domenica 10 marzo 2013

Sciocchezze, o forse no

Ho ritrovato il mio angolino!
Da quando ho accantonato il vecchio computer fisso a vantaggio di un portatile non ho più avuto una fissa dimora per scrivere. 
Oggi, a seguito di una radicale pulizia, ho ritrovato la mia postazione, vicina a tutti gli ambienti di casa, ma, allo stesso tempo, lontana da ogni fonte di distrazione. 
I rumori familiari sono sempre ben accetti, mi piace sentire che la casa vive.

Sono contento, e sapete perché?
Perché ho ricominciato a scrivere qualcosa. Adesso ci sono tutte le premesse per dare continuità a questo nuovo inizio.

Un angolino di nuovo tutto mio! 
Può sembrare una sciocchezza, ma io credo che no lo sia.

(Non è proprio così, ma ci si avvicina molto)

20 commenti:

  1. Caro Ben,
    non è per niente una sciocchezza.
    Se ancora non l'hai fatto, vai a leggerti la mia adorata Virginia Wolf: tu parli di angolino, lei di "Una stanza tutta per sé".
    Si riferisce alle donne ma il concetto è universale.
    Buona ripresa!
    Saluti a tutti i viandanti...
    Maria

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  2. Woolf, Virginia WOOLF (mi sono persa una o per strada...scusate)

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  3. Ciao Maria,
    il mio è proprio un angolo, perché la mia postazione non è in una stanza, ma sul pianerottolo al termine delle scale che arrivano al piano superiore. E se aprissi la porta che conduce in terrazza rimarrei schiacciato.
    Non ho letto la tua adorata V.W. (oddio, mi sono perso tutte le altre lettere per strada! :-)).
    In questo momento sto leggendo "1984". Spero che con il trascorrere delle pagine (mi) diventi più interessante.
    A presto.

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  4. Quando Emily Dickinson aveva venticinque anni decise, dopo un breve viaggio a Washington, di estraniarsi dal mondo e si rinchiuse nella propria camera al piano superiore della casa natale, anche a causa del sopravvenire di disturbi nervosi e di una fastidiosa malattia agli occhi, e non uscì di lì neanche il giorno della morte dei suoi genitori. Credeva che con la fantasia si riuscisse a ottenere tutto e interpretava la solitudine e il rapporto con sé stessa come veicoli per la felicità …. Oggi, Emily Dickinson viene considerata non solo una delle poetesse più sensibili di tutti i tempi, ma anche una delle più rappresentative …( da wikipedia)
    Se ancora non l'hai fatto, vai a leggerti la mia adorata Virginia Woolf: tu parli di angolino, lei di "Una stanza tutta per sé".
    Si riferisce alle donne ma il concetto è universale.
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    Un’ altra nota scrittrice, a noi tanto cara, predilige, per il suo scrivere creativo_narrativo, una capsula ad immersione stagna, con vista sul mondo. Ma non vista dal mondo.
    Beata ! ;-)
    Mi pare si possa concludere che “la stanza tutta per sé", amata dallo/a scrittore/a, sia ‘la stanza interiore’, non ‘contaminata’ da nulla e niente che non sia ‘ quello che lo scrittore vuole vedere e a cui il suo pensiero accorra’. Poi ‘lui’ l’arreda.
    Talvolta la stanza interiore coincide con il luogo fisico/geografico ed è il tavolino di un bar, o l’angolo caldo ed accogliente di un ristorante, che conserverà quel posto come testimonianza di una nobilitante sosta letteraria.
    Io non sarò mai uno scrittore. Mi mancano stanza e tavolo. Quando scrivo sono sempre in piedi, anzi: su un solo piede. Ed una corrente d’aria, alle spalle, mi scompagina i fogli e disordina le idee.
    Mannaggia ! ;-)
    Saluti cari a tutti i viandanti...
    duccio

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  5. Ciao Duccio,
    credo che una stanza interiore sia presente in tutti noi, scrittori o non scrittori. C'è chi l'ha più grande, chi più piccola, chi ammobiliata, chi spoglia, ma comunque sia, ci siamo affezionati, perché quella stanza l'abbiamo creata noi. E' un po' come la nostra casa: si può andare anche nell'albergo più bello del mondo, ma dopo un po' non vediamo l'ora di tornare a casa nostra.

