mercoledì 17 marzo 2021

Un anno fa

È trascorso un anno da quando abbiamo fatto conoscenza con il Covid.

Ci ritrovammo, di colpo, in una vita diversa, sconosciuta. La paura ci unì e ci fece provare sentimenti nuovi. Era il periodo in cui ci ripetevamo “Andrà tutto bene” e la gente cantava dai balconi.

In quel periodo anch’io provai a cantare qualcosa, non dal balcone. Lo feci da casa, cantando un frammento di una canzone che volli dedicare a quei ragazzi che mi hanno accompagnato durante un tratto della mia vita, arricchendolo e rendendolo prezioso.

Era il mio modo per dire che non dovevamo sentirci soli, ma momentaneamente distanti, e quella distanza non avrebbe cambiato i nostri sentimenti.


Il silenzio regnava in quei luoghi dove era dato per estinto, il cinguettio degli uccelli appariva come un suono nuovo.

Il deserto era fuori e dentro di noi.

Eravamo chiusi in casa, non per nostra scelta, dovemmo reinventare le nostre vite. I ragazzi, per la prima volta, si videro costretti a fare scuola da casa.

Speravamo che durasse poco e invece siamo ancora qua, per chi c’è ancora.

I morti hanno superato le centomila unità, le famiglie sono state stravolte dalla nuova realtà, molti posti di lavoro sono andati in fumo.

Non cantiamo più dai balconi. Non abbiamo più quelli slanci di generosità nei confronti degli altri, ma siamo diventati tutti medici, virologi, esperti.

Non abbiamo più paura, come allora, della morte, ma abbiamo paura dei vaccini. 

Forse continuiamo a credere all’oroscopo.

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