«Ci riempiono di impegni. Andiamo tutta la
settimana a scuola, dobbiamo studiare, fare i compiti. E come se non bastasse
ci portano qua e là, sport, pallone, piscina, musica, danza e chi più ne ha ne
metta. Non abbiamo più tempo per stare con noi stessi. Non possiamo ritrovarci
a casa di qualcuno, non possiamo andare in bici, non possiamo andare al parco.
Sempre accompagnati dappertutto». Sospirò.
Dopo una breve pausa riprese: «Invece
lassù… forse troverei il tempo di annoiarmi un po’, di stare con me stesso, di
stare in solitudine, una sana solitudine».
«Guarda che la solitudine è una brutta
bestia. Io ne so qualcosa. La notte, quando esco e non faccio in tempo a rincasare,
mi ritrovo solo, e ho paura di incontrare i Gattimalvagi. Così mi nascondo dove
posso, dove mi sento al sicuro, ma poi finisco per riavvicinarmi alla casa dove
vivono i miei padroni. Continuo ad essere solo, perché ormai sono stato chiuso
fuori, ma so che loro sono dentro e lì mi sento più al sicuro che altrove».
«Forse sono già solo; sto parlando dei
miei sogni con un gatto».
«Non sottovalutarmi, Piccoloumano. Io cosa
dovrei dire allora? Siamo nello stesso Gusciograndechegalleggia!»
«Una volta ho sentito un anziano che
raccontava una storia sulla luna, che veniva descritta come uno specchio che
rifletteva i sentimenti. Se vuoi, te la racconto. Ti va?»
«È parecchio lunga?» domandò il Gattino.
Ma Nico aveva già iniziato.
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