E' un periodo pieno di dubbi per me. Sono stato sul punto di mollare varie attività, poi tutto è rientrato, ma ancora non sono del tutto convinto. Anche portare a termine l'anno con i ragazzi è stato difficile, e anche in questo caso sono stato assalito da molti dubbi. Cosa fare? Continuare o smettere? E' diventato tutto così dispendioso in termini di energie.
Con questo stato d'animo, una domenica vado al campino parrocchiale per assistere ad una delle ultime partite di calcetto del torneo. Me ne sto in piacevole conversazione quando mia moglie richiama la mia attenzione.
"Guarda, c'è M." dice.
"Dove?" rispondo.
"Là, con la bici, insieme ad un altro bambino."
"Visto. Vado a salutarlo."
M. ha fatto parte del gruppo di ragazzi ai quali fece catechesi per la prima comunione. Poi non aveva proseguito. Sono quasi tre anni che non lo vedo, ma mi è sempre rimasto nel cuore.
Mi avvicino e lo saluto arrivandogli da dietro.
"Scommetto che non mi riconosci?" lo incalzo.
"Sei il catechista."
"Facile! Scommetto che non ti ricordi il mio nome!"
Lui, dopo aver esitato un po'', ammette: "No"
"Vinto io!"
Abbiamo cominciato a parlare lì, io in piedi e lui appoggiato alla canna della bicicletta. Poi abbiamo deciso di andare a sederci su una panchina qualche metro più indietro.
Siamo stati lì per circa un'ora. Nel frattempo il suo amico era andato via e la partita era terminata senza che noi ce ne accorgessimo. Abbiamo parlato di tutto: scuola, catechismo, amici, sogni, bischerate.
E parlando mi sono reso conto che pur non ricordando il mio nome, che a quel punto avevo comunque svelato, si ricordava un sacco di cose che avevo detto durante gli incontri ai quali aveva partecipato. Roba da pelle d'oca!
Lui, che sembrava costantemente disattento.
Lui, che si sdraiava sotto le panche della chiesa e che dovevo ritirare su prendendolo per la cintura dei pantaloni.
Lui, che si nascondeva dietro gli altari laterali.
Lui, per il quale avevo chiesto aiuto alla sua insegnante di sostegno.
Lui, che mi venne incontro nel suo abito bianco il giorno della prima comunione abbracciandomi forte forte.
Lui, che riaccompagnandolo a casa mi salutò da lontano mentre stavo uscendo dal cortile con l'auto, facendomi capire che non sarebbe venuto più agli incontri.
Adesso era lui che, inconsapevole, stava indicando qualcosa a me.