mercoledì 25 maggio 2011

I miei sedici bambini

Alla fine di questo piccolo ciclo ho provato a chiedere ai miei bambini: che cosa vi rimarrà di questi due anni? Alcuni sono rimasti in silenzio, qualcuno ha risposto esitando un po’ e uno di loro, invece, ha rigirato subito la domanda a me e a Cinzia.
Così sono andato agli inizi di questa avventura, ricordando il momento in cui mi fu assegnato quel gruppetto, al contrario di altri che, invece, avevano scelto. Quattordici bambini ai quali, nel giro di poche settimane, se ne aggiunsero altri due. I miei sedici bambini.
Ed io e Cinzia? Prima volta per noi.
Ho ripercorso le tappe ricordando alcuni episodi e, all’occasione, facendo esempi legati alle mie esperienze che sempre hanno attirato la loro attenzione, aggiungendo poi:
“E poi mi rimarrà una grande voglia di abbracciarvi, perché mi sono affezionato a voi e vi voglio bene!”
È stato un attimo, i bambini si sono alzati e ci siamo abbracciati tutti insieme. E lì i miei occhi si sono fatti un po’ lucidi, mentre fissavano quelli di Cinzia che accennava un sorriso silenzioso. Avrei voluto ripetere una frase che avevo detto in un’occasione precedente, quando i bambini erano un po’ ansiosi per un’altra loro prima volta: cercate di vivere le emozioni, non tentate di nasconderle, perché alcune cose ve le dimenticherete, ma le emozioni vi rimarranno.
Non ce l’ho fatta, la mia voce ha deciso di non dire niente.
La domenica è arrivata e per alcuni di loro è stato il giorno della Prima Comunione.
Tutti vestiti di bianco sembravano tanti angioletti. Noi grandi avevamo dei compiti da svolgere durante la cerimonia, ma non ho perso l’occasione di andare a scovare, fra le centinaia di persone, quei volti che vivevano in prima persona quegli attimi, perché era quello che provavo anch’io. Vedere l’emozione di un genitore che inciampa sulle parole di una preghiera, le lacrime di una madre per quel bambino che vive con lei solo alcuni giorni della settimana, quelle di un padre che, abbracciandomi, non smette di ringraziare per avergli consentito di partecipare attivamente alla cerimonia.
Si torna a casa, in attesa della domenica successiva, quando sarà la volta del secondo gruppetto.
Mi domando quali emozioni proverò, e soprattutto se ne proverò, considerato che la mia prima volta ormai è andata. In cuor mio so già la risposta, ma c’è da aspettare una settimana per verificare, per scoprire, poi, che la mia prima volta non è affatto andata.
Che cosa mi rimarrà di questi due anni? Tutto: le difficoltà, le piccole soddisfazioni, le facce, i gesti, le monellerie, i sorrisi, i bronci, la stanchezza, il caos, la compostezza durante la cerimonia, il fazzoletto prestato per asciugare una lacrima in libera uscita, il bacio ricevuto sulla guancia dal più monello di tutti, la scommessa dell’incontro fatto con bambini e genitori, i molti dubbi, le emozioni di quelle due domeniche.
E quell’abbraccio.

5 commenti:

  1. Che meraviglia questo splendido resoconto dei tuoi due anni di catechismo!!!
    Sono contenta, sai? Si vede che sei proprio soddisfatto e questo attesta che hai fatto davvero un buon lavoro...
    Io, invece, quest'anno sono particolarmente scoraggiata...
    I bambini non hanno legato con me ed io non l'ho fatto con loro: non si è creato nessun feeling ed ogni giovedì era un'arrabbiatura contina, perchè l'arroganza e la maleducazione la fanno da padrona e, purtroppo, tutto questo è demotivante e demoralizzante...
    Ti abbraccio Rob e continua così!!!
    Sei grande!!!! :o)

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  2. Ciao Deborath,
    non è facile, lo sappiamo bene, ma non ti dimenticare dei suggerimenti che mi hai dato all'inizio di questa mia esperienza. Prova a fare mente locale, ripetili a te stessa e poi... non siamo soli.
    Ti mando un super abbraccio.
    :-))

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  3. Caro Roberto,

    sei per me una rivelazione perché prima d'ora non ho mai avuto modo di incontrarti o non vi ho fatto caso.
    Devo ammetterlo: mentre leggevo, rivivendo quei vostri momenti così ben tratteggiati, la lacrimuccia è scesa anche dai miei occhi.

