B
come blog? Meglio di no, mi verrebbe di parlare di tutte le volte che penso di
chiuderlo.
B
come Ben? No, può sembrare troppo autoreferenziale.
B
come Bello, Bene Buono? No, un grande rammarico, se tutte e tre insieme.
B
come Benassi? No, ce ne sarebbero troppe da raccontare.
B come Boh? No, speriamo di no.
Allora mi
butto su uno dei primi sogni, se non il primo, di quando ero bambino: la
Batteria.
Ecco,
B come Batteria.
Quando ero piccolo sognavo di suonare questo strumento. Quando ascoltavo la musica riuscivo a concentrarmi solo sulle percussioni, il resto era come se non ci fosse più, e agitavo le braccia come se stessi suonando l’aria.
Immaginavo di essere al centro di una batteria enorme, fatta di tanti tamburi e tanti piatti, come poi vedevo nelle foto e nei video delle band famose dell’epoca. E immaginando di suonare mi sentivo al comando di una specialissima navicella… musicale.
Ma
quando il sogno finiva, la realtà incombeva: soldi per studiarla non c’erano, e
per questo non azzardai mai di porre la domanda ai miei genitori. Non c’era
nemmeno lo spazio in casa, e anche se ci fosse stato, sarebbe stato uno
strumento troppo rumoroso.
Insomma,
un sogno irrealizzabile.
Ma la voglia era talmente tanta che durante il servizio di leva riuscii a suonarla, avvalendomi soltanto del mio senso del ritmo.
Lì
quel sogno si avverò.
In seguito la tecnologia mi è venuta incontro, ed oggi ho ripreso in mano le bacchette per inseguire quel sogno.
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