"Gli specchi per le allodole, inutilmente a terra balenano ormai".
Eccomi, Ben! Ricordi "Il nostro caro angelo" della mitica coppia Mogol-Battisti? Ma certo che la ricordi: un cantante di vaglia come te... :-)
Penso che le quarte di copertina dei libri siano un po' come gli specchietti per le allodole: studiate ed elaborate allo scopo di invogliare chi le legge ad acquistare quei libri. Comunque, ritengo sia indubbia anche un'altra loro funzione: contengono - incensamenti a parte - una breve sinossi, che permette al possibile acquirente di farsi un'idea della trama che l'opera offre.
"Gli ebook sono privi di quarta di copertina"? Non ho... confidenza con gli ebook. Preferisco ancora, e di gran lunga, il cartaceo. E, insieme al cartaceo, la mia matita, per sottolineare, annotare riflessioni personali, esprimere la mia opinione personale sui brani che trovo più interessanti e intensi oppure più noiosi e banali. Instauro, così, una sorta di dialogo con l'autore/l'autrice. Un vero dialogo, in cui ho l'ardire di dargli/darle del tu. Ad esempio: "Grande! Qui mi sei piaciuto/piaciuta molto!" oppure "E no, questa menata potevi risparmiarcela!" e esternazioni simili.
Per tornare a bomba, caro Ben: suppongo che se, con il passare del tempo, gli ebook si affermeranno maggiormente - come immagino che avverrà - e sostituiranno gradualmente il cartaceo, non mancheranno le quarte di copertina neanche lì.
"... il fascino"? Quale fascino trovi nella quarta di copertina?
Ricordo vagamente quella canzone perché Battisti, per quanto grande, non mi ha mai conquistato.
Sembra che negli e-book ci sia una pagina di descrizione che è situata dopo la copertina e che svolga le funzioni della quarta, che contiene tutto quello che hai detto tu.
Per me il fascino della quarta di copertina consiste nell'irresistibile e quasi istintivo movimento che faccio dopo aver preso un libro in mano. Uno sguardo alla copertina, una rapida sfogliata alle pagine e, infine, torsione della mano e sguardo gettato sulla quarta, compreso il prezzo! :-) C'è da dire che alcune sono delle vere e proprie opere d'arte, a volte è molto più interessante la quarta che il contenuto del libro.
E qui mi voglio sbilanciare, attenzione, attenzione! Mi sono messo in testa un'idea meravigliosa (come diceva una pubblicità di qualche tempo fa) e quando mi metto in testa le cose... mi vengono in mente anche dei piccoli progetti. Uno di questi sarebbe legato a questo tipo di libri, anche se anche io preferisco di gran lunga il cartaceo, pur non avendo un rapporto "personale" con libro ed autore come fai tu, Ines (comunque le note e i commenti credo che si possano inserire). Il fatto è che, sempre nella mia mente, la quarta assumerebbe un valore determinante se situata nella attuale posizione (cartacea). In tutte le altre posizioni (ebook) non andrebbe più bene e la mia idea diventerebbe inattuabile.
Però più di questo non fatemi dire.
Non ho mai acquistato o scaricato e-book. Probabilmente lo farò, se non altro per rendermi conto. Mia figlia me ne aveva fatto vedere uno, ma si trattava di un normale file pdf. Probabilmente era un po' datato, ma l'ho trovato un po' freddo, al limite della tristezza. Che poi abbia tante altre qualità, beh, nessun dubbio. Qui siamo tutti tifosi della carta. Bisognerebbe sentire un'altra campana.
Ehi, c'è nessuno che può dire qualcosa a favore degli ebook?
Ciao Ben. Indubbiamente la copertina, il titolo e la quarta di copertina rappresentano il primo 'contatto' con un libro; contatto che può trasformarsi in un rapporto oppure no.
