Ero di
guardia al Taliedo in una notte fredda di autunno.
Il
caporale Ernani, come spesso accadeva in questi casi, aveva portato con sé un
mangianastri per rendere più piacevole (o meno spiacevole) il turno.
Lui
amava particolarmente la musica rock, di quella un po’ pesante, di gruppi che
nemmeno conoscevo. Mise una cassetta ed incominciò a canticchiare. Io cominciai
a battere le mani sul materasso del letto, come se stessi suonando la batteria,
andando a ritmo. Lui continuò, poi ad un tratto spense il mangianastri ed
esclamò: “Porco zio, ma sei un batterista?”
Io,
sul momento, pensai di avergli dato fastidio.
“Oh,
scusa; non pensavo di darti tanta noia.”
“Ma
cosa dici! Sei forte! Andavi perfettamente a tempo. Ma tu suoni le
percussioni?”
“No,
mi è sempre piaciuta la batteria, ma non l’ho mai suonata, e nemmeno vista da
vicino.”
“Accidenti!
Dai che rimetto la cassetta e la rifacciamo.”
Dopo
il piccolo concerto, Ernani mi disse:
“A
Natale dobbiamo fare uno spettacolo in caserma. Siamo io, Amadoro, Parisi,
Leonetti e il sergente Pucci. Leone suona la testiera e la fisarmonica, Amadoro
il basso, Parisi la chitarra ed io la batteria. Però a me piacerebbe suonare la
chitarra elettrica; il sergente è il cantante. Se tu provassi a suonare la
batteria io suonerei la seconda chitarra. Lo sai che forte che sarebbe?! Che ne
pensi?”
Io
feci il primo calcolo che mi passò per la testa: “Se suono per Natale, poi vado
in licenza per l’ultimo dell’anno!” pensai. E subito dopo dissi:
“Ok,
per me va bene, ma tieni conto che non ho mai suonato.”
“Non
ti preoccupare, tanto dovremo fare un po’ di prove prima di Natale. Domani
andiamo dal sergente e glielo diciamo.”
Così
cominciai ad immaginarmi al “comando” di una batteria, e solamente all’idea mi
gasavo di brutto, perché questo poteva conciliare due desideri in un colpo
solo: farmi suonare uno strumento che avevo sempre amato, ma troppo ingombrante
e rumoroso per poterlo mettere in casa ed imparare, e l’altro passare l’ultimo
dell’anno, cioè il giorno più atteso di tutti, insieme a Cinzia, magari a
qualche festa o in qualche posto particolare.
Il
giorno successivo andammo dal sergente Pucci per proporre questa cosa. Ernani
gli spiegò la situazione, ma il sergente era un po’ scettico, così volle farmi
una specie di colloquio, che più che altro fu un interrogatorio, botta e
risposta.
“Così
tu vorresti suonare la batteria?” iniziò.
“Sì”
risposi.
“Però
non l’hai mai suonata fino ad ora.”
“È
vero, non l’ho mai suonata.”
“Hai
studiato musica?”
“Alle
medie.”
“Sai
suonare uno strumento?”
“Sì,
il flauto.”
“Lo
hai suonato in una banda?”
“No,
lo suonavo alle medie.”
“Mi
prendi per il culo?”
“No,
non mi sognerei mai di farlo. Tu mi hai fatto delle domande alle quali io ho
risposto, dicendo le cose come stanno. Ti chiedo solo di farmi provare, se poi
non va, voi non perdete niente e Ernani suonerà la batteria come avevate deciso
di fare in partenza.”
Intervenne
quest’ultimo, dicendo: “Dai Angelo, nessuno qui è professore di musica, tutti
facciamo del nostro meglio; fallo provare!”
“Mah!”
disse il Pucci. “Non sa la musica, non ha mai suonato la batteria, dice che
conosce solo il flauto, ma che figura ci faccio io con il comandante?”
“Non
gli dici niente. Facciamo due prove, e alla fine lo informi.”
“Ok,
facciamo così.”
Ciao Ben.
RispondiEliminaVedi che già mezzo secolo fa - sic - :-) - eri un musicista in erba?
La batteria: uno strumento che mi affascina al punto tale che ... ehm ... ho fatto alcuni tentativi per suonarla, prendendo lezioni da Luca (mio figlio), ottimo batterista.
Poche lezioni. Subito bocciata, ahimé.
E che modi!
Ciao
Ha sempre affascinato anche me. Non ho imparato a suonarla, ma..., beh non voglio anticipare niente, potrebbero esserci delle sorprese nelle prossime puntate.
RispondiEliminaMa di' un po': Luca, ottimo batterista, suona la batteria in casa? Io, come ho detto in passato, mi sono dovuto accontentare di un drum pad, un marchingegno elettronico che sta in una borsa sportiva.
Suonando sempre a orecchio, la musica mi è quasi sconosciuta.
Oh no, Ben, Luca non suona la batteria in casa!
RispondiEliminaOra capisco: pensavi di poter attribuire a questo il mio "sciroccamento" mentale?
Noooo, le cause sono altre. :-)
La suona nel garage, appositamente adeguato per fungere da sala-prove (insonorizzata, dunque), dove si può trovare tutto il necessario per una band musicale.
Il drum pad di cui parli - se non erro - oggi è un "cappellone" di gomma con cui ci si esercita in casa.
Ciao
Beh, il mistero rimane! :-)
RispondiEliminaIl drum pad è uno scatolotto grande quanto un vassoio, con i tom rotondi di materiale plastico/gommoso sui qui quali si battono le bacchette. Io lo uso con le cuffie, così chi è in casa sente solo un ticchettio, mentre io sento il suono che simula una batteria vera.
Mi diverto un sacco!
Ah, a proposito: adesso so dove andare a registrare le mie canzoni: nel tuo garage! :-)
Ciao Ines, alla prossima.
Dopo aver consultato l'esperto, caro Ben, rettifico la mia affermazione: il "cappellacio" di cui ho parlato non è il drum pad, infatti. Viene chiamato "cappello di prete" e si utilizza per esercitarsi senza fare rumore.
RispondiEliminaLa nostra sala-prove è a tua disposizione, naturalmente. :-)
Buona giornata