Caro Roberto, ho letto questo tuo racconto subito dopo che lo avevi gentilmente proposto, qui nel Rifugio, ma solo ora trovo un po' di tempo per esprimere le mie impressioni.
Ciò che mi ha colpito maggiormente è quel senso di "incompiuto" che solitamente non mi entusiasma e che invece ora ho trovato interessante: mi è parso come una porta aperta all'immaginazione - oltre che all'interpretazione - del lettore. Questi, infatti, può ben lasciarsi tentare dalla curiosità e, quindi, dal desiderio di completare il racconto seguendo uno dei possibili finali: da qui deriva il lettore partecipe, che interviene - seppur unicamente con la propria fantasia - nella storia stessa.
Il tema centrale, a mio avviso, è uno dei più toccanti di questo nostro tempo: la solitudine. Fabri sta trascorrendo il passaggio dal vecchio al nuovo anno da solo, in una lavanderia. Anche Patrizia - e poco conta che esista veramente o sia solo frutto di un sogno - è sola. Non possiamo quindi non riflettere, prendendo spunto dal racconto, sulla triste condizione di quanti sono e vivono realmente soli (e allora mi vengono in mente innanzitutto gli anziani) e di quanti, pur essendo circondati da persone possono sentirsi intimamente e profondamente soli. Quest'ultima riflessione deriva da una mia convinzione: perché ci sentiamo veramente in compagnia non basta la presenza fisica; occorre la presenza interiore.
Grazie Ines. Sono entrato nel rifugio per scrivere qualcosa a proposito delle notizie devastanti di questi giorni. La solitudine è un tema dei più attuali e riguarda un po' tutti noi. Eppure siamo circondati da tante persone. Soli. A volte per scelta. Soli. Spesso non per scelta. Il finale del racconto è aperto. Nel romanzo a cui ho prestato questo racconto non è così, si chiude nel capitolo successivo. Spesso, quando scrivo, rifletto e spero di offrire motivi di riflessione, non soluzioni. Quelle, magari ci fossero! E questo stimola a pensare, di nuovo.
Caro Roberto,
RispondiEliminaho letto questo tuo racconto subito dopo che lo avevi gentilmente proposto, qui nel Rifugio, ma solo ora trovo un po' di tempo per esprimere le mie impressioni.
Ciò che mi ha colpito maggiormente è quel senso di "incompiuto" che solitamente non mi entusiasma e che invece ora ho trovato interessante: mi è parso come una porta aperta all'immaginazione - oltre che all'interpretazione - del lettore.
Questi, infatti, può ben lasciarsi tentare dalla curiosità e, quindi, dal desiderio di completare il racconto seguendo uno dei possibili finali: da qui deriva il lettore partecipe, che interviene - seppur unicamente con la propria fantasia - nella storia stessa.
Il tema centrale, a mio avviso, è uno dei più toccanti di questo nostro tempo: la solitudine.
Fabri sta trascorrendo il passaggio dal vecchio al nuovo anno da solo, in una lavanderia.
Anche Patrizia - e poco conta che esista veramente o sia solo frutto di un sogno - è sola.
Non possiamo quindi non riflettere, prendendo spunto dal racconto, sulla triste condizione di quanti sono e vivono realmente soli (e allora mi vengono in mente innanzitutto gli anziani) e di quanti, pur essendo circondati da persone possono sentirsi intimamente e profondamente soli.
Quest'ultima riflessione deriva da una mia convinzione: perché ci sentiamo veramente in compagnia non basta la presenza fisica; occorre la presenza interiore.
Un caro saluto
Ines
Grazie Ines.
RispondiEliminaSono entrato nel rifugio per scrivere qualcosa a proposito delle notizie devastanti di questi giorni.
La solitudine è un tema dei più attuali e riguarda un po' tutti noi.
Eppure siamo circondati da tante persone.
Soli. A volte per scelta.
Soli. Spesso non per scelta.
Il finale del racconto è aperto. Nel romanzo a cui ho prestato questo racconto non è così, si chiude nel capitolo successivo.
Spesso, quando scrivo, rifletto e spero di offrire motivi di riflessione, non soluzioni. Quelle, magari ci fossero!
E questo stimola a pensare, di nuovo.
Un abbraccio.