giovedì 29 dicembre 2016

Verso l'addio del 2016

Amiche e amici del Rifugio,
l'anno in corso sta per finire e, con tutta sincerità, vorrei dire: finalmente!
Salvo un paio di eccezioni, diciamo tre se vogliamo includere anche La chiusura del cerchio, è stato un anno difficile e faticoso, ancora più difficile e faticoso con l'approssimarsi del 2017.

Ancora alcuni giorni per poter provare a dire: Il 2016 è alle spalle, e speriamo che lo sia anche quello che di brutto ha portato con sé.
So bene che pur girando il calendario i giorni continuano a susseguirsi, uno dopo l'altro, ininterrottamente, come sempre.
Ma, in fondo, perché non poter sperare in un anno migliore?

E allora, amiche e amici del Rifugio...


Buon Anno!

lunedì 19 dicembre 2016

A Natale puoi

Caro Gesù Bambino,
fra pochi giorni è Natale, ma quest'anno non sento l'aria della festa.
Certo, non dipende da te, ma per festeggiare bisonga essere dell'umore giusto e quest'anno non lo sono. Anzi, per dirla tutta, non vedo l'ora che quest'anno finisca al più presto.
Un anno faticoso sotto molti aspetti, che ancora non accenna a mollare la presa.
Vedo persone che corrono qua è là, intente a trasformare in realtà dei piccoli sogni da regalare.
Questa frenesia in altri periodi mi avrebbe quasi infastidito, invece quest'anno provo quasi una punta di invidia per quell'entusiamo che io non ho.
Ma tu, in un'immagine che si riaffaccia nella mia mente, a braccia aperte e con un leggero sorriso sulle labbra, appoggiato su un mucchietto di paglia all'interno di una fredda grotta, circondato da un bue e da un asinello, sembri dire: "Guarda me, peggio di così come poteva iniziare?"
E anche attraverso quell'immagine che si riaffaccia nella mia mente riesci a comunicarmi qualcosa di bello e di positivo. Grazie.
Fra pochi giorni è Natale, è il tuo compleanno.
Auguri, caro Gesù Bambino.

mercoledì 16 novembre 2016

Facendo zapping

Alcuni giorni fa, cambiando i canali della TV, ho intercettato una fiction dal titolo "La classe degli asini".
In famiglia abbiamo deciso di guardarla. Va da sé che mi sia appisolato più volte, ma questo è un dettaglio irrilevante, perché ero sveglio quando il buon Flavio Insinna, nei panni di un insegnante un po' fuori dagli schemi, ha pronunciato una frase bellissima:

La scuola non è un posto. 
La devi sentire nella testa, nel cuore, e nelle mani!
 

venerdì 11 novembre 2016

Versione da brividi

Le canzoni spesso ci riportano alla mente dei ricordi.
A me, la seguente, ricorda gli inizi di un'esperienza in compagnia di tre ragazzi.
Due di questi volevano portare in scena proprio questa canzone, poi per diversi motivi non riuscirono a farlo. Ma quelle poche prove mi fecero scoprire questo brano che ripropongo in una versione da brividi.


mercoledì 9 novembre 2016

... che silenzio c'è stasera!

C'era una volta un film con Francesco Nuti caratterizzato da una frase che gli dava il titolo: Madonna che silenzio c'è stasera.
E' una frase che fotografa bene il mio pensiero quando mi affaccio al blog.
Da molto tempo, infatti, non ci sono commenti, tranne quelli di Josil che è stato anche l'unico a dire qualcosa su La chiusura del cerchio.
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione
cantava Gaber.
Certo, uno è libero di partecipare o di non farlo, ci mancherebbe, ma qualche domandina in più, in tutta sincerità, me la sarei aspettata. Invece non è arrivata, come il resto che avevo ipotizzato nel post in cui annunciavo l'uscita del book.
E questo mentre si verifica un'impennata di entrate nel Rifugio: mai ce ne sono state tante come nell'ultimo mese, ma nonostante questo, no comment. 
Si potrà dire che è presto, si potrà dire che si deve attendere che almeno sia terminata la lettura, si potrà dire quello che volete, ma credo che la riscontrata mancanza di interesse abbia di fatto dichiarato terminata l'esperienza de La chiusura del cerchio.
Speriamo almeno che qualche gesto si concretizzi.
Grazie.