    Ma voliamo un po' più basso.
    Per scrivere occorre poi un luogo fisico dove trovare un po' di concentrazione, di raccoglimento, per tirare fuori delle idee e metterle nero su bianco.
    E anche questo a prescindere dal fatto di essere o non essere scrittori.

    Ciao.

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  6. Caro Duccio,
    e Caro Ben,
    è sicuro che tutti abbiamo una camera interiore, scrittori e non -come dici tu, Ben.-
    E guai se non l'avessimo.
    Tuttavia la "mia adorata Virginia..." si riferisce proprio alla possibilità di avere uno spazio fisico solo nostro. Dicevo che il suo riferimento è alla donna perché in passato era molto più difficile che una donna si potesse concedere spazi personali, anche solo per la lettura.
    Quello che ricordo della "prima volta" che ho avuto uno spazio mio è una grande sensazione di libertà e di "tempo a disposizione", come se lo spazio fisico potesse ampliare anche quello temporale.

    Buon proseguimento di domenica. Fra poco mi concederò un cinemino in buona compagnia.

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  7. Ricapitolando:
    Per scrivere occorre poi un luogo fisico dove trovare un po' di concentrazione, di raccoglimento, per tirare fuori delle idee e metterle nero su bianco.
    E anche questo a prescindere dal fatto di essere o non essere scrittori.
    ( da Ben )
    Tuttavia la "mia adorata Virginia..." si riferisce proprio alla possibilità di avere uno spazio fisico solo nostro. Dicevo che il suo riferimento è alla donna perché in passato era molto più difficile che una donna si potesse concedere spazi personali, anche solo per la lettura.
    Quello che ricordo della "prima volta" che ho avuto uno spazio mio è una grande sensazione di libertà e di "tempo a disposizione", come se lo spazio fisico potesse ampliare anche quello temporale.
    ( da Maria )
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    Una stanza tutta per sé (A Room of One's Own) è un saggio di Virginia Woolf "Intellectual freedom depends upon material things. Poetry depends upon intellectual freedom".
    Il saggio ripercorre la storia letteraria delle donna. In senso pratico il fine ultimo della tesi di Virginia Woolf è quello di rivendicare, per il genere femminile,la possibilità di essere ammesse ad una cultura che fino a quel momento si era rivelata di esclusivo appannaggio maschile, in una società, nella fattispecie quella Inglese, di stampo profondamente patriarcale. Un vero e propria riflessione sulla condizione femminile dalle origini ai giorni suoi, che ripercorre il rapporto donna-scrittura dal punto di vista di una secolare esclusione attraverso la doppia lente del rigore storico e della passione per la letteratura.
    La stanza di Jacob (titolo originale Jacob's Room) Il romanzo narra la storia di Jacob Flanders, il protagonista. La sua vita, ispirata alla figura di Thoby, un fratello di Virginia morto in giovane età, è raccontata attraverso sensazioni, memorie, emozioni, avendo come punto di riferimento le "stanze" della sua breve esistenza (da cui il titolo).
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    Giusto in quegli anni s’usciva dalla condizione d’inferiorità della ‘ donna ‘ soprattutto in campo scientifico matematico. Da Ipazia a Maria Geatana Agnesi ( Milano 1718 ) a Sophie Germain (n. !776 )….. la Francia dimostrò la chiusura maggiore, ‘ la matematica era inadatta alle donne e oltrepassava le loro capacità mentali ‘ . La Germain non fu ammessa alla Scuola Superiore ( !794 ); ottenne l’iscrizione con l’identità di un ex_studente: così ottenne dispense e contribuì con suoi lavori.
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    Tutte queste cose erano ben note a Virginia, nata Stephen ( massimo critico letterario inglese); per dire che la cultura ha nutrito e cresciuto questa straordinaria, indomita, battagliera e fragile donna.
    Per tutte queste cose io prediligo leggere ‘stanza’ come laboratorio interiore in cui s’incontrano, con alterne vicende, vissuto e desiderio di vita, anelito e presa d’atto, sogno immaginazione e siepe.
    Ecco: al di là della siepe ;-)
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    Si, ma poi, in quel cinemino, cosa proiettavano ?
    E la decantata ‘buona compagnia’ ?
    Sapere, please ;-)
    Salutissimi :- )
    duccio

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  8. Eh sì, Maria, la curiosità è... unisex, come si può intuire.

