un anno importante, pregno di novità.

Fra queste ricordo con piacere di aver intrapreso un’avventura canora che continua ancora oggi.

Tutto cominciò per caso, quando fui invitato a fare delle prove per cantare alla festa prenatalizia dell’associazione di volontariato di cui faccio parte.

Il cammino cominciò insieme ad altri volontari, ma ben presto, vuoi per le prove, vuoi per la costanza che serviva nel portare avanti il discorso, rimanemmo in due: Giancarlo ed io.

Ci siamo trovati subito bene insieme e abbiamo cominciato a divertirci, e anche parecchio.

Così, nel corso del tempo, di amico in amico dell’amico, ci siamo “allargati” ad altri eventi, feste, cerimonie, cene, pizzerie, bar, ecc.

Abbiamo scoperto di quanto fosse bello cantare insieme e farlo per far divertire le persone che assistevano o che avevano voglia di cantare insieme a noi o da soli.

Quello di far divertire il pubblico, divertendoci, è sempre stato il nostro scopo principale. Non siamo mai stati tentati dal cantare per gloria personale, per l’applauso fine a noi stessi. Abbiamo sempre puntato più sulla simpatia che sulla bravura, tanto da lasciarci andare a trucchi, travestimenti e parrucche pur di strappare un sorriso e far trascorrere qualche ora in leggerezza.

Qualche anno dopo Simone è venuto a darci manforte e così siamo diventati in tre.

Se prima il divertimento era moltiplicato per due, adesso era moltiplicato per tre.

Le cose le abbiamo fatte sempre seriamente, ma senza prenderci sul serio.

Abbiamo accettato serate, ma non troppe. Ricordo l’anno in cui ci venne proposto di fare

tutta una stagione in un locale. Rifiutammo, perché il nostro lavoro era un altro.

Ci sono stati posti in cui siamo stati bene. Se devo essere sincero quello dove le “distrazioni” nei nostri confronti sono state maggiori è stato proprio quello in cui ci sentivamo più a casa.

Non ci siamo mai dati un nome. E spesso abbiamo giocato su questo, decidendo di volta in volta quello adatto per la serata, che poi era sempre lo stesso: Giancarlo, Simone e Roberto. A tal proposito ricordo una serata organizzata col patrocinio del Comune. Intervenne pure il sindaco quella sera. Per fare le locandine ci domandarono: “Ma voi come vi chiamate, che cosa dobbiamo scrivere?”.

La risposta fu: “Simone Giancarlo e Roberto”.

E così fu.

Ho avuto anche la possibilità di esibirmi da solo o con altre persone, ma senza quei due “mammalucchi” del Lallo e di Simone non è mai stata la stessa cosa.

Abbiamo cantato fino all’ultimo sabato prima della chiusura dell’Italia per Covid.

In quella serata sperimentammo anche alcuni brani dal vivo con gli strumenti. Un bell’azzardo! Ma ci abbiamo preso gusto e stiamo continuando su quella strada.

Al momento non sappiamo se avremo altre opportunità per cantare o per suonare, ma quando ci ritroviamo, l’incantesimo si rinnova ogni volta e ci divertiamo.

Come bambini!




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