E, giacché parliamo di "contatto' e di 'rapporto', l'accostamento agli incontri tra persone a me sembra inevitabile: non ricaviamo, forse, la prima impressione riguardo a una persona osservando la sua... copertina, ascoltando il suo titolo - non nobiliare - :-) - o professionale, no - e 'leggendo' la sua quarta di copertina? Una persona, come un libro, ci può incuriosire e invogliarci a conoscerla meglio: a leggere il suo incipit o qualche pagina, spesso presa a caso. Può non incuriosirci. Possiamo stabilire un rapporto oppure no. Possiamo restare delusi o deludere. Tutto questo vale sia per le persone sia per i libri. Come possiamo deludere un libro? Forse possiamo, sì.
Sentire un'altra campana che suoni a favore degli ebook? Magari! Sono e rimango in trepida attesa.
Ciao Ines, anzi Marzullines, i tuoi accostamenti sono stimolanti e quello che hai detto è vero: il discorso vale anche per le persone. E in entrambi i casi poi ci sarebbe da approfondire per conoscere meglio. Ma non sempre questo accade, perché spesso ci si ferma all'apparenza. Oggi ho letto da qualche parte una frase del tipo: anche il sale a una prima occhiata può sembrare zucchero. Le persone: quanti errori di valutazione! Badando al primo impatto, in passato ho commesso clamorosi errori di valutazione. Senti qua: una ragazza mi restava antipatica a causa della sua pettinatura. Impiegai tre anni per capire che era una persona deliziosa. Con un'altra invece, simpaticissima, al primo "affondo" capii che era tutto fumo e niente arrosto.
Ma credo che, alla lunga, il fatto di essere se stessi, coerenti con la propria personalità, paghi sempre. Io ad esempio, ad un primo impatto non suscito molta curiosità, ma forse, dopo un altro paio di volte, qualcosa si smuove (a detta di chi mi scoperto "tardi").
Ho notato il tuo "Possiamo restare delusi o deludere": un pensiero che ritorna.
Adesso però mi devi aiutare: capisco come si possa arrivare a deludere una persona, ma in che modo possiamo deludere un libro?
A te la parola, Ines, se e quando vorrai.
Ciao
P.s.: Sempre in attesa di avere opinioni positive su ebook.
Ciao Ben, rispondo alla domanda - in che modo possiamo deludere un libro? - rispolverando una considerazione che tu facesti, qui al Rifugio, a proposito di un libro che non ti era piaciuto: dicesti che probabilmente ci sono opere che meritano un'altra opportunità. Ricordi?
Ebbene: possiamo deludere un libro quando, dopo averlo letto, ci rendiamo conto che avevamo davanti un'opera di grande qualità, eppure a noi non è piaciuta. Porto due esempi personali: "Cent'anni di solitudine" di G.G. Marquez e "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di M. Kundera sono due pietre miliari della letteratura e ne ero consapevole, dopo averli letti. Eppure non li ho amati. So benissimo che meritano un'altra opportunità, perché durante la prima lettura non ho prestato l'attenzione, l'impegno, la concentrazione, l'interesse che meritano.
Deludiamo, idealmente, un libro quando capiamo che potremmo entrare in sintonia con quelle pagine, ma non siamo disposti a farlo, per le più svariate ragioni. Deludiamo, idealmente, un libro ogni volta che lo leggiamo frettolosamente e invece quello è un libro che invita a indugiare, a riflettere, a fermarci per pensare. Deludiamo, idealmente, un libro quando - per pigrizia o per mancanza di tempo, il più gettonato dei pretesti - smettiamo di leggerlo, sebbene riconosciamo che merita di essere letto fino all'ultima pagina.
Spezzare una lancia in favore degli ebook? Più d'una, certo. E sono disposta a farlo io stessa, irriducibile appassionata del cartaceo, poiché tutto ha un pro e un contro. Tutto.
Grazie Ines, adesso ho capito meglio. Allora ne ho delusi parecchi di libri, l'ultimo dei quali è quel "1984" nel quale ancora non riesco ad incunearmi. E anche il Dottor Zivago, terminato dopo vari tentativi con fatica, Cent'anni di solitudine, come è capitato a te, a altri ancora. Ho deluso tante poesie perché credo di non essere in grado di apprezzarle a dovere, come non lo sono per le opere d'arte che vivono nei musei. Mi accorgo che sono qualcosa di bello, fuori dal comune, ma non mi emoziono, come invece mi capita per qualcosa che è molto più comune.
