martedì 3 novembre 2020

La solitudine dei numeri uno (?)

La scomparsa di Gigi Proietti mi ha rattristato. Come molti, lo conoscevo per la sua bravura artistica. Mi ha fatto provare emozioni: mi ha fatto ridere e, quando diventava serio, mi faceva pensare o commuovere.

A lui sono legati alcuni ricordi della mia vita: quando da poco sposato, con mia moglie attendevamo di festeggiare il nuovo anno guardando un suo spettacolo in tv, oppure quando è riuscito a portarmi a teatro, con Sara ancora piccola dirottata a dormire dai nonni per non mancare quell’appuntamento.  E poi di nuovo a teatro, qualche anno dopo, questa volta anche con Sara.

È un dono che hanno gli artisti: sottolineare con la loro arte alcuni momenti della nostra vita, rendendoli indelebili.

Da ieri ho avuto modo di ascoltare alcune interviste. Molti lo hanno ricordato per la sua bravura, milioni di persone lo hanno amato per la sua bravura artistica. Tanti hanno parlato di Gigi. Pochi, fra quelli che ho potuto sentire, hanno parlato di momenti trascorsi con Luigi.

Un comico ha raccontato di quando lo aveva invitato ad una trasmissione, alla fine della quale erano andati insieme ad un ristorante. “Lì Gigi ha continuato il suo show, raccontando barzellette fino alle tre di notte, tanto che la gente ha smesso di mangiare per ascoltarlo ed applaudirlo.”

A quel punto mi sono domandato quanto sia possibile per un artista così amato, un numero uno, staccarsi dal personaggio pubblico ed essere semplicemente una persona.

E chissà se tu, con tutte quelle persone che ti chiamavano Gigi, hai mai sentito il desiderio di essere soltanto Luigi.

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