venerdì 28 marzo 2025
Novità in arrivo
domenica 23 marzo 2025
Il cerchio della felicità – Paulo Coelho – La Nave di Teseo (2024)
Ebbene, la risposta che mi sono dato, dopo la lettura, è
stata la seguente: la bellezza sta nelle piccole cose.
Ed è così. Credo che la scelta di questo formato non sia
stata casuale, ma dettata dal significato che i vari brani contenuti
all’interno di quelle pagine avrebbero trasmesso al lettore.
Che sia voluto o no, non lo sapremo mai. Il lettore, spesso,
coglie significati che sfuggono all’autore stesso.
Ma, venendo alle mie opinioni, ho trovato proprio questo
messaggio nelle righe di Coelho.
Racconti brevi, teoricamente semplici, a volte non troppo
originali, ma profondi. Un invito a riflettere su vita, spiritualità, bellezza,
valori, espressi da personaggi diversi, in ambienti diversi che suscitano
suggestioni e metafore con l’animo umano: il deserto, la montagna, il
villaggio, il cielo, le stelle.
A volte ho avuto la sensazione di leggere cose troppo
semplici per uno scrittore del calibro di Coelho, tanto da domandarmi alla
fine dei singoli racconti “Ma è tutto qua?”.
Eppure, arrivato alla fine di uno, era quasi incontenibile
il desiderio di passare al successivo.
Una lettura ricca e gradevole: ricca, perché gli spunti su
cui riflettere sono molti; gradevole, perché la scorrevolezza della scrittura
farebbe finire il libro tutto d’un fiato.
Un capitolo su tutti: La mia preghiera di Natale ritrovata
trent’anni dopo.
Su internet è presente in testo e video. Cercatela, ne vale
la pena.
E poi una frase che, non a caso, è scritta sull'aletta
interna della copertina:
«A ogni essere umano sono concesse due qualità: il potere e
il dono. Il potere indirizza l’uomo verso il suo destino. Il dono lo obbliga a
condividere con gli altri quanto di meglio ha in se stesso».
domenica 9 marzo 2025
Perché scegliere un libro? - L'ora di greco - Han Kang - Adelphi (2011)
Han Kang ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 2024, ma non è questo che mi ha spinto a leggere questo libro. Il motivo lo dirò più avanti.
Prima parliamo di questa storia, che vede come
protagonisti due persone di cui non si conoscono i nomi.
Lei ha perso l’uso della parola a seguito una
serie di traumi e si affida allo studio del greco antico, una lingua morta
dalla quale spera di essere consolata, nella speranza di ritrovare la voce.
Lui, l'insegnante di greco, sta perdendo la vista e vive nella lentezza dei
ricordi di un amore che non tornerà più.
Entrambi hanno delle mancanze, molto più che fisiche.
Le loro vite si incontrano e quelle mancanze
diventeranno terreno fertile per il loro rapporto che li vedrà uniti, ma per
sempre separati.
L’autrice sceglie con cura le parole che assumono,
in alcuni passaggi, lo spessore della poesia. Il testo, con il passare delle
pagine, diventa sempre più sottile, frammentato, fino ad assumere la forma di brevi
frasi, piccoli frammenti nei quali è contenuto l’essenziale,
un linguaggio che incarna i sentimenti dei due protagonisti.
E ora veniamo al motivo di questa scelta.
L’ora di greco è un titolo che mi ha chiamato,
quel pomeriggio in libreria.
L’ora di greco è il titolo che volevo utilizzare per un racconto. Poi, visto che era già stato utilizzato, per di più da un’autrice di tale portata, non mi sono sentito di utilizzarlo né di scrivere il racconto che avevo in mente. Con un titolo differente non sarebbe stata la stessa cosa.
Ma perché mi ha chiamato così forte?
Perché ha evocato in me un periodo in cui frequentai un corso di approccio al greco che ricordo con piacere. Il motivo lo scrissi in questo post e, a distanza di circa due anni, lo confermo in ogni singola parola.
sabato 8 marzo 2025
To be continued...
domenica 23 febbraio 2025
Confesso
Da qualche giorno sto ascoltando, mentre sono in macchina, un album live dei Nomadi registrato insieme a Omnia Symphony Orchestra che risale al 2007.