Ciao Ben. Penso, comunque, che non sia il caso di sentirsi in errore - e dunque in colpa - se "deludiamo" un libro: continuando il parallelo con i rapporti tra persone, mi sembra ovvio che non è possibile entrare in sintonia con tutti e, quindi, non è possibile entrare in sintonia con tutti i capolavori letterari (ivi comprese le poesie).
Torniamo agli ebook, adesso. Propongo, in ordine sparso (non di importanza, fattore del tutto personale), quelli che sono - a mio avviso - i vantaggi offerti da questi ultimi.
Ecco che subito mi viene in mente l'opera per eccellenza, quale è per me "Alla ricerca del tempo perduto" di Marcel Proust: un "volumazzo" incredibile oppure sette volumi di circa 400 pagine ciascuno. Circa tremila pagine! Se, per assurdo, volessi portarle tutte con me, una o più volte o sempre, come potrei farlo, senza caricarmi di un peso non indifferente? La versione ebook! Non occupa spazio, non pesa più di un tablet che, per giunta, può contenere decine e decine di opere.
Decine e decine di opere, comprese le più lunghe, racchiuse in una "tavoletta", consultabili ogni volta che vogliamo e dovunque siamo: l'ebook non è forse l'amico fedele che ci accompagna dovunque andiamo?
Lo spazio! Dovrei smettere di acquistare libri, perché non so più dove metterli! L'ordine! Ah, sarebbe ora che aggiornassi il criterio di sistemazione dei libri - in ordine alfabetico, secondo i nomi degli autori, generalmente - poiché ultimamente, per pigrizia o per fretta, ho lasciato gli ultimi letti e gli ultimi acquistati in posizione orizzontale, casualmente, sopra a quelli messi sui ripiani della libreria, in bell'ordine, in posizione verticale, dorso in vista.
Cosa dire del tempo che richiede la ricerca di un libro in una libreria, anche se tenuta in ordine? E se il libro che vuoi leggere, rileggere o consultare sta sul ripiano più alto e non riesci a raggiungerlo, se non salendo su una sedia o - peggio! - su una scala?
Cosa dire della polvere che, incurante persino delle pagine più sublimi della Letteratura, si deposita e bisogna pure che sia tolta, di tanto in tanto?
E del costo? Quanto costa il cartaceo e quanto l'ebook?
Parliamone. Quello che hai scritto è tutto vero. Aggiungerei anche il fatto che puoi scegliere la gradezza del carattere (che bellezza per chi ha problemi di vista), puoi mettere segnalibri che in una frazione di secondo ti fanno trovare un punto ben preciso. La ricerca per parola.
Diciamocelo, fa tecnologico! Prendi me: sullo smartphone ho una app che utilizzo per cercare e leggere brani della Bibbia quando faccio gli incontri con i ragazzi. Non è un e-book ma ne ha tutte le caratteristiche. E quando lo utilizzo invece di prendere il cartaceo, ai ragazzi sembra una grande novità. Loro, che sono nati tecnologici. Forse la sorpresa è che ad utilizzarlo sia uno con pochi capelli bianchi.
E il prezzo, poi!
Accidenti: quanti punti favorevoli! Ma allora perché non riesco ancora ad immaginarmi una casa senza librerie, piccole o grandi che siano? Ma allora perché non mi venuto ancora la voglia di comprarne uno? E come si fa ad impacchettare un e-book, qualora si volesse regalare? E come si fa a scrivere una dedica, qualora la si volesse scrivere?
Ciao Ben. Tanto per documentarmi un po', sono andata alla ricerca di qualche informazione sulla vendita degli ebook e - a giudicare da un articolo sul quotidiano "La Repubblica", gennaio 2016 - sembra che negli Stati Uniti l'interesse per il libro digitale sia in calo, mentre in Italia rimane stabile, ma comunque tiepido. Anzi freddino.
