È un silenzio vibrante carico di sogni.
Inizia qui una strana intervista che Ben, improvvisatosi intervistatore, fa a Ben, cioè... volevo dire a Roberto, in vista del suo prossimo progetto.
Durante la primavera scorsa, in un post dal titolo Navigare a vista - Cronache di un anno senza progetti, avevo scritto le seguenti parole:
"... avevo detto che nel 2025 avrei navigato a vista, senza
progetti, senza rotte tracciate. E così ho fatto.
Ma anche un viaggio senza meta, a volte, ti porta esattamente dove devi andare.
...
Nel frattempo ho
continuato a scrivere.
Un romanzo è arrivato alla fine, e ha iniziato il suo percorso."
Poi altri progetti mi hanno... distratto, ma ora il cammino è iniziato.
Il romanzo a cui facevo riferimento si intitola Disumani
e questa sarebbe stata la sua copertina:
Perché?
Perché l’idea ha preso un'altra direzione.
Quale?
Questa!
SETTE COPIE VENDUTE
Mi chiamo Scriverio Scrivassai, anche se per molti
sono Scrivassi, e sono uno scrittore per passione.
La mia vera professione, un tempo nobile, è stata
rovinata da un noto personaggio cinematografico degli anni settanta e forse
anche per questo ho tentato un’altra strada.
Non sono uno scrittore famoso. Nemmeno uno emergente.
Sono uno di quegli autori che galleggiano nel bizzarro limbo del “ti leggo
appena ho un attimo”, dove i “momenti liberi” non arrivano mai, e i lettori,
soprattutto quelli più vicini, si dileguano con la velocità di un link
dimenticato.
La mia carriera letteraria è iniziata con una tastiera
di un pc, così alternativo che non ricordo nemmeno la marca.
Se avessi avuto una penna Bic blu, un quaderno a righe
di seconda mano, sarebbe stato tutto molto più romantico, ma probabilmente non
sarei riuscito a leggere quello che scrivevo.
Iniziai con una ferrea convinzione in testa: scrivere
mi avrebbe reso finalmente leggibile.
Ma ero giovane o poco più. Mi verrebbe da dire che ero già avviato sulla strada
dell’adultità.
Ero ottimista e avevo alcuni amici che dicevano frasi
come:
«Mi adopero subito per trovarlo.»
«Tu scrivi? Ma dai, che figata! Quando lo pubblichi me
lo mandi? Lo leggo sicuro!»
Sono passati ventuno anni.
Sto ancora aspettando.
Il mio primo libro si chiamava… non ha importanza come
si chiamava, il riferimento lo capirei soltanto io, ma aveva un titolo onesto,
diretto, di due parole.
Arrivo, dunque, subito all’ultimo.
Una raccolta di storie brevi, ironiche, malinconiche, con protagonisti come un uomo che parlava solo con le piante e una donna che viveva nei messaggi vocali non inviati.