    Avevo appena riletto l'introduzione della lettera pastorale DIO EDUCA IL SUO POPOLO del Card. Martini, dove l'arcivescovo esterna il suo confuso stato d'animo davanti al tema impegnativo dell'educare:

    " Mi sento la testa piena e confusa. Ho letto, ascoltato, trascritto testi e appunti di ogni genere sul tema dell'educazione. E adesso tutto questo materiale mi è come stipato dentro, senza trovare una via d'uscita soddisfacente. Vorrei dire e riesprimere tutte le cose udite, tenere conto dei consigli ricevuti (scriva una lettera pastorale chiara, incisiva, breve, convincente... ma tenga conto di questo, non ometta quell'altro... insista sui principi, non vogliamo ricette... ci dia indicazioni pratiche, scenda al concreto...).

    Ho mal di capo e non so da che parte cominciare."

    Poi un improvviso scossone:

    " Ma ecco un lampo:
    - perché sono qui e scrivo?
    - Perché mi sto interessando di queste cose?
    - Perché mi sta a cuore comunicare qualcosa su questo tema?

    Perché Tu, o Signore, mi hai educato, Tu mi hai condotto fin qui: Tu hai messo in me la gioia di educare "più gioia di quando abbondano vino e frumento" (Salmo 4,8).

    Sei Tu, o mio Dio, il grande educatore, mio e di tutto questo popolo.

    Sei Tu che ci conduci per mano, anche in questa nuova fase del nostro cammino pastorale. "Uno solo è il vostro Maestro" (Matteo 23, 8).

    - "Come un'aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati",
    - Tu, o Signore, "ci sollevi sulle tue ali";
    - ci fai "montare sulle alture della terra, ci nutri con i prodotti della campagna";
    - ci fai "succhiare miele dalla rupe e olio dai ciottoli della roccia" (Deuteronomio 32, 1-13.

    Lascio qui il file perché qualcuno se ne possa servire:

    http://www.clerus.org/clerus/dati/1999-04/26-2/Dio_educ.rtf.html


    Anche perché la tua testimonianza ne è la prova:
    "Sei Tu, o mio Dio, il grande educatore, mio e di tutto questo popolo".

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  4. Ben-venuto Angelo.
    Seguendo il blog di Deborath ho avuto modo di leggere i tuoi commenti, spesso ricchi di spunti di riflessione, come quello che hai lasciato qui.
    Educare è una parola importante, forse troppo grande per ciò di cui stiamo parlando e d'altronde sarebbe impossibile con il tempo, poco, che abbiamo a disposizione per stare con i bambini.
    Tuttavia cerchiamo di fare il massimo per far conoscere, divulgare, condividere.
    La sensazione di non essere all'altezza ci accompagna sempre, ma può essere anche uno stimolo importante.
    Grazie Angelo per la tua visita, spero che tu abbia trovato accogliente il Rifugio per tornare ancora.

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  5. Caro Ben,
    sono convinta che in poche situazioni e con pochissime persone si riescano a vivere momenti di grande intensità emotiva come le situazioni condivise con i bambini.
    Questo loro saper cogliere il momento, quel momento, nella sua unicità e per la preziosità che ha in sé ha qualcosa di magico.
    Quando noi adulti riusciamo a entrare nel loro mondo - dopo esserci spogliati delle nostre manie, delle ansie, dei grandi pensieri e dei grandi progetti che spesso grandi non sono affatto - non possiamo non commuoverci.
    Sono momenti di profonda intensità.
    Ah, se sapessimo conservare, intatta, la freschezza di quei momenti!
    Un caro saluto

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