Il problema, se così vogliamo definirlo, è che in Italia si legge poco: il 41% degli italiani non legge più di un libro all'anno. Mi sembra, quindi, che la questione non sia tanto nel valutare se e perché gli ebook richiamino o no l'interesse degli italiani, ma nel dover constatare - con mia grande amarezza, lo confesso - che quasi la metà degli italiani legge pochissimo.
Molti anni fa lessi un articolo, del quale non ricordo l'autore - lo ricordo, eccome, ma non lo stimo e non intendo fare il suo nome: bugia madornale o bugia bianca? - il quale sosteneva che noi italiani saremmo approdati con grande difficoltà nel mondo degli acquisti tramite Internet. Il motivo? Abbiamo bisogno di toccare. Esatto: di toccare gli oggetti, prima di acquistarli; di avere un contatto fisico - attraverso quel magnifico senso che è il tatto e che secondo me ne coinvolge anche altri, quali la vista diretta e l'olfatto - con ciò che intendiamo acquistare.
Non sbagliava affatto: quella considerazione mi trova pienamente d'accordo. Vedi? Libri da vedere o da cercare nelle nostre librerie; impacchettare un libro da regalare; scrivere una dedica (la penna!); sfogliare le pagine, con il fruscio appena percettibile che produciamo. Contatto. Odori. Sensazioni. Emozioni... Questo è il cartaceo, ragazzi.
Ma. Marzullines - :-) - si domanda adesso: contatto; odori; sensazioni; emozioni. Tutto così bello, quasi una magia, vero? Che molti rifuggono nei rapporti personali, o sbaglio? Facebook, Twitter, Whatsup e chi più ne ha più ne metta. Siamo contraddittori, noi esseri umani. O no?
Ciao Marzullines. Bel colpo. Dunque, cerchiamo di andare con ordine. Concordo con il bisogno di toccare. Con i libri poi viene quasi naturale sfogliarli ed andare alla ricerca di qualche brano all'interno. Girarli e rigirarli fra le mani è altrettanto naturale, almeno per me. Forse quasi istintivo.
La percentuale che hai scritto sopra mi spaventa, se penso a quanti libri (non) sto leggendo. E' vero che sto leggendo altri tipi di libri, quelli che servono per affrontare meglio le mie attività, ma se penso a quelli che "fanno" letteratura...
Riguardo all'ultima domanda posta da Marzullines io vorrei rispondere con una considerazione ed un'altra domanda. Guardando al modo in cui vengono scritte le cose sui social, non sono così convinto che ci sia contraddizione. Siamo sicuri che chi si forma e si esprime sui social, spesso attraverso link provenienti da altre fonti, voglia veramente rapporti personali? Forse, Ines, stiamo dicendo la stessa cosa.
Il concetto dei libri che "fanno" letteratura è, secondo me, molto aleatorio e comunque spesso affidato ai gusti personali dei lettori. Nella statistica che ho citato, infatti, non è specificato a quale genere di libri ci si riferisca, sicché viene da domandarsi - ad esempio - se la saggistica è compresa o no, ma ancor di più... Se, per ipotesi, io leggessi uno o due Harmony a settimana e nient'altro, nessun libro di maggiore qualità letteraria (fermo restando quanto ho appena affermato a tale riguardo), posso considerarmi una lettrice "forte", come s'usa dire?
E ora la mia personale risposta, secca e senza alcun indugio, alla tua ultima domanda. No, chi comunica prevalentemente o esclusivamente tramite i social network e Whatsup/Whatsapp rifugge i rapporti diretti con gli altri e probabilmente li teme.
"Gli specchi per le allodole, inutilmente a terra balenano ormai".
RispondiEliminaEccomi, Ben!
Ricordi "Il nostro caro angelo" della mitica coppia Mogol-Battisti? Ma certo che la ricordi: un cantante di vaglia come te... :-)
Penso che le quarte di copertina dei libri siano un po' come gli specchietti per le allodole: studiate ed elaborate allo scopo di invogliare chi le legge ad acquistare quei libri.