 


mercoledì 2 novembre 2016

La pagina di Facebook

Esattamente un mese fa aprii una pagina su Facebook dal titolo "La chiusura del cerchio" per informare che il libro era reperibile, nelle due versioni previste, su il Rifugio di Roberto.
A distanza di un mese credo che la pagina abbia fatto la sua parte, così fra pochi giorni la chiuderò.
Il libro continuerà ad essere disponibile qui sul Rifugio secondo le modalità già descritte nel post "La chiusura del cerchio - Via!"
Ringrazio tutti coloro che l'hanno visitata.
Perché lo faccio anche da qui?
Perché, per quanto silenziosissimi, in tanti si sono affacciati qui entrandovi da lì.


 
 

martedì 1 novembre 2016

Qualcosa di nuovo

Dopo un mese pieno di novità, novembre è iniziato all'insegna di un vero cambiamento di vita che riguarderà la mia famiglia, tutta.
Mia figlia, infatti, decidendo di proseguire i suoi studi al di fuori della Toscana, oggi ha varcato il... confine. 
Per lei una nuova vita, ma anche per noi.
L'abbiamo accompagnata nella nuova località, dova ha preso confidenza con una camera che da ora in poi, per un po' di tempo, sarà la sua nuova camera.
E la sua, a casa, a noi sembrerà vuota.
Durante il viaggio di ritorno pensavo alla volte in cui, a mo' di battuta, quando stava per chiudersi un ciclo, le dicevo "Oggi si chiude un'epoca".
Era accaduto, ad esempio, nei passaggi di livello della scuola, quando prese il patentino, quando per l'ultima volta l'accompagnai a scuola in macchina.
Oggi un'altra epoca si chiude e se ne apre una nuova.
Io so già come si comporterà lei senza di noi.
Quello che non so è come mi comporterò io senza di lei.
In attesa che arrivi il venerdì.




giovedì 27 ottobre 2016

A proposito di cerchio.

Caro Rifugio,
ti pongo una domanda, ma tu rispondimi sinceramente, ok?

Credi che il cerchio si stia chiudendo davvero?

lunedì 24 ottobre 2016

Ci sono periodi e periodi

E' proprio vero. I cambiamenti sono sempre in atto, ma ci sono momenti in cui si fanno più prepotenti.
Così ti accorgi che passa del tempo in cui, apparentemente, sembra che non accada nulla.
Poi arriva un periodo in cui ogni giorno porta novità, dalla più banale, come il semplice cambio di stanza in ufficio, a quella più complessa, che comporta dei veri e propri cambiamenti di vita.
Ed i pensieri si accumulano, mentre tu cerchi di metterli in ordine tutti quanti.
Ti sembra che la giornata non sia abbastanza lunga per affrontare tutto e alla fine, quando si fa notte, vorresti che quei pensieri andassero a dormire.
Ma loro non sempre hanno sonno, anzi, sembra proprio che vogliano farti compagnia.
E tu dici: "No, grazie, veramente, non è il caso che vi disturbiate!"
Ma loro, all'unisono e pieni di entusiasmo, rispondono: "Nessun disturbo!"

lunedì 17 ottobre 2016

Esseri umani

Capita di imbattersi in una canzone e scoprire nella semplicità di pochi versi una realtà così... vera.
Oggi, mentre facevo ritorno a casa dal lavoro, ascoltavo la radio e la canzone nella quale mi sono imbattuto facendo zapping radiofonico era Esseri umani di Marco Mengoni.
Una canzone di qualche tempo fa, sarei portato a dire recente, ma c'è chi direbbe che ormai è già vecchia.
I versi iniziali sono i seguenti:

