martedì 12 novembre 2024

Gesù figlio dell’uomo – Kahlil Gibran - Universale Economica Feltrinelli

Leggere le pagine di Gibran per me è sempre un piacere perché sono poesia attraverso la quale riflettere e meditare. Su alcune pagine ci sarebbe da soffermarsi a lungo perché ci interrogano su tanti aspetti della vita attuale, pur essendo, questo libro, del 1928, ma anche perché pongono domande sulla figura di Gesù, come figlio dell’uomo e come figlio di Dio, interrogandoci sulla fede.

In questo libro si cerca di presentare Gesù, uomo tra gli uomini, sotto molteplici aspetti, e per fare questo vengono chiamati a parlare di lui tanti personaggi che hanno avuto modo di conoscerlo. Alcuni sono veri, come gli Apostoli, altri sono inventati. Ne emerge un quadro di ricordi appassionati, ma anche contrastanti, sulla figura di Gesù. 

C’è chi rinasce dopo averlo incontrato, c’è chi lo considera un imbroglione. C’è chi lo seguirà fino ai confini della terra, c’è chi gli addossa tutte le colpe per ciò che ha subito in vita. Insomma, niente di nuovo con i nostri giorni.

Gibran, anche attraverso pagine un po’ indigeste, a seconda del rapporto che ognuno ha con la propria fede, si sofferma sul Gesù uomo, "addomesticando" alcuni passi del Vangelo e delle Scritture per il raggiungimento del suo intento.

Il Gesù di Gibran è una versione poetica di Gesù. Un uomo di grande valore, ma non il Salvatore.

Alcune pagine mi hanno lasciato dei dubbi e non sono state del tutto comprensibili riguardo alle intenzioni dell’autore.

Forse credeva che Gesù fosse “solo uomo”? O forse voleva esaltarne di più la sua personalità? Forse voleva puntare il dito verso un tipo di Chiesa ipocrita?

Ci vorrebbe un teologo per capirne di più.

In ogni caso un libro poeticamente bello, stimolante, ed una lettura molto appassionante.

giovedì 31 ottobre 2024

Prenderla con filosofia - Fine del corso

Quando tutto sembra finito è allora che stai per cominciare.

È una frase che mi accompagna da tanto tempo, in cui tanti, credo, possano riconoscere vari passi della vita.

Alcuni esempi: quando finiscono le scuole elementari, iniziano le medie. Quando finiscono queste, si festeggia, ma non è altro che l’inizio delle superiori, e così via fino ad essere nel vivo della vita vera con tutte le sue sfaccettature, positive e negative.

Ad ogni fine sembra corrispondere sempre un nuovo inizio che non è altro che la prosecuzione del periodo precedente.

Sarà che questa settimana è stata densa di emozioni, sarà perché sto diventando (più) grande, ma ultimamente tante cose mi procurano emozioni.

Per esempio, alcuni giorni fa è terminato un breve corso di approccio alla filosofia. Per il secondo anno mi sono iscritto e, anche per altri corsi frequentati, ho iniziato a fare conoscenza con alcune persone, studenti e insegnante.

Alla fine, quando ognuno stava riprendendo la strada di casa, ho avuto delle sensazioni che erano un misto di malinconia, tristezza, vuoto.

Non mi ha aiutato il fatto di essere stato il penultimo ad uscire dal parcheggio: tutti sono passati davanti ai miei occhi, ognuno con la propria storia da riportare a casa.

E per la prima volta ho pensato che quella frase citata sopra non corrispondesse al vero.

Ho pensato che alcune di quelle persone non le avrei riviste, al di là delle buone intenzioni manifestate durante i saluti.

Ho avuto la sensazione che il non espresso e il non detto avessero prevalso nonostante il desiderio contrario.

Ho pensato che tutto fosse veramente finito, che i fili di un certo arazzo, citato durante precedenti incontri, avrebbero cominciato a sfilacciarsi, se non a rompersi.

Questo è quello che ho provato, a torto o a ragione, ed in cuor mio spero tanto che quell’arazzo continui a mostrare i suoi magnifici colori.

sabato 26 ottobre 2024

Metti una sera a teatro

È notte alta e sono sveglio”.

Sono le parole di una bellissima canzone di tanti anni fa ed è quello che sta accadendo a me.

Nel buio della mia camera, nel mio letto, non riesco a dormire.

I rintocchi del campanile che scandiscono il tempo che passa ed il respiro tranquillo di mia moglie che sta dormendo accanto a me accompagnano, come in una danza, i miei continui movimenti.

Mi giro e mi rigiro senza prendere sonno, perché non posso smettere di vedere le immagini di questa giornata, non voglio smettere di gustare quelle sensazioni e quelle emozioni che mi hanno tenuto compagnia per tutta la durata di questa esperienza, nuova per me, come nuove sono le persone dalle quali mi sono sentito subito accolto e con le quali mi sono sentito subito a mio agio.

Sono già nel giorno dopo.

Ieri era tutto nuovo, era qualcosa che stavo facendo per la prima volta.

