domenica 15 gennaio 2017

Il piccolo sognatore



Sto percorrendo una strada di quelle grandi e piene di traffico. 
Sono incolonnato in attesa di arrivare ad un semaforo che prima o poi diventerà verde. 
Non sto guidando e questo mi permette di guardarmi intorno.
In lontananza, fra le case che si trovano ai margini della strada, intravedo un bambino ed un adulto.
Le auto riprendono a muoversi, lentamente, e quelle due persone adesso sono più vicine. Il traffico si ferma nuovamente.
Lui, l’adulto, se ne sta lì impalato, con le mani in tasca e con un pesante cappellino in testa a guardare il figlio. Ritmicamente estrae la mano destra per stringere una sigaretta parcheggiata fra le sue labbra.
Il bambino, più in là, esulta: ha fatto goal!
Ha le guance arrossate, il ciuffo inviperito e corre, dando il cinque al cartello del divieto di sosta.
Ma nella sua mente sta correndo all’interno dello stadio più grande e più famoso del mondo, per quel dispetto che è riuscito a fare al portiere più forte del mondo, un agrifoglio. Mette la mano sul cuore per mostrare ai centotrentamila spettatori e ai milioni di telespettatori quanto sia attaccato a quella squadra e a quella maglia. Chissà quale numero porterà sulle spalle: forse il numero Dieci. 
No, un’esultanza così e dei numeri Nove, i centravanti di razza!
La palla torna al centro.
Il traffico riprende a scorrere.
La partita è finita. Le squadre rientrano negli spogliatoi.
Il piccolo sognatore si avvicina al padre, forse per raccontargli come sia riuscito a fare goal al più forte portiere del mondo.

Continua a sognare, piccolo sognatore.

E tu, padre, togli le mani delle tasche, fatti ammaliare da quel pallone, gioca insieme a lui e libera il fanciullo che è in te: i sogni sono per tutte le età.




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