    Cinemino: anche questa parola incuriosisce; da queste parti adesso spopolano le multisale. Chissà se andando a vedere un film lì si può può parlare di cinemino.

    Ciao Maria, ciao Duccio.
    Adesso vedo se riesco a portare avanti una sceneggiatura. A presto.

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  9. Una sceneggiatura, Ben? Eh, ormai ti dai a progetti ambiziosi..

    I "cinemini" sono rimasti proprio pochi a Milano.
    Questo è un piccolo multisala (4 sale fra cui una di 50 posti)con un'ottima programmazione.
    Peccato che non sia proprio a tiro di "passeggiata a piedi".
    Il film che ho visto: "Il figlio dell'altra" e lo consiglio vivamente anche se il finale è un po' troppo frettoloso.
    La buona compagnia: fratello, cognata e marito. Tutti hanno gradito la scelta.
    Buona festa del papà!!
    M.

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  10. A Duccio e Ben, naturalmente! :-)

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  11. Grazie degli auguri, Maria.
    Se è un progetto ambizioso non lo. Di sicuro non è facile, ma tu lo sai, porto avanti le cose come se fossero sempre la prima cosa che faccio.

    A questo lavoro sto dando la priorità, ma c'è un'idea all'orizzonte legata alla scrittura.
    Comunque diamo tempo al tempo. Niente affanni.
    Ciao Maria.

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  12. Impegna più scrivere una sceneggiatura o un romanzo breve ?
    Nuotano nelle stesse acque, o l’uno in piscina e l’altro in mare aperto ?
    E chi appaga di più lo scrittore ?
    Si vende meglio chi ?
    -------
    Quanti interrogativi ( ? ) per una sola risposta ! ;-)
    -----
    GRAZIE ! , per gli AUGURI al papà ;-), carissima Maria ;-)
    Arrivano giusto a sommarsi a quelli di 3 (tre) monelli in giro per il mondo ;-)
    Ricambio con Auguri di Buona giornata e BuonTutto ;-)
    Salutissimi a Tutti ;-)
    duccio

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  13. Ciao Duccio, e grazie per le domande. Da un po' di tempo non ne ricevevo in tal senso.
    Parlando a seguito delle mie esperienze devo dire che sono due cose totalmente diverse.
    Il romanzo impegna molto di più, è più personale, e anche quando la fantasia dilaga è difficile rinunciare al proprio vissuto.
    Si crea una storia, si dà vita a nuovi personaggi, ed alla fine esce fuori qualcosa di inedito.
    Nel mio caso le sceneggiature scaturiscono da qualcosa che già esiste ma che va riadattato, scegliendo le parti che si vogliono evidenziare. Ad esempio, nel caso de La Sosta, ispirato da Antologia di Spoon River (vedi pagelle, eventualmente), era mia intenzione valorizzare la vita, raccontata dai morti. Così, fra gli oltre duecento personaggi, ne ho scelti una venticinquina che facevano al caso mio. Poi ci sono state le personalizzazioni, ad esempio le canzoni, anche quelle scritte ex-novo.
    Il romanzo lo vivi in silenzio prima dell'uscita, la sceneggiatura si anima ogni volta che qualcuno la recita, e senti la voce di quello che hai scritto.
    Credo che potremmo continuare ancora con le differenze.
    Credo di poter dire che l'entusiasmo che accompagna le due esperienze, invece, è simile, almeno per me, perché quando porto avanti qualcosa lo faccio sempre con l'entusiasmo della prima volta.

    Si vende meglio chi (o cosa?)
    Nel mio caso ci tenevo a vendere i miei libri perché avevano finalità diverse dal lucro personale; la sceneggiatura è stata fatta per una rappresentazione teatrale che è rimasta in ambito parrocchiale.
    (Se questo era il significato di : si vende...)
    Ciao Duccio, alla prossima.

