La scrittura,
con la quale avevi spesso giocato, divenne il grimaldello per aprire il tuo forziere.
Tutto quello che
avevi tenuto dentro per anni volle uscire, come un fiume in piena. Volevi
condividere tutto e scrivevi dappertutto, sulla carta e sul web. Ma questo
divenne presto insufficiente, volevi scendere in prima linea, agire di persona.
Eri in sintonia con alcuni versi dei Negramaro: Dimmi a che serve restare lontano in silenzio a guardare la nostra
passione che muore in un angolo e non sa di noi.
Così scopristi
altri mondi che ti misero faccia a faccia con tante persone, dai più giovani ai
più sconosciuti, con i quali condividere interessi comuni, provare sensazioni
nuove del tutto inesplorate in precedenza, ed instaurare con loro qualcosa di
speciale.
Adesso ti trovi
davanti a quel garage costruito al posto del tuo rifugio.
È vuoto. Non c’è
più nessuna auto. Le pareti di metallo sono macchiate dalla ruggine. C’è un
vecchio armadio con le ante spalancate, quasi volesse mostrare il niente che
c’è dentro. Dal tetto rovinato entra un pallido sole.
Prendi il tuo
smartphone per scattare una foto, poi desisti.
Il tempo delle corse
nei campi è lontano.
Quell’angolo
d’infanzia è ancora vivo dentro di te, ti riporta alla mente tanti ricordi, ma
non rimpiangi il tuo rifugio, spazzato via da un veloce susseguirsi di novità.
Tu hai ancora
voglia di giocare, di metterti in gioco, di meravigliarti, di sorprenderti, di
dare spazio alle tue passioni, di far uscire il fanciullo che è in te, di
scoprire che giorno sarà domani.
Riponi il tuo
smartphone. Sali in macchina. Metti in moto e accendi la radio. Ornella Vanoni
sta cantando una canzone:
Giorno per giorno
Senza sapere
Cosa mi aspetta
Ma voglio vedere
Avresti voluto essere tu a scrivere quelle parole.
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