C’era una volta un Ominopiccolocosì che, un giorno, ebbe l’occasione di andare a teatro. Era un’occasione speciale, anzi specialissima, tanto da fargli comunicare questo evento a tanti Volticonosciuti per condividere con loro la sua gioia.
All’ultimo momento ci fu un cambiamento nel programma: all’Ominopiccolocosì fu suggerito di non andare sabato e domenica agli spettacoli della sera, dove per sera si intende quel lasso di tempo che va dal tramonto del sole alle prime ore della notte, ma di partecipare ai due spettacoli della domenica: quello del pomeriggio, dove per pomeriggio si intende quel lasso di tempo che va dal mezzodì al tramonto del sole, e quello della sera, dove per sera, ancora una volta, si intende quel lasso di tempo che va dal tramonto del sole alle prime ore della notte.
L’Ominopiccolocosì non doveva recitare né ballare in quel teatro, ma aveva un’altra mercanzia da presentare. E fu per questo che il Teatro gli dette un tavolino piccolo, anzi piccolissimo, ed una sedia che a lui sembrò piccola, anzi piccolissima, e soltanto dopo, quando si sedette, si accorse di quanto fosse grande, anzi grandissima.
L’Ominopiccolocosì si sistemò vicino all’entrata della Platea e tirò fuori le sue cose dalla sua borsa: una serie di libri, alcuni depliant, una penna pesante, anzi pesantissima, perché non aveva trovato quella delle grandi occasioni, ed un leggio, sul quale fissò due locandine con quattro mollette di colore verde, bianco, bianco, e rosso, che formarono un tricolore piccolo, anzi piccolissimo, che nessuno notò.
I Voltisconosciuti cominciarono ad entrare, ma nessuno si accorse dell’Ominopiccolocosì dietro a quei grattacieli di libri.
Poco dopo arrivò la BravapesentatricedellaTV, alta, anzi altissima, a porgli alcune domande sulla sua mercanzia, e lui rispose, spiegando la trama, i contenuti e ogni altra informazione utile alla sua iniziativa. Ma una domanda lo mise in difficoltà, quando la BravapresentatricedellaTV chiese: “Questi due libri hanno la stessa trama?”
Allora lui, sforzandosi di gola per farsi udire, rispose quasi ironicamente: “Direi proprio di no!”
Fu allora che decise di annotare questa piccola curiosità su un foglietto di carta, scrivendo piccolo, anzi piccolissimo, affinché altri non potessero leggere quell’appunto. Pensò: “Questo sì che potrebbe essere un Motivo per andare a Teatro!” E rise dentro di sé.
Finalmente un Voltosconosciuto si avvicinò. Quella persona, forse un Gigante, domandò all’Ominopiccolocosì quello che sarebbe diventato il secondo Motivo per andare a Teatro: “Scusi, è qui se si fanno i biglietti?”
All’Ominopiccolocosì non rimase altro che indicare la scritta “Biglietteria”, grande, anzi grandissima, rimandando indietro di alcuni metri il Voltosconosciuto. Questi Motivi facevano molto ridere l’Ominopiccolocosì, tanto che decise di scriverne altri, se si fossero presentati.
E si presentarono. Tanti altri Motivi si presentarono, anche quando ormai le porte della Platea erano chiuse. Così la lista dei Motivi per andare a Teatro vide la luce e, ai primi due, altri se ne aggiunsero:
- "Mi scusi? Si rientra di qua?" chiese un Voltosconosciuto dopo essere appena uscito dalla Platea.
- Alcuni Ritardatari entrarono di corsa sventolando in alto i biglietti per mostrare all’Ominopiccolocosì che erano in regola per entrare.
- Una Signora gli chiese: “Devo uscire: ma ci vuole un timbro?”
- E un’Altra: “Quanto costa una cialda per il caffè?”
Poi l’Ominopiccolocosì avvertì lo stimolo di andare in bagno ed un altro Motivo gli andò… incontro.
