Capita di imbattersi in una canzone e scoprire nella semplicità di pochi versi una realtà così... vera.
Oggi, mentre facevo ritorno a casa dal lavoro, ascoltavo la radio e la canzone nella quale mi sono imbattuto facendo zapping radiofonico era Esseri umani di Marco Mengoni.
Una canzone di qualche tempo fa, sarei portato a dire recente, ma c'è chi direbbe che ormai è già vecchia.
I versi iniziali sono i seguenti:
Oggi la gente ti giudica
Per quale immagine hai
Vede soltanto le maschere
E non sa nemmeno chi sei
Per quale immagine hai
Vede soltanto le maschere
E non sa nemmeno chi sei
Devi mostrarti invincibile
Collezionare trofei
Ma quando piangi in silenzio
Scopri davvero chi sei
Collezionare trofei
Ma quando piangi in silenzio
Scopri davvero chi sei
Parole semplici, no? Certo, quando sono già state scritte!
Di questi otto versi gli ultimi due sono quelli che mi hanno colpito di più.
Perché? Perché in quelle parole trovo una verità e una contraddizione.
Credo che uno pianga in silenzio quando è solo con se stesso e, spesso, è in questi momenti di "solitudine" che riusciamo meglio a conoscerci, ascoltando i nostri pensieri e il battito del nostro cuore. E, come dice il testo, scopriamo davvero chi siamo.
Ma credo anche che non sia necessario scoprirsi solo in quei frangenti. Possiamo scoprirci anche nella quotidianità, senza subire condizionamenti esterni.
Insomma, possiamo scoprire chi siamo essendo semplicemente noi stessi?
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