Il
Ciaffa si prestava spesso per aiutarmi nel mio compito di autista, offrendosi
per aprire i cancelli durante il percorso che facevamo con il camion dal comando
al fortino, ma come era mia abitudine io non mi facevo aiutare e facevo tutto
da solo, anche se comportava un maggior impiego di tempo.
Questo fatto contribuiva a farmi rispettare
senza dover ricorrere alla forza dell’anzianità, e faceva sì che i nuovi mi
considerassero una specie di fratello maggiore.
Così Ciaffa spesso saliva in cabina con me.
Avendo saputo che si era messo con la figlia
del capitano, un giorno scattò la “trappola”.
“Ciaffa, oggi sali davanti con me?”
“Va bene, ma i cancelli chi li apre?”
“Come al solito.”
“Ok!”
Così una volta saliti e partiti, iniziai a
fischiettare.
“Che cosa hai da fischiare? Sei contento?”
domandò lui.
“Se sono contento? Eccome! Ho conosciuto una
ragazza a Ghedi l’altra sera. Stai a sentire: sono uscito con la Horizon, Biagio
mi aveva detto che c’è una piazzetta con un bar-pizzeria, che è un po’ il ritrovo
dei ragazzi e delle ragazze del posto. Visto che ero da solo, mi sono detto di
andare a vedere la situazione. Oh, ma mi stai a sentire?”
“Certo, anch’io conosco quel bar” rispose lui.
“Bene. Allora sono arrivato e c’era una
ragazzetta a sedere, tutta sola. Ho parcheggiato la macchina lì davanti e sono
andato al tavolo vicino al suo. Dopo un po’ le ho chiesto, con la solita scusa
di averla già vista, se potevo unirmi al suo tavolo offrendole da bere. Lei mi
ha detto di sì e ho cominciato a baccagliarla.”
“Grande Bena. Che cavallo!” disse Ciaffa
incuriosito dal racconto.
“Aspetta il bello deve venire. Ora apro il
cancello e poi ti finisco di raccontare.”
Scesi, feci quello che dovevo fare e risalii
per spostare il camion oltre il cancello.
Risalendo gli dissi: “Ma lo sai chi era quella?
Era la figlia del capitano. Aspetta che richiudo il cancello.” E così scesi
nuovamente, chiusi il cancello dietro il camion e poi rimontai su.
Avevo insinuato un tarlo dentro di lui.
Appena sul camion, con indifferenza buttai
un’occhiata sulla sua faccia: era un po’ più pallido e sorrideva meno di prima.
Allora affondai la lama:
“Insomma, per fartela breve, dopo averla
baccagliata per benino, siamo andati in macchina in un campo a Calvisano, tu mi
capisci…, e ci siamo rimasti fino a quando sono dovuto ripartire per rientrare
in caserma.”
Ormai era una mummia, una faccia impietrita
senza espressione.
“Oh, questa ci stava! Lo sai, però, che mi ha
detto? E questo mi ha lasciato un po’ perplesso. M’ha detto che io potevo
andare con lei quando volevo, ma che il suo cuore era per un altro. Ma non ti
sembra che una così, che fa questi discorsi, sia una sgualdrina? Ciaffa, ma mi
ascolti? Lo sai che le ho detto? Che se voleva stare con me doveva lasciare
quell’altro, il cornuto. Lei mi ha risposto che ci avrebbe pensato, ma solo
dopo avermi rivisto. Così domani si ritorna a Calvisano. E vai! Allora che ne
pensi? Secondo te, si mette con me, o
resta con quel cornuto, anche se viene a letto con me?”
Ormai eravamo arrivai al fortino e tutti erano
scesi dal camion.
Anch’io, ma non vedendo scendere il Ciaffa,
andai dal lato passeggero e aprii la sua porta.
“Beh? Non scendi?” gli domandai.
“Anch’io sto con una figlia del capitano” disse
tristemente.
“Ma dai!” esclamai. “Allora si diventa
cognati!”
Poi facendo finta di riflettere dissi: “Per la
verità non mi ha detto di avere una sorella!”
“Nemmeno la mia” disse ancor più tristemente.
“Porca miseria, Ciaffa, questa qui allora c’ha
preso per i fondelli tutti e due” dissi facendo finta di adirarmi.
“Che zoccola!” continuò. “Ecco perché mi diceva
che non voleva fare l’amore con me! Perché l’aveva già fatto con te!”
“Chi l’avrebbe creduto. Allora sei tu il
cornuto! Che schifosa!”
Dopo averla apostrofata varie volte per uno e
vedendo che ancora era seduto sul camion, gli dissi:
“Ciaffa…, io la figlia del capitano non la
conosco, non so nemmeno come è fatta! Tu c’hai creduto, eh? Burba che non sei
altro. Era uno scherzo! Dai, scendi dal camion, che non è vero niente!!”
“Davvero? Era uno scherzo?”
“Certo, io sto con la Cinzia, e non ci penso
nemmeno lontanamente ad andare con un’altra, stai tranquillo!”
Un bel vaffa… da parte sua ci sarebbe stato più
che bene e invece, come per una forma di rispetto nei miei confronti:
“Era uno scherzo? Meno male, tu mi hai fatto
prendere un colpo. Grazie, grazie.”
Povero Ciaffa, mi stava ringraziando perché era
contento che la storia che gli avevo raccontato non era vera!
Questi sono i veri scherzi del cuore!
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