Comunque, ritengo sia indubbia anche un'altra loro funzione: contengono - incensamenti a parte - una breve sinossi, che permette al possibile acquirente di farsi un'idea della trama che l'opera offre.
"Gli ebook sono privi di quarta di copertina"? Non ho... confidenza con gli ebook. Preferisco ancora, e di gran lunga, il cartaceo. E, insieme al cartaceo, la mia matita, per sottolineare, annotare riflessioni personali, esprimere la mia opinione personale sui brani che trovo più interessanti e intensi oppure più noiosi e banali.
Instauro, così, una sorta di dialogo con l'autore/l'autrice. Un vero dialogo, in cui ho l'ardire di dargli/darle del tu.
Ad esempio: "Grande! Qui mi sei piaciuto/piaciuta molto!" oppure "E no, questa menata potevi risparmiarcela!" e esternazioni simili.
Per tornare a bomba, caro Ben: suppongo che se, con il passare del tempo, gli ebook si affermeranno maggiormente - come immagino che avverrà - e sostituiranno gradualmente il cartaceo, non mancheranno le quarte di copertina neanche lì.
"... il fascino"? Quale fascino trovi nella quarta di copertina?
Cari saluti
Ines
Ricordo vagamente quella canzone perché Battisti, per quanto grande, non mi ha mai conquistato.
RispondiEliminaSembra che negli e-book ci sia una pagina di descrizione che è situata dopo la copertina e che svolga le funzioni della quarta, che contiene tutto quello che hai detto tu.
Per me il fascino della quarta di copertina consiste nell'irresistibile e quasi istintivo movimento che faccio dopo aver preso un libro in mano.
Uno sguardo alla copertina, una rapida sfogliata alle pagine e, infine, torsione della mano e sguardo gettato sulla quarta, compreso il prezzo! :-)
C'è da dire che alcune sono delle vere e proprie opere d'arte, a volte è molto più interessante la quarta che il contenuto del libro.
E qui mi voglio sbilanciare, attenzione, attenzione!
Mi sono messo in testa un'idea meravigliosa (come diceva una pubblicità di qualche tempo fa) e quando mi metto in testa le cose... mi vengono in mente anche dei piccoli progetti.
Uno di questi sarebbe legato a questo tipo di libri, anche se anche io preferisco di gran lunga il cartaceo, pur non avendo un rapporto "personale" con libro ed autore come fai tu, Ines (comunque le note e i commenti credo che si possano inserire).
Il fatto è che, sempre nella mia mente, la quarta assumerebbe un valore determinante se situata nella attuale posizione (cartacea). In tutte le altre posizioni (ebook) non andrebbe più bene e la mia idea diventerebbe inattuabile.
Però più di questo non fatemi dire.
Non ho mai acquistato o scaricato e-book. Probabilmente lo farò, se non altro per rendermi conto.
Mia figlia me ne aveva fatto vedere uno, ma si trattava di un normale file pdf.
Probabilmente era un po' datato, ma l'ho trovato un po' freddo, al limite della tristezza.
Che poi abbia tante altre qualità, beh, nessun dubbio.
Qui siamo tutti tifosi della carta.
Bisognerebbe sentire un'altra campana.
Ehi, c'è nessuno che può dire qualcosa a favore degli ebook?
Ciao Ben.
RispondiEliminaIndubbiamente la copertina, il titolo e la quarta di copertina rappresentano il primo 'contatto' con un libro; contatto che può trasformarsi in un rapporto oppure no.
E, giacché parliamo di "contatto' e di 'rapporto', l'accostamento agli incontri tra persone a me sembra inevitabile: non ricaviamo, forse, la prima impressione riguardo a una persona osservando la sua... copertina, ascoltando il suo titolo - non nobiliare - :-) - o professionale, no - e 'leggendo' la sua quarta di copertina?
Una persona, come un libro, ci può incuriosire e invogliarci a conoscerla meglio: a leggere il suo incipit o qualche pagina, spesso presa a caso.