Si calò dalla sedia, s’incamminò, guardò con attenzione che fosse quello degli uomini, entrò attraversando una porta grande, anzi grandissima, dietro alla quale ce n’era una ancora più grande, anzi più grandissima.
- Quest’ultima si aprì ed uscì una Donna.
All’Ominopiccolocosì non rimase altro che entrare, chiudere e ridere a crepapelle.
Di Motivi ce ne furono anche altri, ma questi furono ritenuti sufficienti come testimonianza.
Poco dopo le cose cambiarono. Qualcuno iniziò a notare l’Ominopiccolocosì e la sua mercanzia cominciò a prendere altre strade. A lui tornarono in mente alcune parole, pronunciate da una Santa Donna, che hanno a che fare con le gocce d’acqua e gli oceani, parole che molte altre volte gli erano state di conforto.
La giornata, dove per giornata si intende il lasso di tempo che va dall’apertura alla chiusura del Teatro, volse al termine in un modo inaspettatamente soddisfacente ma ancora una volta, come spesso era accaduto in passato, l’Ominopiccolocosì dovette dire grazie ai soli Voltisconosciuti.
L’Ominopiccolocosì giunse a casa che ormai era notte, dove per notte si intende l’ora di andare a letto. Salì le scale, entrò in casa con la sua borsa contenente la poca mercanzia rimasta e, dopo averla appoggiata vicino al divano, vi avviò in camera pensando: “Oddio, come farò adesso a salire sul quel letto alto, anzi altissimo!?”
Entrò in camera, accese la luce e guardò il letto: gli sembrò normale, anzi normalissimo.
Beeeeeeeeeen...
RispondiEliminache simpatica cronaca!
Ogni granello di sabbia contribuisce a regalarci una splendida spiaggia...proprio come fa ogni goccia col mare.
Ciao carissimo, come vedi ogni tanto passo a controllarti :-)
Un caro saluto.
Ciao anche a Ines!
-maria-
Ciao Maria,
RispondiEliminaLa tua visita, come sai, è sempre gradita, anzi graditissima!
Alla fine della giornata, dove per giornata..., ero di buon umore per la buona riuscita dell'iniziativa, intendendo il musical scritto da mio fratello e i libri, e avevo anche una gran voglia di ridere, a dispetto di alcune piccole delusioni che avevo messo in preventivo già alcuni giorni fa.
Perché voglia di ridere? Perché per una buona mezzora l'Ominopiccolocosì ha creduto di essere in un programma tipo Candid camera o Scherzi a parte, con inaspettate gags che lo vedevano, suo malgrado, involontario protagonista.
Buonaseeeera! Naturalmente un saluto a Maria innanzitutto, poi anche a te, Ben.
RispondiEliminaLeggendo la cronaca dettagliata e vivace della serata - grazie, Ben! - mi viene da chiedere subito: in generale, meglio i VoltiConosciuti oppure i VoltiSconosciuti? Veramente i primi trasmettono sempre un senso di sicurezza e i secondi un senso di incertezza?
Rieccoci: è tornata Marzullines!
RispondiEliminaSareiportatoarisponderticosì:
I Volticonosciuti sono quelli con i quali si hanno più possibilità di incontrarsi, o tentare di farlo, di vedersi, o tentare di farlo, con i quali vorremmo qualche volta condividere qualcosa, proprio perché Volticonosciuti e verso i quali, a parti invertite, non avremmo tentennamenti a fare tutto questo, tranne cause di forza maggiore, e soprattutto verso i quali non avremmo nessuna difficoltà a dare delle motivazioni, delle ragioni relative al nostro comportamento.
In questo modo, molto spesso, siamo portati ad aspettarci qualcosa di più dai Volticonsciuti, o a dare per scontato qualcosa che non lo è. E se non vediamo rispettata questa aspettativa, allora andiamo incontro ad una piccola delusione, a prescindere da tutto il resto.
