giovedì 31 luglio 2025

Un piccolo dono nel cuore della notte

Stavo per immergermi nel silenzio della notte, il letto mi attendeva, quando è arrivata una notifica sul telefonino.
Lo tenevo già in mano, pronto a spegnerlo, ma quella lucina ha catturato il mio sguardo e la mia attenzione.
Chi può essere a quest’ora? ho pensato, con quel misto di apprensione che mi prende sempre quando i messaggi arrivano fuori tempo: troppo presto al mattino, o troppo tardi la sera.
Spesso, in passato, sono stati portatori di notizie pesanti.
Ma era solo un’email — e già il cuore ha rallentato. Al massimo, pensavo, sarà una bolletta da pagare… che poi, anche quella, è una piccola cattiva notizia.
E invece no.
Con mia grande sorpresa, ho letto qualcosa che mi ha fatto sorridere nel buio: Adagio nella nebbia si è classificato secondo nella sezione racconti del Premio Artistico Letterario Ponte Vecchio.
Una gioia improvvisa mi ha attraversato, limpida e vera, e ho subito voluto condividerla con chi era ancora sveglio in casa.
Mai avrei immaginato che il mio racconto potesse arrivare così in alto, tra tanti.
Non sapevo nemmeno se ci fosse un riconoscimento per il secondo posto, un dettaglio che avevo del tutto trascurato. Così sono tornato al bando, curioso, a rileggere tutto con occhi nuovi.
Ma non era per il premio che avevo partecipato.
Scrivo da molti anni, ma sentivo il bisogno di qualcosa di più prezioso: uno sguardo esterno, libero, imparziale. Un giudizio sincero da parte di qualcuno che non sa chi ha scritto ciò che sta leggendo.
Ed è arrivata questa inaspettata e graditissima sorpresa.
Un piccolo dono nel cuore della notte.

Qui il verbale del Premio Artistico Letterario Ponte Vecchio

venerdì 4 luglio 2025

Il frutto delle mie riflessioni

Poco più di un mese fa, in un post, avevo annunciato l'inizio di profonde riflessioni (se vuoi, puoi leggerlo qui).
Ero reduce dall'esperienza di Ventisette, per certi versi simile ad altri percorsi vissuti nel tempo, anche molto diversi tra loro per forma e contesto.
A caldo, certe sensazioni emersero con chiarezza. E col passare dei giorni, nonostante la parentesi luminosa della rappresentazione teatrale Jesus Maps - Cercasi Gesù, non si sono affievolite.

Il frutto di quelle riflessioni è contenuto nel video che ho intitolato Bassa Marea.


Ogni volta era la stessa scena: la mia sedia, il quaderno aperto, la mia penna.

Le parole arrivavano – timide, ostinate, scomposte – e io le accoglievo con cura.

Le ascoltavo, le lasciavo raccontare, disponendole in fila come sassolini lungo un sentiero, sperando che qualcuno, un giorno, li seguisse.

Per molto tempo ho continuato. Anche quando, dall’altra parte, tutto restava immobile. Nessun segno, nessuna voce. Solo l’eco del silenzio in un vuoto che si allargava. Era come affidare pensieri al mare e vederli svanire nell’acqua, oltre le onde, senza mai tornare indietro.

Ho resistito, forse troppo.

Per amore, per abitudine, per quella dolce ostinazione che ci tiene fermi anche quando tutto invita ad andare.

O, forse, per quel bisogno antico – tenero e infantile – di credere ancora che quelle parole potessero trovare un cuore dove posarsi.

Scrivevo come si accende un fuoco nel camino: non per farsi notare o attirare sguardi, ma per il calore che può offrire a chi passa lì vicino.

Ma quando nessuno si ferma, la stanza resta vuota, e anche il fuoco smette di ardere, si fa brace, poi cenere, fino a spegnersi da solo, piano piano.

Ora ho chiuso il quaderno. Non con rabbia, ma con la lentezza di un gesto che conosce il tempo. Con la gratitudine che si deve alle cose amate. La penna è rimasta lì, sul tavolo, come un oggetto qualunque.

E va bene così.

Non è un addio. È il momento in cui il mare si ritira dalla costa, portando con sé parole che non hanno più dove approdare.