Oggi la gente ti giudica
Per quale immagine hai
Vede soltanto le maschere
E non sa nemmeno chi sei

 
Devi mostrarti invincibile
Collezionare trofei
Ma quando piangi in silenzio
Scopri davvero chi sei

Parole semplici, no? Certo, quando sono già state scritte!
Di questi otto versi gli ultimi due sono quelli che mi hanno colpito di più.
Perché? Perché in quelle parole trovo una verità e una contraddizione.
Credo che uno pianga in silenzio quando è solo con se stesso e, spesso, è in questi momenti di "solitudine" che riusciamo meglio a conoscerci, ascoltando i nostri pensieri e il battito del nostro cuore. E, come dice il testo, scopriamo davvero chi siamo.
Ma credo anche che non sia necessario scoprirsi solo in quei frangenti. Possiamo scoprirci anche nella quotidianità, senza subire condizionamenti esterni. 
Insomma, possiamo scoprire chi siamo essendo semplicemente noi stessi?

domenica 2 ottobre 2016

La chiusura del cerchio - Via!


Via!



Da oggi La chiusura del cerchio è reperibile su Il Rifugio di Roberto.
Non ci sarà una versione cartacea di questo libro, ma saranno disponibili due formati: e-book e PDF.
A scegliere sarete voi in base al supporto con il quale vorrete leggerlo.
Potete ottenere la vostra copia compilando l’apposito modulo di richiesta che trovate nel lato destro del blog. Io vi invierò il file come allegato di posta elettronica. Niente di più semplice.
Il libro non costa niente, ma potrebbe avere un valore altissimo e sarai tu a darglielo.
In cambio chiedo una promessa: un gesto concreto nei confronti di chi ha bisogno.
Guardatevi intorno e donate un gesto a qualcuno.
Poi, se volete, dopo averlo fatto tornate qui e descrivete, nel post che intitolerò “Il mio gesto concreto”, le sensazioni provate a seguito di quel gesto. 
Sarei felicissimo di leggere tanti commenti!
Su questo libro non troverete scritte del tipo: riproduzione vietata, diritti riservati, copyright, ecc. Il motivo lo scoprirete leggendo.
Non ci sarà nessuna presentazione, ma potremmo farne una online, direttamente qui al Rifugio. Se volete, potete già partire con le vostre domande e curiosità.
Non ho altro da aggiungere se non…


Buon gesto!

sabato 27 agosto 2016

Amatrice - 24 agosto 2016

«Roberto, sono Don Luigi. Qui ha fatto il terremoto. Io sto bene. Ha spianato tutto. Ci sono i morti, ma io sto bene. Avverti tutti tu.»

Erano le 04:11 del 24 agosto e queste sono le parole che ho sentito rispondendo al telefono, in piena notte.

Don Luigi è lo zio di mia moglie, fratello di mia suocera. Abita ad Amatrice, dove Cinzia e sua madre, entrambe nate lì, avevano trascorso qualche giorno di vacanza fino alla domenica precedente. Io no, quest’anno non sono riuscito ad andarci, come Sara.

In famiglia ci siamo messi in moto per fare quello che lo zio aveva chiesto, avvertendo gli altri parenti e mettendoli al corrente di quella notizia.

Poi è cominciata una ricerca quasi spasmodica di notizie: su internet, in televisione.

Cominciavano ad arrivare le prime testimonianze, ma soltanto la luce del giorno ha saputo dare l’idea di quello che era accaduto.

Il resto è ancora cronaca.

Su internet, sono alla continua ricerca di notizie, video, foto, per cercare di capire, per vedere se riesco ad intravedere quel che resta delle case dei parenti. O solamente per intercettare, in una foto, un volto conosciuto e poter dire: «È vivo!»

Amatrice, un paese che mi ha accolto molte volte durante le vacanze estive.

