domenica 2 dicembre 2018

L'angolo d'infanzia - Sesta e ultima parte


La scrittura, con la quale avevi spesso giocato, divenne il grimaldello per aprire il tuo forziere.

Tutto quello che avevi tenuto dentro per anni volle uscire, come un fiume in piena. Volevi condividere tutto e scrivevi dappertutto, sulla carta e sul web. Ma questo divenne presto insufficiente, volevi scendere in prima linea, agire di persona. Eri in sintonia con alcuni versi dei Negramaro: Dimmi a che serve restare lontano in silenzio a guardare la nostra passione che muore in un angolo e non sa di noi.

Così scopristi altri mondi che ti misero faccia a faccia con tante persone, dai più giovani ai più sconosciuti, con i quali condividere interessi comuni, provare sensazioni nuove del tutto inesplorate in precedenza, ed instaurare con loro qualcosa di speciale.

Adesso ti trovi davanti a quel garage costruito al posto del tuo rifugio.

È vuoto. Non c’è più nessuna auto. Le pareti di metallo sono macchiate dalla ruggine. C’è un vecchio armadio con le ante spalancate, quasi volesse mostrare il niente che c’è dentro. Dal tetto rovinato entra un pallido sole.

Prendi il tuo smartphone per scattare una foto, poi desisti.

Il tempo delle corse nei campi è lontano.

Quell’angolo d’infanzia è ancora vivo dentro di te, ti riporta alla mente tanti ricordi, ma non rimpiangi il tuo rifugio, spazzato via da un veloce susseguirsi di novità.

Tu hai ancora voglia di giocare, di metterti in gioco, di meravigliarti, di sorprenderti, di dare spazio alle tue passioni, di far uscire il fanciullo che è in te, di scoprire che giorno sarà domani.

Riponi il tuo smartphone. Sali in macchina. Metti in moto e accendi la radio. Ornella Vanoni sta cantando una canzone:

Giorno per giorno

Senza sapere

Cosa mi aspetta

Ma voglio vedere
Avresti voluto essere tu a scrivere quelle parole.

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