Un desiderio durato oltre un anno, un desiderio nato subito, quando, salito sull’autobus per tornare a casa, ti eri detto: “Devo ritornarci”.
Ma cosa ti aspettavi da questo nuovo viaggio? In fondo, c’eri già stato. Te lo dico io cosa cercavi.
Quello che cercavi non era un luogo geografico da visitare per soddisfare la iniziale curiosità, ma quel luogo, dentro di te, in cui avevi provato tante e forti emozioni.
La volta scorsa, la tua prima volta a Lourdes, non riuscisti a spiegarti del tutto ciò che avvenne, ma ti rendesti conto che quel posto non è un posto qualsiasi. Quest’anno ne hai avuta la conferma, quando pur muovendoti con la sicurezza dettata dalla conoscenza del luogo, ogni singolo metro quadrato ti è sembrato diverso. Hai avuto un pensiero: che fosse diverso perché tu sei diverso, dentro di te e nella tua fede. Difficile da credere? Forse.
Per la prima volta ti sei avventurato in un viaggio senza la tua famiglia al fianco. Una bella novità; di’ la verità, questo un po’ ti turbava, non è vero? Tu sei timido e non sempre riesci a conversare con persone che non conosci o che conosci poco. La voglia di tornare, comunque, era troppo forte e ti ha fatto superare anche questo piccolo ostacolo.
Alcune emozioni della prima volta non ci sono state, ma quelle provate sono state altrettanto forti, più “mature”. Quello che ti aveva meravigliato o sorpreso la volta scorsa, adesso fa parte di te, e ti ha portato ad osservare quello che ti circondava con uno sguardo diverso, più consapevole. Guardando la moltitudine di gente così tanto malata quanto ricca di fede e speranza ti sei commosso più volte. Vedevi quelle strane carrozzelle con tre ruote, trainate dai volontari e il tuo cuore piangeva. Ti sono venute in mente le lamentele gratuite che ogni tanto escono dalla bocca delle persone, compresa la tua; un insegnamento da portarsi dentro per sempre.
Hai provato sensazioni a livello umano e personale che non avresti mai immaginato, che da una parte ti hanno fatto piacere e che allo stesso tempo ti hanno fatto riflettere molto.
Hai scoperto una grande voglia di comunicare con le persone, anche con quelle che vedevi per la prima volta, che non sospettavi di avere e che ti ha fatto parlare con tutti come mai in passato eri riuscito a fare, tanto da vedere le vite altrui intrecciarsi con la tua. E ti domandavi: ma come possono le persone raccontare il loro passato, le loro storie, i loro tormenti e le loro gioie, sentimenti così intimi e personali, ad una persona che vedono per la prima volta? E mentre lo pensavi ti accorgevi che avevi fatto altrettanto, provando una sensazione di complicità, di benessere, per quella fiducia che si era instaurata. Questo pensiero si è trasformato in una preghiera spontanea e più volte, camminando, ti sei ritrovato a pregare, parole semplici, le preghiere basilari, quelle che per prime imparano i bambini e che si portano dentro per sempre, anche se per lunghi periodi rimangono in un angolo sperduto della memoria.
Oggi sei sempre più convinto che Lourdes non sia un posto come tutti gli altri; si avverte che c’è qualcosa di diverso, e non c’è ragione che tenga, perché solo il cuore può dare una spiegazione che razionalmente non sei ancora riuscito a dare. La particolarità del luogo si avverte in maniera quasi tangibile, palpabile, ma altrettanto inspiegabile.
Si vede tanta sofferenza, ma è come se fosse contornata da un sorriso. I malati ci sono e sono tanti, eppure, guardandoli, quello che ti colpisce è la fede, la speranza e la forza che trasmettono.
Spesso ti sei mosso senza avere compagni di viaggio al fianco, eppure non ti sei mai sentito solo, perché Lourdes è un luogo in cui non ci si sente mai soli. Uno Sguardo ti segue sempre e ti accompagna ad ogni passo che fai.
Uscendo dal cancello, per l’ultima volta, hai sentito quello Sguardo che ti seguiva. Ti sei fermato, ti sei voltato, e in pochi attimi hai rivissuto quei due giorni: il viaggio, la Basilica sotterranea, la Via Crucis, i malati con le loro carrozzelle e i tanti volontari, l’esperienza della preghiera alla Grotta nella pace notturna, l’acqua, la processione pomeridiana, quella serale con le fiammelle, anche le intenzioni che avevi portato lo scorso anno.
Ma se dovessi indicare la chiave di lettura di questo viaggio, tralasciando per un attimo la fede, questa avrebbe un nome: fiducia. Quella di chi l’ha riposta in te affidandosi al tuo ascolto e quella di chi ti ha dato ascolto. Inspiegabile, se non fosse avvenuto a Lourdes.