Amatrice, un paese verso il quale ora provo quasi un senso di colpa: me ne sono accorto solo quando non c’era più.

Alcune persone a noi care non ce l’hanno fatta.

Le notizie di questi giorni mi provocano dolore, come se anch’io fossi nato in quel posto e provo un senso di frustrazione e di impotenza perché adesso vorrei essere lì, come tanta altra gente, a dare una mano.

Così guardo quei soccorritori che lottano contro il tempo per tentare di salvare una vita umana come se fossi uno di loro.

Così guardo quei volontari che distribuiscono pasti caldi come se fossi uno di loro.

Poi guardo quelle persone colpite dalla tragedia, ma non sarà possibile immaginare, nemmeno lontanamente, quello che stanno provando loro.

 

Ho in mente l’ultima foto che ho scattato ad Amatrice, dalla Croce dell’Eremo, dopo una passeggiata in mezzo al bosco. Una panoramica che la riprende tutta, dalla curva delle suore fino alla Chiesa di Sant’Agostino.

Questa foto è l’ultima che ho scattato ad Amatrice. Risale allo scorso anno.




Così non la rivedrò più.
Ma spero di rivederla, forse ancor più bella.


venerdì 12 agosto 2016

Il cerchio sta per chiudersi

Gli ultimi ritocchi e poi ci siamo, 
il cerchio sta per chiudersi.
Sembra un gioco di parole.

Il libro è quasi pronto.

Questa volta, a differenza delle altre,
non ci sarà una versione cartacea.

Per questo motivo sarà un'esperienza del tutto nuova.

LA CHIUSURA DEL CERCHIO

è ai blocchi di partenza.






Pronti?

domenica 3 luglio 2016

Esperimento

Questa mattina sono andato a fare una passeggiata.
Fra camminatori di solito ci si saluta, allora ho provato a fare un esperimento a proposito del saluto ed è venuto fuori quel che segue.
Con gli anziani il saluto è quasi contemporaneo, anzi in prevalenza sono stato anticipato, si parla di frazioni di secondo.
Con le persone di mezza età, più o meno come me, c'è stato un ritardo, nel senso che hanno salutato se sollecitati.
Con i giovani è stata dura: la maggior parte tira dritto, gli sguardi non si incrociano nemmeno, raramente rispondono al saluto.
Con quelli che hanno gli auricolari non c'è storia: immersi nel loro mondo digitale non ti c.... nemmeno di striscio!


sabato 2 luglio 2016

Indovina chi incontri a cena



Quando ti arrivò quel messaggio su whatsapp rimanesti sorpreso.

Eppure avevi già fatto ritrovi del genere! Eppure avevi già scritto di ritrovi del genere!

Ma un incontro fra compagni di classe delle elementari era fuori dalla tua immaginazione.

Guardando quella foto ti sei reso conto che da tanti anni non vedi quelle persone. Da allora ne sono passati circa quaranta e non ricordi nemmeno quando è stata l’ultima volta che hai avuto modo di parlare con l’unico, forse, con il quale è stato possibile farlo.

Hai sempre pensato che incontri del genere portino con sé speranza e paura.

Speranza di rivedere qualcuno dopo tanto tempo e accorgersi che un certo feeling esiste ancora, paura di rendersi conto che quel feeling è andato smarrito o non è mai esistito.

In te, questa volta, prevaleva la seconda.

Ogni incontro porta con sé emozioni diverse. Quelli che avevi fatto in precedenza erano diversi. Lì avevi provato a chiudere gli occhi e avevi riconosciuto le voci e quelle ti avevano fatto immaginare di essere ritornato per pochi attimi, per incanto, sui banchi di scuola delle superiori o in caserma.

Questa volta non hai memoria di voci. Non ricordi le voci di quelle persone e per questo sai già che quella magia non avverrà.

Non hai deciso subito di andare all’incontro, hai temporeggiato un po’, ma poi hai accettato con piacere. Non hai mai avuto paura del passato, anzi lo hai ricordato spesso, non per rimpiangerlo ma per imparare da lui a vivere il presente che proietta nel futuro.