Può non incuriosirci. Possiamo stabilire un rapporto oppure no. Possiamo restare delusi o deludere. Tutto questo vale sia per le persone sia per i libri.
Come possiamo deludere un libro? Forse possiamo, sì.
Sentire un'altra campana che suoni a favore degli ebook? Magari!
Sono e rimango in trepida attesa.
Un caro saluto
Ines
Ciao Ines, anzi Marzullines,
RispondiEliminai tuoi accostamenti sono stimolanti e quello che hai detto è vero: il discorso vale anche per le persone.
E in entrambi i casi poi ci sarebbe da approfondire per conoscere meglio.
Ma non sempre questo accade, perché spesso ci si ferma all'apparenza.
Oggi ho letto da qualche parte una frase del tipo: anche il sale a una prima occhiata può sembrare zucchero.
Le persone: quanti errori di valutazione! Badando al primo impatto, in passato ho commesso clamorosi errori di valutazione. Senti qua: una ragazza mi restava antipatica a causa della sua pettinatura. Impiegai tre anni per capire che era una persona deliziosa.
Con un'altra invece, simpaticissima, al primo "affondo" capii che era tutto fumo e niente arrosto.
Ma credo che, alla lunga, il fatto di essere se stessi, coerenti con la propria personalità, paghi sempre.
Io ad esempio, ad un primo impatto non suscito molta curiosità, ma forse, dopo un altro paio di volte, qualcosa si smuove (a detta di chi mi scoperto "tardi").
Ho notato il tuo "Possiamo restare delusi o deludere": un pensiero che ritorna.
Adesso però mi devi aiutare: capisco come si possa arrivare a deludere una persona, ma in che modo possiamo deludere un libro?
A te la parola, Ines, se e quando vorrai.
Ciao
P.s.: Sempre in attesa di avere opinioni positive su ebook.
Ciao Ben,
RispondiEliminarispondo alla domanda - in che modo possiamo deludere un libro? - rispolverando una considerazione che tu facesti, qui al Rifugio, a proposito di un libro che non ti era piaciuto: dicesti che probabilmente ci sono opere che meritano un'altra opportunità.
Ricordi?
Ebbene: possiamo deludere un libro quando, dopo averlo letto, ci rendiamo conto che avevamo davanti un'opera di grande qualità, eppure a noi non è piaciuta.
Porto due esempi personali: "Cent'anni di solitudine" di G.G. Marquez e "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di M. Kundera sono due pietre miliari della letteratura e ne ero consapevole, dopo averli letti.
Eppure non li ho amati. So benissimo che meritano un'altra opportunità, perché durante la prima lettura non ho prestato l'attenzione, l'impegno, la concentrazione, l'interesse che meritano.
Deludiamo, idealmente, un libro quando capiamo che potremmo entrare in sintonia con quelle pagine, ma non siamo disposti a farlo, per le più svariate ragioni.
Deludiamo, idealmente, un libro ogni volta che lo leggiamo frettolosamente e invece quello è un libro che invita a indugiare, a riflettere, a fermarci per pensare.
Deludiamo, idealmente, un libro quando - per pigrizia o per mancanza di tempo, il più gettonato dei pretesti - smettiamo di leggerlo, sebbene riconosciamo che merita di essere letto fino all'ultima pagina.
Spezzare una lancia in favore degli ebook? Più d'una, certo.
E sono disposta a farlo io stessa, irriducibile appassionata del cartaceo, poiché tutto ha un pro e un contro. Tutto.
Cari saluti
Ines
Grazie Ines,
RispondiEliminaadesso ho capito meglio.
Allora ne ho delusi parecchi di libri, l'ultimo dei quali è quel "1984" nel quale ancora non riesco ad incunearmi.
E anche il Dottor Zivago, terminato dopo vari tentativi con fatica, Cent'anni di solitudine, come è capitato a te, a altri ancora.
Ho deluso tante poesie perché credo di non essere in grado di apprezzarle a dovere, come non lo sono per le opere d'arte che vivono nei musei.