Dai Voltisconosciuti generalmente non ci si aspetta niente, ma proprio perché Voltisconosciuti, se riusciamo a conquistarli, nell'immediato danno maggiori soddisfazioni. Poi torneranno ad essere Voltisconosciuti, non troppo diversi, per alcuni aspetti, da taluni Volticonosciuti.
Fammi rileggere................. Sì, mi sembra tutto chiaro, anzi chiarissimo.
Caro Ben, tutto chiaro.
RispondiEliminaMi sembra naturale poter contare sui VoltiConosciuti piuttosto che sui VoltiSconosciuti: di questi ultimi neanche sappiamo l'esistenza, appunto. Eppure a volte succede di condividere esperienze (per noi significative) con gli estranei e i "grandi assenti" diventano proprio le persone sulla cui presenza contavamo.
Ecco: cosa significa per te, per voi la presenza di VoltiConosciuti in occasioni come la vostra rappresentazione teatrale? E cosa comporta la loro assenza, a livello emotivo?
Dai...sopportami, quando mi prende a fare la Marzull-ines!
Cara Marzull-Ines, vista l'ora di questa risposta, direi proprio che tale appellativo sia il più appropriato. Se vuoi farmi un'intervista, io ci sto. Dimmi solo su quale canale.
RispondiEliminaIo nella rappresentazione teatrale non c'entravo niente, ma correvo parallelamente. Quando, però, si riesce ad avere a disposizione un teatro, seppur piccolo, è ovvio, è una cosa che non capita tutti i giorni. E allora sei contento, senti che puoi fare qualcosa di bello, in questo caso per qualcuno che di bello ha visto ben poco, o niente. E questo dà una grande energia e una grande gioia che vorresti condividere con qualcuno che conosci.
L'Ominopiccolocosì avrebbe voluto condividere questo momento con qualcuno che avrebbe potuto capire il suo stato d'animo, con tutti i suoi risvolti, ma il suo stato d'animo non è ben comprensibile ultimamente.
L'assenza, quella non motivata o motivata con quella scusa lasciamoperdere, comporta una riflessione ed un pensiero che si potrebbe riassumere in una parola: orticello.
Ascolta, caro Ominopiccolocosì.
RispondiEliminaAnzi, prima di tutto buongiorno, poi ascolta, per cortesia. :-)
Ma tu vuoi la Luna!
Ora Marzull-Ines non può spiegare perché è convinta che tu voglia la Luna: la aspettano in sala registrazioni per la puntata di questa sera, ma poi torna, ok? :-)
Buona giornata!
La capacità dell' Ominipiccolocosì di mettersi in gioco in ogni dove, fa di lui un finto Ominopiccolocosì e un più probabile Omonegrossissimocosì.
RispondiEliminaTanto è vero che tanti Ominidi ti hanno allietato la serata. Dunque concludo con un "mantra nostrale ". La tua debolezza è la tua forza , resisti con pazienza; dei venti contrari mi servirò per condurti in porto.
Ecco anche questa volta in porto ci sei arrivato!!! Forza Ben
Josil
@ Ines: la luna è spesso nei miei pensieri, vedi Il pensiero della luna, gioco di rime che chiude Nel mezzo della notte, vedi Lo specchio della Luna. E' anche in altro che ancora non è apparso.
RispondiElimina@ Josil: tempo fa feci un post, abbinato ad una canzone, dedicato alle persone che arricchiscono la mia vita. Tu sei fra loro.
Ciao
Cari Ben e Josil, buona sera.
RispondiEliminaInnanzitutto: che bella la frase che hai dedicato a Josil, Ben, dicendogli che arricchisce la tua vita! Che bella!
Sono quelle frasi che diciamo sempre più di rado e sempre più di rado le sentiamo dire. Poco conta a chi siano dedicate ma che qualcuno ancora le dica e qualcuno le riceva e sarebbe ancor più bello se chi la riceve ne facesse un "passaparola" (sincero, sentito, naturalmente) rivolgendola ad altri e avanti così: una "catena" sincera e spontanea, naturalmente molto diversa dalle tristemente famose "catene" legate alle superstizioni.