Ti sei avvicinato all’ora dell’incontro come se dovessi andare ad un appuntamento al buio. Ti ricordi i nomi, alcune foto recenti ti hanno aiutato a riconoscere ancora meglio i ragazzi, ma sai poco o niente di loro e loro sanno poco o niente di te.

Fra loro c’è la persona che per lungo tempo è stato il tuo migliore amico e c’è la persona per la quale, all’epoca delle elementari, prendesti la prima cotta.

Siamo arrivati, per scherzo ci siamo presentanti come si fa la prima volta che ci si incontra, e subito il ghiaccio si è rotto. Nessun imbarazzo, il tempo non è mai passato. L’atmosfera è gioiosa, c’è voglia di scherzare, di conoscere e lasciarsi conoscere, di sviscerare stralci di vita belli e meno belli, alcune parole lasciano intuire ferite, come quelle che ognuno porta dentro di sé.

E così ognuno saprà qualcosa in più del percorso di vita dell’altro, un percorso che talvolta può destare sorpresa.

Alla fine sei contento di aver partecipato. Qualcuno vuole allungare la notte andando in centro, ma tu preferisci andare a casa. Non per pigrizia, non per stanchezza, perché anche tu vorresti che quella notte finisse più tardi possibile. Negli ultimi anni sei stato una specie di collezionista di emozioni e per questa sera ne hai collezionate abbastanza. 
Come colui che trovandosi un bicchiere di buon vino tra le mani lo sorseggia piano piano per gustarselo pienamente, anche tu vuoi assaporare le emozioni di questa serata, lentamente, bevendole dal calice più prezioso: quello della vita.