Mi accorgo che sono qualcosa di bello, fuori dal comune, ma non mi emoziono, come invece mi capita per qualcosa che è molto più comune.
Aspetto la tua lancia.
Ciao Ben.
RispondiEliminaPenso, comunque, che non sia il caso di sentirsi in errore - e dunque in colpa - se "deludiamo" un libro: continuando il parallelo con i rapporti tra persone, mi sembra ovvio che non è possibile entrare in sintonia con tutti e, quindi, non è possibile entrare in sintonia con tutti i capolavori letterari (ivi comprese le poesie).
Torniamo agli ebook, adesso.
Propongo, in ordine sparso (non di importanza, fattore del tutto personale), quelli che sono - a mio avviso - i vantaggi offerti da questi ultimi.
Ecco che subito mi viene in mente l'opera per eccellenza, quale è per me "Alla ricerca del tempo perduto" di Marcel Proust: un "volumazzo" incredibile oppure sette volumi di circa 400 pagine ciascuno. Circa tremila pagine!
Se, per assurdo, volessi portarle tutte con me, una o più volte o sempre, come potrei farlo, senza caricarmi di un peso non indifferente? La versione ebook! Non occupa spazio, non pesa più di un tablet che, per giunta, può contenere decine e decine di opere.
Decine e decine di opere, comprese le più lunghe, racchiuse in una "tavoletta", consultabili ogni volta che vogliamo e dovunque siamo: l'ebook non è forse l'amico fedele che ci accompagna dovunque andiamo?
Lo spazio! Dovrei smettere di acquistare libri, perché non so più dove metterli!
L'ordine! Ah, sarebbe ora che aggiornassi il criterio di sistemazione dei libri - in ordine alfabetico, secondo i nomi degli autori, generalmente - poiché ultimamente, per pigrizia o per fretta, ho lasciato gli ultimi letti e gli ultimi acquistati in posizione orizzontale, casualmente, sopra a quelli messi sui ripiani della libreria, in bell'ordine, in posizione verticale, dorso in vista.
Cosa dire del tempo che richiede la ricerca di un libro in una libreria, anche se tenuta in ordine? E se il libro che vuoi leggere, rileggere o consultare sta sul ripiano più alto e non riesci a raggiungerlo, se non salendo su una sedia o - peggio! - su una scala?
Cosa dire della polvere che, incurante persino delle pagine più sublimi della Letteratura, si deposita e bisogna pure che sia tolta, di tanto in tanto?
E del costo? Quanto costa il cartaceo e quanto l'ebook?
Coraggio. Parliamone.
Cari saluti
Ines
Parliamone.
RispondiEliminaQuello che hai scritto è tutto vero.
Aggiungerei anche il fatto che puoi scegliere la gradezza del carattere (che bellezza per chi ha problemi di vista), puoi mettere segnalibri che in una frazione di secondo ti fanno trovare un punto ben preciso.
La ricerca per parola.
Diciamocelo, fa tecnologico!
Prendi me: sullo smartphone ho una app che utilizzo per cercare e leggere brani della Bibbia quando faccio gli incontri con i ragazzi. Non è un e-book ma ne ha tutte le caratteristiche.
E quando lo utilizzo invece di prendere il cartaceo, ai ragazzi sembra una grande novità. Loro, che sono nati tecnologici. Forse la sorpresa è che ad utilizzarlo sia uno con pochi capelli bianchi.
E il prezzo, poi!
Accidenti: quanti punti favorevoli!
Ma allora perché non riesco ancora ad immaginarmi una casa senza librerie, piccole o grandi che siano?
Ma allora perché non mi venuto ancora la voglia di comprarne uno?
E come si fa ad impacchettare un e-book, qualora si volesse regalare?
E come si fa a scrivere una dedica, qualora la si volesse scrivere?
Parliamone.
Un abbraccio.
Ciao Ben.