Capiremo, capiremo un giorno che abbiamo bisogno di buone parole? Di dirle e di sentircele dire?
Capiremo che basta con questo trincerarci nel nostro piccolo, piccolissimo mondo chiuso all'incontro, allo scambio, alla condivisione dei buoni sentimenti?
L'orticello e i Motivi, già, Ben... non li vedo distanti (spero) da quanto ho scritto.
Vediamo ...
Dicendoti, caro Ben, che vuoi la Luna intendevo - e credo sia chiaro - che a volte è "assurdo" aspettarsi che almeno una parte dei VoltiConosciuti escano dal loro "orticello", soprattutto se esistono Motivi oggettivamente validi e nobili per uscirne.
RispondiEliminaNaturalmente non posso e non voglio generalizzare, ma l'esperienza personale mi ha insegnato - soprattutto negli ultimi mesi - che molte persone rifuggono le situazioni che possono coinvolgerle o toccarle emotivamente, perché alterano l'ordinarietà del loro vivere quotidiano.
Si vive - ma questa è una opinione personale - in uno stato di perenne narcosi emotiva ( e affettiva, per collegarmi a quanto ho scritto prima): credo che questo sia uno dei maggiori campanelli d'allarme della società attuale.
Eppure è silenzio. Pochi avvertono il suono insistente dei campanelli d'allarme ...
Ti ringrazio per l'ospitalità.
Un caro saluto a Josil e a te.
Ciao Ines,
RispondiEliminagrazie per i tuoi commenti che sono sempre preziosi.
Partecipare, partecipare emotivamente, lasciarsi coinvolgere, possono scardinare una vita, un'esistenza, spesso una tranquillità alla quale ci si è abituati.
E allora è meglio continuare nella tranquilla routine quotidiana, piuttosto che lasciarsi andare a qualcosa d ignoto che può portare chissà dove.
Sì, ho avvertito spesso questo, come te.
E forse anch'io ero così un tempo, poi, grazie anche alla scrittura e alle riflessioni che mi proponeva, ho cominciato a vedere altrove, provando ad uscire dagli "schemi" e trovando un mondo diverso e molto bello.
Ma ho imparato anche che non con tutti posso parlare di questo, perché solo pochi capiscono questo stato d'animo. E chi non lo capisce, dopo pochi attimi mostra già i prini sintomi di insofferenza.
Buonanotte.
Ciao Ben, solo oggi ho fatto capolino nel tuo blog e ti
RispondiEliminaassicuro che appena lette, le tue parole si sono "impossessate" di me.
Dapprima mi hanno prepotentemente avvolto e ho avvertito "pesantezza",
poi ho fatto un bel respiro e me le sono godute in pieno. GRAZIE!!!!!!!!
@ Ines è proprio vero; quanto bene fanno queste cose che sempre più di rado accadono.
Per riprendermi dalla BOTTA, ti riporto la traduzione di una canzone di un cantante africano
che in modo semplice ci racconta che non siamo tutti uguali. Purtroppo non ricordo il nome del cantante
ma mi riprometto di cercarlo perchè questa canzone andrebbe ascoltata.
SONO FERITO- storia di saggezza africana
Chiamate la mamma dei miei bambini,sono ferito
Sono stato ferito mentre ammaestravo il bove
Chiamate la mamma dei miei bambini, sono ferito
Sono stato ferito mentre ammaestravo il bove
Pensavo che questo giovane bove fosse uguale ai suoi fratelli maggiori
Adesso lui ha ignorato i suoi fratelli
Io lo ammiravo mentre pascolava pensando in futuro di di mettergli il giogo
Pensando che lui potesse arare per noi
Tutto andava sottosopra
Il giovane bove mi ha attaccato
Tutto andava sottosopra
Il giovane bove mi ha sconfitto
Ciao da JOSIL
Ciao Josil,
RispondiEliminace la potresti cantare, magari mettendola su... Jo-tube!
:-)
A presto.