Ogni tanto lo ascolto perché evoca in me suggestioni e atmosfere che mi aiutano quando scrivo, una sorta di ispirazione.
È successo anche con altri cantanti o gruppi e, strano a dirsi, non con chi, poeticamente parlando, è ritenuto più bravo o importante.
Tra i brani, ce n'è uno dal titolo "Confesso". La canticchio da anni e non ho mai ricordato l'anno in cui uscì. Oggi lo metto per iscritto, così mi rimane più impresso: 2004.
Ci sono alcuni versi, in questa canzone, che mi hanno colpito più di altri, e sono i seguenti:
Sai qual è la distinzione
tra confidarsi e confessare
La sottile convinzione
di un costo da pagare
domenica 16 febbraio 2025
Sono un uomo
Caro Rifugio,
come sai, scrivo sempre dopo che è
successo qualcosa fuori dal mio ordinario. In questo caso mi riferisco alla
rappresentazione teatrale di giovedì scorso.
Ho aspettato qualche giorno, senza scrivere a
caldo come invece ho quasi sempre fatto. Dovevo impiegare il tempo in altro modo e, inoltre, non sapevo se farlo o meno. Ero più propenso per il no.
Ma, considerato che siamo faccia a faccia, tu ed io, alla fine eccomi qua. Questa volta non condividerò sui social queste parole né mi avvarrò di immagini. Saranno parole nude da leggere per chi entrerà al Rifugio ed avrà il desiderio di leggerle.
È stato strano. Non era prevista la mia partecipazione questa volta, ma quando la regista, alla quale sono legato da grande affetto, mi ha convocato, ho accettato con grande piacere, come grande era il piacere di incontrare, di nuovo, le persone di quella compagnia dalle quali mi sono sentito accolto da subito. Una bella sensazione che non provavo da un po’.
Era domenica e lo spettacolo era previsto per il
giovedì successivo. In mezzo il tempo di una prova telefonica. Il resto tutto
da scoprire, come poi è avvenuto poche ore prima dello spettacolo.
Il tema era di quelli che attanagliano lo
stomaco, la shoah, e capire il personaggio da interpretare non era così
immediato. Sono arrivato in teatro con la stessa sensazione di quando andavo a
scuola non avendo studiato abbastanza. Una sensazione che non mi piace, ma che
si è subito dissolta appena ho visto le facce amiche dei miei compagni di avventura.
Non desidero soffermarmi sull’esito dello
spettacolo. I presenti già lo sanno.
Alla fine avrei voluto vedere altre facce da
salutare, con le quali scambiare due parole, magari anche da abbracciare, e chi
mi conosce sa quanto siano importanti per me gli abbracci.
Ma per me è quasi sempre stato così.
Che si tratti di libri, di musica, o di teatro,
ad accompagnarmi, alla fine, sono la strada e il rumore dei miei tacchi.
Tempo fa, avevo scritto dei versi con l’intenzione di metterli nella raccolta che sto curando e che sarebbe pronta già da un po’, se non volessi la mania di modificarla e integrarla in continuazione.
Sarebbero perfetti per concludere questo post.
Adesso, sto scrivendo a Festival di Sanremo
terminato da una manciata di ore, non so più se farlo: sono stato bruciato sul
tempo, un verso di quelli sembrerebbe copiato dal testo di una canzone finita
sul podio, parole che hanno a che fare coi ragionieri e che recitano così:
E come un ragioniere in
bilico fra il dare e l’avere
Faccio
partite doppie persino col mio cuore
Ma sì, dai, li metto ugualmente, i pensanti si faranno la loro opinione, eventualmente.
Sono leggermente differenti da quelli della
canzone, con i quali non vogliono assolutamente essere in competizione.
Rappresentano la considerazione finale, un
bilancio di quello che è scritto nei versi precedenti.
Come
tanti ricco di ordinarietà
Con
mille e più passioni
Tante finestre aperte
Cui affacciarsi per guardare.
Ed io mi sporgo, più che posso.
