venerdì 9 novembre 2018

L'angolo d'infanzia - Seconda Parte


Il grido di tua madre ti risvegliò.

«Dai, smetti di giocare e vieni in casa a fare i compiti!»

«Mi sono addormentato», pensasti. «Ma quanto tempo ho dormito?»

«Arrivo subito, metto a posto una cosa e vengo!» rispondesti a tua madre.

Non lo dicesti così, tanto per dire, dovevi sistemare veramente alcune cose.

In quella baracca fatta di plastica e tenuta in piedi da pali e travi di castagno, montata da tuo padre per riporvi la legna da ardere, avevi costruito la tua trincea. A te bastava stare seduto lì dentro, circondato da tanti pezzi di legna, per sentirti al sicuro e per lasciare spazio alla tua fantasia.

Lì giocavi, sognando le avventure più impensabili. A volte immaginavi di essere a bordo di una navicella spaziale, altre di essere al volante di un’auto da corsa. Lì cominciasti a scoprire la musica, ascoltandola alla radiolina gialla che tuo padre aveva comprato da un venditore ambulante. Era più piccola della tua mano, ma a te, che non ne avevi mai viste prima, sembrava qualcosa che provenisse dal futuro. Lì, ascoltando le partite la domenica pomeriggio, fantasticavi di diventare un calciatore.

Lì ti facevi coraggio per dichiarare il tuo amore a quella bambina che piaceva anche a tutti i tuoi compagni di classe. Lì speravi che lei, dopo aver guardato tutti, rispondesse “Sì” rivolgendosi a te, soltanto a te. Lì sognavi di stare su una spiaggia con lei, accoccolati ad ascoltare il mare, proprio come cantava Claudio Baglioni in quella canzone che era nella hit parade e che ti piaceva tanto.

Prendesti la radiolina, alcuni giornalini a fumetti e li riponesti in quella vecchia scatola da scarpe che tua madre, invano, aveva tanto cercato. Poi nascondesti tutto con cura sotto uno strato di legnetti.

«Ma insomma, quante volte devo ripetere le stesse cose?» incalzò tua madre.

«Arrivo!»
Con un balzo scendesti e ti avviasti verso casa, dove un quaderno, un sussidiario e un astuccio con tante matite e qualche penna ti stavano aspettando.

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