Non sono mai stato un frequentatore di bar.
Solo da piccolo, quando ci andavo perché i miei genitori ci lavoravano. Era un modo per stare con loro, che non vedevo quasi mai a casa. Partivano che era ancora buio, la mamma faceva avanti e indietro per dare il cambio a mio padre che rientrava dopo la mezzanotte.
Sentivo, però, i discorsi che si facevano: politica, sport, chiacchiere di paese, gossip (questo lo si direbbe oggi), curiosità, caccia, pesca, ecc. A quei tempi si discuteva molto anche durante una partitina a carte. Ricordo il pomeriggio della domenica, con la sala piena di gente e di fumo. A niente serviva l'aspiratore, che veniva anche spento perché faceva rumore. Allora gli anziani indossavano il vestito e il cappello della festa. Prima di rientrare a casa compravano un sacchetto di caramelle oppure un croccante o due bighelloni.
Oggi, tutta un'altra cosa.
Quest'anno, così particolare, speriamo unico, ha un argomento che predomina su tutti gli altri, bar o non bar: quel Covid, che sta cambiando la vita di tutti e che sta uccidendo, fra le altre, tante persone che hanno fatto la nostra storia.
Nessun commento:
Posta un commento