Gattino stava sonnecchiando quando si sentì
prendere per la collottola, senza avere il tempo di rendersi conto di quello
che stava accadendo. Si ritrovò in una gabbia e, in men che non si dica, nel portabagagli
di una macchina che partì a tutto gas.
«Che sta succedendo?» pensò tremante e
impaurito.
Si rannicchiò nell’angolo di quella gabbia
e, se possibile, si fece ancora più piccolo.
Al buio, sobbalzando a causa delle
asperità della strada, sperava che quello fosse soltanto un brutto sogno.
Improvvisamente la macchina si fermò, il
portabagagli fu aperto, la gabbia venne sollevata, la porticina fu aperta, lui
fu fatto uscire, la gabbia fu riposta, il portabagagli fu richiuso, l’auto
ripartì.
Gattino si ritrovò sul lato di una strada sconosciuta. Era come stordito. Non sapeva dove si trovava e perché. Impaurito e solo cercò di mettersi al riparo, se non altro per capire cosa stava succedendo. Attraversò di corsa quella strada, ma ne vide un’altra. Si trovava al centro di due grandi strade. Non sapeva cosa fare, non sapeva dove andare. Trovò riparo sotto una siepe di oleandri che separava le due enormi strade dove le macchine correvano a più non posso. Vi si accucciò sotto. Quella notte non riuscì a dormire, per il rumore, per la paura e per la fame. E così per le notti successive. Rimase lì per giorni e giorni.
«Chissà cosa sarà successo» pensava Nico
che non vedeva più arrivare il suo piccolo amico al loro appuntamento serale.
E le sere successive sempre la stessa domanda, talmente assillante da renderlo insonne o da turbargli il sonno della notte.
Una sera Nico, dopo aver atteso invano
l’arrivo del gattino, si mise ad ammirare la luna che brillava nel cielo.
«Oh, Gattino, quanto vorrei che tu fossi
qui».
Continuò a guardarla, immaginando di essere di nuovo insieme a lui.
Nonostante il frastuono delle macchine, a
Gattino sembrò di aver sentito il richiamo di una voce familiare.
Battagliò contro la sua debolezza e, vincendo
la fame e la paura, si spostò dal rifugio sotto la siepe. Allora intravide la
Grandesferagialla nella Gradeoscurità. Una lacrima scese giù, inumidendogli il
pelo del musino.
«Piccoloumano, dove sei?»
Nico fu richiamato in casa per andare a letto. Gettò l’ultimo sguardo alla luna.
«Buonanotte Gattino».
Gattino ritornò verso il rifugio sotto la siepe. Gettò l’ultimo sguardo alla Grandesferagialla.
«Buonanotte Piccoloumano. Ti ritroverò, non temere: una nuova luna sorgerà».
Udirono in lontananza alcuni rintocchi di
un campanile. Che curioso quel suono: a loro parve il battito di un cuore.
Poi si addormentarono. Sulle loro labbra
si disegnò una lieve smorfia che aveva le sembianze di un sorriso.
La luna continuò il suo cammino nel cielo, lasciando una impercettibile scia simile ad un filo rosso.