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  14. Grazie, caro Ben, per l'attenzione ed il cordiale ed esauriente riscontro.
    Mi piace veder nascere libri e sceneggiature.
    Condivido quanto scrivi a riguardo della sceneggiatura.
    Alla prossima, anzi a presto, anche se … Maria mi fa le occhiatacce disapprovando la mia monelleria ! ;-(
    duccio

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  15. Avendo notato la lunga e percepita assenza della cara amica INES,
    dal RIFUGIO a ***** V
    ho pensato di fare qualcosa di sommesso che sostituisse una vigorosa esortazione letteraria
    "Ombretta sdegnosa - del Missipipì - non fare la choosy - e fate senti' ;-) ".

    Ho scritto un ACROSTICO
    che vado a ri_inviare con maggiore evidenza ;-)


    I mpegna più scrivere una sceneggiatura o un romanzo breve ?
    N uotano nelle stesse acque, o l’uno in piscina e l’altro in mare aperto ?
    E chi appaga di più lo scrittore ?
    S i vende meglio chi ?
    -------
    Quanti interrogativi ( ? ) per una sola risposta ! ;-)

    Insomma. Che ne è dell'amica INES ?

    duccio
    --------
    Perdonato ? ;- )
    Salutissimi a tutti ;-)

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  16. Nessuna occhiataccia, Duccio. E perchè mai?
    E speriamo che il tuo acrostico funzioni e faccia tornare Ines.
    Per me sono stati un vero lusso gli interventi di questi giorni. Ma ora il lavoro si sta intensificando e sarà difficile che riesca a stare in contatto.

    Il caro Ben è abituato alle mie "apparizioni e sparizioni" :-) e per fortuna non mi rimprovera mai.

    Allora, restiamo in attesa di Ines e magari, Duccio, se hai tempo e fantasia prepara un acrostico anche per la nostra amica Bianca,
    Chissà mai che non si riescano a stanare entrambe :-)
    Ciao e buonanotte a tutti,
    Maria


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  17. Un saluto a voi, Maria e Duccio, e un saluto anche agli altri.
    Il Rifugio è aperto a chi vuole e può intervenire. E questo non sempre è possibile. E se pensate che anch'io spesso ho difficoltà ad entrare...

    A presto.

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  18. E a proposito di acrostici:
    Tanto tempo fa scrissi un gioco di rime per un'amica. Ogni strofa iniziava con una lettera del suo nome.
    Tutte le iniziali formavano il suo nome.
    Credo che non se ne sia mai accorta.

    Buonanotte.

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  19. Il caro Ben è abituato alle mie "apparizioni e sparizioni" :-) e per fortuna non mi rimprovera mai.
    ( da Maria ).
    ----
    Querelle ( disputa ideologico_culturale) : Apparizioni mariane.
    Socci, Messori, Brosio ed anche Ben, suvvia !, possono scriverne con competenza e passione.
    A loro, e ad altri studiosi e cultori, lascio l’aspetto mistico che mi trova abbondantemente impreparato. ;-(
    M’intriga invece, e non poco, ‘la lettura’ filosofico_ naturalistica ;-)
    Quelle che suggestivamente Maria chiama "apparizioni e sparizioni" :-) , sono in realtà ‘le stagioni’ ;-)
    Non c’è né da rimproverare né da scusarsi.
    E’ questione combinata di rotazione e di inclinazione dell’asse ( di rotazione ).
    E per fortuna !
    Ora, ad esempio, arriva la Primavera e s’allontana l’ Inverno; poi verranno Estate …. e Autunno.
    Ed ognuna ha fiori e frutti; riti e incombenze, fascino e opportunità ;-)
    Insomma, quando gira giusto e siamo bene inclinati: arriviamo al Rifugio ;-)
    Vero Bianca ? ! …. Vero Ines ? ! ;-)
    Vero Holy_Maria ?! ;-) … Vero Fedora ? ! ;-)
    Salutissimi a tutti !
    duccio

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  20. Caro Duccio, qui al rifugio siamo abituati ad apparire e scomparire un po' tutti.
    Delle apparizioni, di quelle vere, lascio la parola ad altri. Io potrei solamente ripetere quello che scrissi tempo fa, e che puoi trovare nella sezione Storie, racconti e mini-racconti, se ti va.

    Buona domenica!

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