RispondiEliminaTanto per documentarmi un po', sono andata alla ricerca di qualche informazione sulla vendita degli ebook e - a giudicare da un articolo sul quotidiano "La Repubblica", gennaio 2016 - sembra che negli Stati Uniti l'interesse per il libro digitale sia in calo, mentre in Italia rimane stabile, ma comunque tiepido. Anzi freddino.
Il problema, se così vogliamo definirlo, è che in Italia si legge poco: il 41% degli italiani non legge più di un libro all'anno.
Mi sembra, quindi, che la questione non sia tanto nel valutare se e perché gli ebook richiamino o no l'interesse degli italiani, ma nel dover constatare - con mia grande amarezza, lo confesso - che quasi la metà degli italiani legge pochissimo.
Molti anni fa lessi un articolo, del quale non ricordo l'autore - lo ricordo, eccome, ma non lo stimo e non intendo fare il suo nome: bugia madornale o bugia bianca? - il quale sosteneva che noi italiani saremmo approdati con grande difficoltà nel mondo degli acquisti tramite Internet.
Il motivo? Abbiamo bisogno di toccare. Esatto: di toccare gli oggetti, prima di acquistarli; di avere un contatto fisico - attraverso quel magnifico senso che è il tatto e che secondo me ne coinvolge anche altri, quali la vista diretta e l'olfatto - con ciò che intendiamo acquistare.
Non sbagliava affatto: quella considerazione mi trova pienamente d'accordo.
Vedi? Libri da vedere o da cercare nelle nostre librerie; impacchettare un libro da regalare; scrivere una dedica (la penna!); sfogliare le pagine, con il fruscio appena percettibile che produciamo.
Contatto. Odori. Sensazioni. Emozioni...
Questo è il cartaceo, ragazzi.
Ma. Marzullines - :-) - si domanda adesso: contatto; odori; sensazioni; emozioni. Tutto così bello, quasi una magia, vero? Che molti rifuggono nei rapporti personali, o sbaglio?
Facebook, Twitter, Whatsup e chi più ne ha più ne metta.
Siamo contraddittori, noi esseri umani. O no?
Cari saluti
Ines
Ciao Marzullines.
RispondiEliminaBel colpo.
Dunque, cerchiamo di andare con ordine.
Concordo con il bisogno di toccare. Con i libri poi viene quasi naturale sfogliarli ed andare alla ricerca di qualche brano all'interno. Girarli e rigirarli fra le mani è altrettanto naturale, almeno per me. Forse quasi istintivo.
La percentuale che hai scritto sopra mi spaventa, se penso a quanti libri (non) sto leggendo. E' vero che sto leggendo altri tipi di libri, quelli che servono per affrontare meglio le mie attività, ma se penso a quelli che "fanno" letteratura...
Riguardo all'ultima domanda posta da Marzullines io vorrei rispondere con una considerazione ed un'altra domanda.
Guardando al modo in cui vengono scritte le cose sui social, non sono così convinto che ci sia contraddizione. Siamo sicuri che chi si forma e si esprime sui social, spesso attraverso link provenienti da altre fonti, voglia veramente rapporti personali?
Forse, Ines, stiamo dicendo la stessa cosa.
Ciao Ben.
RispondiEliminaMeglio tardi che mai. Scusami.
Il concetto dei libri che "fanno" letteratura è, secondo me, molto aleatorio e comunque spesso affidato ai gusti personali dei lettori.
Nella statistica che ho citato, infatti, non è specificato a quale genere di libri ci si riferisca, sicché viene da domandarsi - ad esempio - se la saggistica è compresa o no, ma ancor di più... Se, per ipotesi, io leggessi uno o due Harmony a settimana e nient'altro, nessun libro di maggiore qualità letteraria (fermo restando quanto ho appena affermato a tale riguardo), posso considerarmi una lettrice "forte", come s'usa dire?
E ora la mia personale risposta, secca e senza alcun indugio, alla tua ultima domanda.
No, chi comunica prevalentemente o esclusivamente tramite i social network e Whatsup/Whatsapp rifugge i rapporti diretti con gli altri e probabilmente li teme.
Ciao ciao
Ines