domenica 4 novembre 2012

Quello che non ho visto, quello che ho sentito

Ogni cosa è finita ormai
Tutti sono andati via
La strada è già deserta.
Siamo giunti insieme fino a qui
Ora t’incontrerò
Nei ricordi miei

La calma del giorno dopo.
L’attesa è stata forte, mitigata da quei momenti trascorsi insieme a voi: la sera precedente per montare la scenografia, fino a notte fonda, quando rientrando a casa ho preferito non guardare l’orologio, e il pomeriggio di ieri, per le prove, poi per la cena.
Mi è sembrato di tornare, per un attimo, alla serata in cui, per la prima volta, presentai uno dei miei libri. Quella sana tensione, quel maniacale desiderio che tutto fosse a posto, per non vanificare il lavoro di tanti.
E questo stato d’animo me lo sono portato fino ad un’ora prima dell’inizio dello spettacolo, quando, ancora una volta con il telefonino in mano, cercavo di sapere che fine avesse fatto l’uomo delle riprese, che ancora non era arrivato.
Ma poi, una volta rivestita la giacca, ho sentito le sensazioni giuste. Me ne sono accorto da piccoli particolari che parlano di me: la voglia di scherzare, le battute più o meno riuscite, le mani calde.
Ogni tanto provavo a guardare la platea, notando fra i presenti alcuni amici giunti da Firenze e da Pistoia, amici che non mi hanno mai fatto mancare il loro sostegno in occasione di un debutto. E questo lo era.
Poi lo spettacolo, così mi sono messo nel mio angolino, dietro la struttura della scenografia, con quel copione in mano che ci ha sfidato per settimane intere, e quando sfilavate per la vostra entrata, cominciava il mio lavoro di fantasia. Non potendovi vedere, dovevo sentire, da fuori, affidandomi ai suoni, e da dentro, affidandomi alle mie sensazioni e ai ricordi delle serate di prove. Le vostre ansie, ma anche i vostri sorrisi, i cenni di incoraggiamento, il pollice alzato, l’occhiolino, un qualsiasi cenno d’intesa. E guardavo la vostra ombra, proiettata dietro di voi dall’occhio di bue. Ed era come se vi stessi guardando, così belli, così bravi.
Poi ogni tanto era il mio turno e vi trovavo lì, sul palcoscenico, ad aspettarmi, proprio nel posto in cui vi avevo lasciato l’ultima volta. Per me, così, era facile trovarvi e ad ogni entrata mi sentivo sempre più a mio agio. In una di queste ho pure giocato con lo specchio, sparando in faccia al mio tecnico del suono preferito la luce riflessa su di esso.

La luna lassù in alto sosterà
Una breve eternità
Poi se ne andrà

Ma tutto è durato un attimo, perché mi sono accorto che lo spettacolo era già terminato.
E vi guardavo, disposti sul palcoscenico, uno ad uno, cercando di memorizzare per sempre quei momenti, i vostri volti, con il desiderio di possedere un gran numero di braccia per abbracciarvi tutti, uno ad uno, e dirvi il mio grazie dal profondo del cuore, quel cuore che in tante canzoni ho nominato, quel cuore che ieri sera ha battuto forte perché era vivo.

Nelle calde notti penserai
A quel mondo che
Ti sembra ormai lontano

Di nuovo la notte, dopo aver smontato tutto quanto ed aver ridato alla nostra chiesa il suo aspetto abituale. So già che prenderò sonno molto tardi, so già che la mia mente ripercorrerà tutta la serata, so già che rivedrò, molte e molte volte, i vostri volti.
E, nel silenzio della notte, risuonerà più forte il mio “Grazie”.

Ma tu non perderla mai
Perché in lei scorgerai
Tutti i sentimenti miei
Ed io saprò …
Che sono i tuoi.                                                                        

Roberto Benassai, 4 novembre 2012

2 commenti:

  1. Caro Ben,
    ho "fatto il tifo" come se fossi stata in mezzo al pubblico.
    Mi hai sentita, vero?
    A quando la replica?
    Nel frattempo aspetto di poter vedere immagini e video quando saranno disponibili nel Rifugio.

    Buona serata,

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  2. Ciao Maria,
    ti ho sentita, eccome!
    Il nostro parroco era talmente contento che voleva replicare già stasera. Ma abbiamo trovato un compromesso e, probabilmente, la replica la faremo a gennaio, in un'altra parrocchia dell'unità pastorale.
    Oggi sono ancora ubriaco di emozioni, come molti altri della "compagnia". E questo è molto bello.

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