sabato 12 novembre 2011

Quelli che aspettavano una telefonata


Ines, comincia!

2 commenti:

  1. Che onore e che responsabilità, caro Ben! Accetto volentieri e ti ringrazio.
    Noi che eravamo a casa e aspettavamo LA telefonata dei nostri "soldatini": erano i figli o - nel mio caso - i fratelli partiti per il servizio di leva, spesso destinati in città lontane, come ci sembravano in quegli anni buona parte delle città del Nord.
    L'attesa iniziava a una certa ora della sera, normalmente dopo cena.
    In casa ci creava una certa tensione: era il tempo dell'attesa, tutto rivolto al telefono che speravamo squillasse, finalmente. Erano quei telefoni neri fissati a una parete di casa: non belli, a pensarci oggi, ma lo erano per noi in quegli anni. Erano il "filo" che ci univa alle persone care ma distanti; erano un incontro che si accontentava di una voce che veniva da molto lontano, l'unico modo per accorciare le distanze almeno per pochi minuti.
    Sentire quella voce era gioia e tenerezza e tristezza nello stesso momento: grandi emozioni, spesso tra loro contrastanti, ma di un'intensità profonda....

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  2. Io invece vorrei raccontare una telefonata fatta ai tempi della scuola. Telefonai a casa e, come facevo quando avevo voglia di fare il bischero (cioè lo sciocchino), chiamai mia madre per il suo cognome da nubile (supponiamo Ben).
    E le cose andarono più o meno così:

    - Pronto, parlo con la signoara Ben?
    - Sì, chi parla?
    - Sono Roberto.
    - Roberto, da dove chiami?
    - Sono alla stazione!
    - Alla stazione? Cosa ci fai alla stazione?
    (Erano le 11,30 circa)
    - A scuola abbiamo fatto sciopero e allora ho preso il primo treno per tornare a casa. Ti volevo dire che a pranzo oggi ci sono.
    - Sciopero? Scuola? O Roberto, ma che hai fatto? Non sei andato a lavorare?
    - A lavorare?
    Poi, dopo un attimo di esitazione, dico:
    - Ma chi parla?
    - Gabriella Ben.
    - Mi scusi signora... ho sbagliato numero.
    Sì, perchè mia madre non si chiamava Gabriella.
    Però, quante coincidenze: sbagliare numero e trovare una signora con lo stesso cognome di mia madre con un figlio di nome Roberto.

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