venerdì 4 luglio 2025

Il frutto delle mie riflessioni

Poco più di un mese fa, in un post, avevo annunciato l'inizio di profonde riflessioni (se vuoi, puoi leggerlo qui).
Ero reduce dall'esperienza di Ventisette, per certi versi simile ad altri percorsi vissuti nel tempo, anche molto diversi tra loro per forma e contesto.
A caldo, certe sensazioni emersero con chiarezza. E col passare dei giorni, nonostante la parentesi luminosa della rappresentazione teatrale Jesus Maps - Cercasi Gesù, non si sono affievolite.

Il frutto di quelle riflessioni è contenuto nel video che ho intitolato Bassa Marea.


Ogni volta era la stessa scena: la mia sedia, il quaderno aperto, la mia penna.

Le parole arrivavano – timide, ostinate, scomposte – e io le accoglievo con cura.

Le ascoltavo, le lasciavo raccontare, disponendole in fila come sassolini lungo un sentiero, sperando che qualcuno, un giorno, li seguisse.

Per molto tempo ho continuato. Anche quando, dall’altra parte, tutto restava immobile. Nessun segno, nessuna voce. Solo l’eco del silenzio in un vuoto che si allargava. Era come affidare pensieri al mare e vederli svanire nell’acqua, oltre le onde, senza mai tornare indietro.

Ho resistito, forse troppo.

Per amore, per abitudine, per quella dolce ostinazione che ci tiene fermi anche quando tutto invita ad andare.

O, forse, per quel bisogno antico – tenero e infantile – di credere ancora che quelle parole potessero trovare un cuore dove posarsi.

Scrivevo come si accende un fuoco nel camino: non per farsi notare o attirare sguardi, ma per il calore che può offrire a chi passa lì vicino.

Ma quando nessuno si ferma, la stanza resta vuota, e anche il fuoco smette di ardere, si fa brace, poi cenere, fino a spegnersi da solo, piano piano.

Ora ho chiuso il quaderno. Non con rabbia, ma con la lentezza di un gesto che conosce il tempo. Con la gratitudine che si deve alle cose amate. La penna è rimasta lì, sul tavolo, come un oggetto qualunque.

E va bene così.

Non è un addio. È il momento in cui il mare si ritira dalla costa, portando con sé parole che non hanno più dove approdare.

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