venerdì 10 giugno 2016

La beffa



L’intervento chirurgico era programmato già da tempo. Giugno, mi avevano detto. Così mi ero adoperato per far ricadere in maggio i vari impegni da affrontare.
Maggio è un mese importante per le varie attività che seguo, perché quel periodo ne segna la fine e, come spesso accade, è il momento dei saluti, degli abbracci, delle feste, insomma è il momento delle “ultime puntate” che concludono un percorso portato avanti per tutta la stagione.
Una di queste, quella a cui tenevo di più, era lo spettacolo di fine anno preparato e curato con i ragazzi del dopocresima. Il mio gruppo aveva il compito di curare la parte teatrale, gli altri gruppi avevano il compito di curare altri lavori da inserire al momento opportuno, come se fossero degli spot, fra un atto ed un altro. Un progetto nato un anno fa, preparato e provato non senza difficoltà, che avrebbe visto la sua realizzazione il 21 maggio, data scelta appositamente per evitare giugno.
Ma la beffa era in agguato.
Una mattina mi è arrivata una telefonata con la quale vengo informato che la data dell’intervento è esattamente una settimana dopo, il 20 di maggio! Mi assalgono cento pensieri, ma quello più ingombrante è lo spettacolo da fare coi ragazzi. Ne ho anche altri ma, per quanto fossero importanti, non riesco a staccarmi da quello.
Allora chiedo mezzora di tempo per riflettere, voglio farlo con calma e non a caldo, parlando anche con mia moglie. Mi viene concessa ma vengo allo stesso tempo informato che, rifiutando, devo rimettermi in coda, ricominciando da zero e soprattutto senza la certezza del periodo in cui andrei ad operarmi.
Parlo con mia moglie e le idee mi si chiariscono subito, così richiamo l’ospedale e confermo la data.
Poi avverto ed informo della nuova situazione chi doveva cominciare a fare pubblicità allo spettacolo. Credo sia il caso di fermarsi e parlarne a voce. Cosa che avviene più tardi.
La proposta dei sacerdoti è quella di rimandare lo spettacolo a giugno, in occasione della festa parrocchiale. Ho detto sì, ma senza convinzione, chiedendo altri due giorni di tempo prima di far avvertire tutti quanti dello slittamento.
Questi due giorni mi servivano perché dovevo parlare dell’intervento col chirurgo, con il quale avevo già un appuntamento, e per chiedere se i ragazzi fossero stati disponibili per la data di giugno.
Ma durante la settimana, nella mia mente si è fatta strada l’idea di una sola soluzione: lo spettacolo deve andare avanti. Così ho studiato le varie soluzioni per dei rapidi cambi di ruolo. Chi è chiamato a sostituire si dimostra subito disponibile, anche se il tempo per prepararsi è poco. Mi sento alleggerito dentro. Adesso devo parlare con il sacerdote e con i ragazzi. Lo farò pochi giorni dopo, il sabato.
Ed il sabato arriva.
Ad inizio pomeriggio vado a parlare con il sacerdote.
“La mia idea è quella di fare lo spettacolo senza di me. Marco mi sostituirà in scena, Sara si occuperà del suggeritore e tu farai i sottofondi musicali al posto di Marco. Per il resto non cambia niente ed ognuno manterrà i ruoli assegnati. Io non me la sento di buttare all’aria il lavoro di tante persone, non c’è solo il mio gruppo ad aver lavorato a questo progetto. E poi quest’anno abbiamo lavorato sul gruppo, gruppo che deve andare avanti nonostante le avversità. Inoltre se a giugno dovessero esserci altre indisponibilità che cosa facciamo, sospendiamo di nuovo? Oppure andiamo in scena? E in questo caso, se fosse un ragazzo a mancare, che messaggio lasciamo passare? Che uno è indispensabile e l’altro no?
No, andiamo avanti. Più tardi, durante l’incontro, parlerò con i ragazzi e sentirò anche loro. Poi ti faccio sapere.”
“Va bene, dopo passo nella tua aula” è stata la risposta.
Avevo già informato i ragazzi dell’importanza di quell’incontro e si presentarono tutti tranne due, assenti per motivi di forza maggiore.
Non mi è stato facile parlare, anzi ad un certo punto sono stato costretto ad uscire perché un nodo alla gola mi ha impedito di parlare. Mia figlia mi ha seguito per confortarmi.
Poi ho ripreso, ho spiegato e ho fatto capire i motivi per cui desideravo andare avanti. Le parole che ci siamo detti rimarranno dentro quelle quattro mura, come avviene quando gli allenatori parlano ai giocatori dentro lo spogliatoio.
I ragazzi si sono guardati fra loro, poi hanno comunicato la loro decisione “Avanti!”.
Era quella che desideravo dentro il mio cuore. La commozione mi ha assalito di nuovo, ma un caldo abbraccio con tutti i ragazzi l’ha fatta svanire.
Abbiamo provato, abbiamo aiutato Marco nel suo nuovo ruolo e abbiamo concluso l’incontro con notevole ritardo.
Quando il sacerdote ci ha raggiunto in aula gli ho detto: “I ragazzi hanno deciso di andare avanti.”
“Bene” la sua semplice risposta.
E così lo spettacolo è stato fatto il 21 maggio.
Io stavo nel mio letto di ospedale quando è arrivata una telefonata, quella dei ragazzi: mi hanno fatto ascoltare il grido di battaglia che tanti attori fanno prima dell’inizio degli spettacoli ed io gli ho fatto gli auguri con una voce molto emozionata. Chissà se mi hanno sentito.
Successivamente ho cominciato ad accendere il telefono a più riprese, per vedere se arrivavano notizie.
Cinzia ogni tanto mi mandava delle foto e brevi filmati.
Alla fine ho ricevuto un messaggio: “Sono stati bravi!”.
Ne ero certo.
La mattina successiva, quando le infermiere mi hanno fatto alzare dal letto, mi sono seduto, ho chiamato il mio compagno di stanza che si è seduto accanto a me, ho preso il cellulare e, con una punta d’orgoglio, gli ho fatto vedere tutte le foto ricevute durante la notte.