Poi, con un sorriso, hai salutato.
Ma cosa ti aspettavi da questo nuovo viaggio? In fondo, c’eri già stato. Te lo dico io cosa cercavi.
Quello che cercavi non era un luogo geografico da visitare per soddisfare la iniziale curiosità, ma quel luogo, dentro di te, in cui avevi provato tante e forti emozioni.
La volta scorsa, la tua prima volta a Lourdes, non riuscisti a spiegarti del tutto ciò che avvenne, ma ti rendesti conto che quel posto non è un posto qualsiasi. Quest’anno ne hai avuta la conferma, quando pur muovendoti con la sicurezza dettata dalla conoscenza del luogo, ogni singolo metro quadrato ti è sembrato diverso. Hai avuto un pensiero: che fosse diverso perché tu sei diverso, dentro di te e nella tua fede. Difficile da credere? Forse.
Per la prima volta ti sei avventurato in un viaggio senza la tua famiglia al fianco. Una bella novità; di’ la verità, questo un po’ ti turbava, non è vero? Tu sei timido e non sempre riesci a conversare con persone che non conosci o che conosci poco. La voglia di tornare, comunque, era troppo forte e ti ha fatto superare anche questo piccolo ostacolo.
Alcune emozioni della prima volta non ci sono state, ma quelle provate sono state altrettanto forti, più “mature”. Quello che ti aveva meravigliato o sorpreso la volta scorsa, adesso fa parte di te, e ti ha portato ad osservare quello che ti circondava con uno sguardo diverso, più consapevole. Guardando la moltitudine di gente così tanto malata quanto ricca di fede e speranza ti sei commosso più volte. Vedevi quelle strane carrozzelle con tre ruote, trainate dai volontari e il tuo cuore piangeva. Ti sono venute in mente le lamentele gratuite che ogni tanto escono dalla bocca delle persone, compresa la tua; un insegnamento da portarsi dentro per sempre.
Hai provato sensazioni a livello umano e personale che non avresti mai immaginato, che da una parte ti hanno fatto piacere e che allo stesso tempo ti hanno fatto riflettere molto.
Hai scoperto una grande voglia di comunicare con le persone, anche con quelle che vedevi per la prima volta, che non sospettavi di avere e che ti ha fatto parlare con tutti come mai in passato eri riuscito a fare, tanto da vedere le vite altrui intrecciarsi con la tua. E ti domandavi: ma come possono le persone raccontare il loro passato, le loro storie, i loro tormenti e le loro gioie, sentimenti così intimi e personali, ad una persona che vedono per la prima volta? E mentre lo pensavi ti accorgevi che avevi fatto altrettanto, provando una sensazione di complicità, di benessere, per quella fiducia che si era instaurata. Questo pensiero si è trasformato in una preghiera spontanea e più volte, camminando, ti sei ritrovato a pregare, parole semplici, le preghiere basilari, quelle che per prime imparano i bambini e che si portano dentro per sempre, anche se per lunghi periodi rimangono in un angolo sperduto della memoria.
Oggi sei sempre più convinto che Lourdes non sia un posto come tutti gli altri; si avverte che c’è qualcosa di diverso, e non c’è ragione che tenga, perché solo il cuore può dare una spiegazione che razionalmente non sei ancora riuscito a dare. La particolarità del luogo si avverte in maniera quasi tangibile, palpabile, ma altrettanto inspiegabile.
Si vede tanta sofferenza, ma è come se fosse contornata da un sorriso. I malati ci sono e sono tanti, eppure, guardandoli, quello che ti colpisce è la fede, la speranza e la forza che trasmettono.
Spesso ti sei mosso senza avere compagni di viaggio al fianco, eppure non ti sei mai sentito solo, perché Lourdes è un luogo in cui non ci si sente mai soli. Uno Sguardo ti segue sempre e ti accompagna ad ogni passo che fai.
Uscendo dal cancello, per l’ultima volta, hai sentito quello Sguardo che ti seguiva. Ti sei fermato, ti sei voltato, e in pochi attimi hai rivissuto quei due giorni: il viaggio, la Basilica sotterranea, la Via Crucis, i malati con le loro carrozzelle e i tanti volontari, l’esperienza della preghiera alla Grotta nella pace notturna, l’acqua, la processione pomeridiana, quella serale con le fiammelle, anche le intenzioni che avevi portato lo scorso anno.
Ma se dovessi indicare la chiave di lettura di questo viaggio, tralasciando per un attimo la fede, questa avrebbe un nome: fiducia. Quella di chi l’ha riposta in te affidandosi al tuo ascolto e quella di chi ti ha dato ascolto. Inspiegabile, se non fosse avvenuto a Lourdes.
Poi, con un sorriso, hai salutato.