Vedo un luogo che mi piace,
Da scoprire, da esplorare.
Con un balzo salto giù.
Mi tuffo fuori
E mi ritrovo dentro
A quei mille mondi
Un turbinio di venti
Un movimento di aria
essenziale per la vita.
In quel respiro
scrivo, canto e suono
immerso in una musica
silenziosa per i più.
Sono tante cose senza esserlo
Mille e più passioni
Da viver con me stesso
Gli astri a farmi compagnia
Con la strada ed il rumore dei miei tacchi
Verso un incrocio che non arriva mai.
Sono un uomo
Come tanti ricco di ordinarietà
Con mille e più passioni
Per gli occhi altrui soltanto un ragioniere
Funambolo del dare e dell’avere.
martedì 11 febbraio 2025
domenica 9 febbraio 2025
Prime risposte
Qualcuno si ricorda di questa foto?
No, credo di no.
C’era un punto interrogativo al
quale, oggi, desidero iniziare a dare risposte. Allora non ne avevo.
Non rappresentava una sola domanda, ma più domande.
Guardando la foto, si vedeva che c’era
un passato e quel punto interrogativo si riferiva al futuro. Le domande furono
scritte in post successivi e, considerando le reazioni arrivate sui social, ci
sono molte probabilità che quei post non siano stati letti, o letti del tutto.
Una domanda avrebbe potuto
essere: ci sarà un seguito?
La risposta oggi è: Sì, ma ancora è
da decidere come sarà.
Infatti, negli ultimi tempi, ho
ultimato una raccolta di racconti, versi ed emozioni scritti nel corso del
tempo, ho terminato un piccolo adattamento teatrale e sto portando avanti un
romanzo, che, pian pianino, comincia ad assumere una forma.
Quindi continuerò a scrivere, ma
non so proseguirò a condividere ciò scrivo, come invece ho fatto fino a qui,
argomento sul quale mi sono già espresso nei post di cui sopra.
Se quel punto interrogativo,
invece, fosse una domanda di più ampio respiro, allora la risposta potrebbe includere un “no”.
Infatti, qualcosa terminerà.
Questo riguarda un altro ambito e, quando sarà il momento, vi darò ulteriori informazioni.
Altre risposte ad altre domande rappresentate da quel punto interrogativo ci saranno più avanti, a meno che non arrivino direttamente da voi.
In questo caso, come sapete, non
mi sono mai sottratto dal fornire delle risposte.
sabato 1 febbraio 2025
Il salvatore di bambini - Una storia ucraina - Nello Scavo - Feltrinelli (2024)
Nel 2022, dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina,
fu uno dei primi a raggiungere le zone di guerra.
In questo libro racconta la sua indagine per
rintracciare quello che verrà definito lo “Schindler ucraino”, al secolo
Volodymyr Sahaidak, il direttore di una casa per minori situata nella città di
Kherson, a nord delle Crimea.
La città sarà conquistata da russi che, oltre
alla distruzione, rapiscono e deportano i bambini.
Volodymyr si ingegnerà per salvare tutti quelli
che sono all’interno del suo istituto, con tutti gli stratagemmi possibili.
Sessantasette in tutto: cinquantadue riesce a metterli in salvo subito. Quindici verranno deportati in Russia. E lui non si darà pace fino a quando riuscirà a rintracciarli e a riportarli al sicuro.
“Voleva solo che fossero vivi e liberi”.
Questa è la vicenda che è costata a Vladimir
Putin il mandato di cattura internazionale.
È un libro molto interessante. Al di là delle chiacchiere da bar, leggendo si capiscono i risvolti più nascosti della brutalità delle guerre, che non risparmiano nemmeno gli esseri più fragili e indifesi: i bambini.
Attraverso l’utilizzo di favole e racconti
locali, l’autore ci introduce nella narrazione della sua indagine durante la
quale ha più volte rischiato la vita, per dare una testimonianza diretta, vera,
dalle zone di guerra.
Perché di guerra si tratta, al di là delle parole
che sono state usate per definirla.
lunedì 27 gennaio 2025
E il vento si poserà
E il vento si poserà
(F. Guccini)