In precedenza su di un palco c’ero salito, ma per cantare o per presentare. Spesso il mio ruolo è stato dietro le quinte, a creare, a scrivere, a organizzare.

Ad un certo punto, prima dello spettacolo, ho detto: «È la prima volta che salgo su un palco vero, di un teatro vero. Voglio godermi ogni momento di questa serata.»

E, a mano a mano che l’inizio si avvicinava, sentivo che buone sensazioni crescevano in me, così come crescevano l’emozione e la voglia di calcare quel palco.

E quando questo è accaduto, sono stato rapito da un incanto.

Il tempo ha fatto una pausa. Tutto si è fermato. Tutto era buio davanti a me. Le luci, soffuse, illuminavano parte del palco. Il mio cuore si è scatenato in una danza frenetica per passare, gradualmente, ad un ballo lento, di quelli che oggi non si ballano più.

Un testo da interpretare e di nuovo emozioni, da vivere, da condividere.

Poi lo spettacolo è finito.

In platea ho intravisto care persone che sono venute a vederci. Le ho cercate per salutarle, tutte. Non so se ci sono riuscito.

Senza accorgermene, non ho sentito più i rintocchi del campanile.

Oggi è il giorno dopo.

Ieri sera ho volato.

Le emozioni sono dentro di me.

Il carrello della spesa mi attende. 

sabato 5 ottobre 2024

Buon compleanno Rifugio!

Caro Rifugio,

oggi compi 16 anni, un’eternità nel mondo virtuale.

E dopo tutto questo tempo siamo ancora qua.

Altri blog di questa sfigata piattaforma, obsoleta e antica, sono chiusi o languiscono, abbandonati, da tempo.

Io non ce l’ho fatta né a chiuderti né ad abbandonarti, nonostante ci sia andato vicino molte volte.

A te ho affidato le mie letture, le mie passioni, le mie delusioni, le mie gioie, le mie emozioni, gran parte dei miei sentimenti, ma non tutti come avresti desiderato, perché a te ho affidato anche i miei silenzi e tante parole non dette.

Con te sono cresciuto, pensa cosa arrivo a dirti, non solo con l’età, ma anche come persona, perché, per scrivere, mi hai indotto a riflettere e questo mi ha permesso di conoscermi un po’ meglio.

Pensa quanto sei importante per me.

Ma non montarti la testa, le persone sono molto più importanti di te.

Peccato che qui non se ne soffermino più tante, come invece faccio io quando ne sento la necessità, e quando questo accade, inizia un faccia a faccia tra te e me, dove io posso dire quello che altrove sarebbe difficile o impossibile dire e dove tu, pazientemente, come un amico intimo mi ascolti.

Dai, brindiamo insieme, in silenzio.

Non se ne accorgerà nessuno.

Buon compleanno Rifugio!

domenica 22 settembre 2024

Lettera a una professoressa – Scuola di Barbiana – Libreria Editrice Fiorentina (1967)

Non è facile parlare di questo libro in un contesto apparentemente e totalmente diverso da quello in cui è stato scritto.

Don Milani era già gravemente malato, la scrisse insieme ai suoi ragazzi, e si adoperò per la sua diffusione che divenne, soprattutto dopo la sua morte, un’opera che in molti dovettero leggere per capire di più il pensiero, la spiritualità e l’operato di quel prete scomodo ai più.

La Lettera è un’accusa contro un certo tipo di scuola, quello selettivo, quello che scarta anziché recuperare, quello di favorire certi ceti sociali a discapito di quelli meno abbienti, quello che crea disparità, quello che se “è da 4, io metto 4”, quello che riproduce le disuguaglianze sociali, economiche e culturali già presenti nella società, quello che genera dispersione scolastica favorendo lo scarto, quello che è come “un ospedale che cura i sani e respinge i malati”, quello che vive al di fuori della realtà, quello che nega la dignità.

La Lettera è una battaglia contro la discriminazione a favore dei diritti, del diritto del sapere, per non rincorrere un nozionismo, una carriera, ma per ambire ad una capacità di pensiero e di ragionamento personale, per una dignità personale che rende liberi di esprimersi, di decidere, di andare anche controcorrente. La Lettera chiede una scuola che insegni a pensare, che contribuisca a rendere cittadini sovrani.

Il contesto attuale è molto diverso da allora, basti pensare all’evoluzione economica, alla tecnologia, alle comunicazioni. Da un punto di vista sociale, credo faccia bene leggere questo libro e riflettere, tutti, perché la scuola è un bene che riguarda tutti, nessuno escluso.

mercoledì 11 settembre 2024

Alcune notizie de "Il treno delle 7,18"

 Immagini di repertorio

In questi video, realizzati durante una presentazione in libreria di alcuni anni fa, parlavo del romanzo 
"Il treno delle 7,18"


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sabato 7 settembre 2024

Alcune notizie di "Al di là delle ombre"

 Immagini di repertorio

In questo video, realizzato durante una presentazione in libreria di alcuni anni fa, parlavo del romanzo 
"Al di là delle ombre"


sabato 31 agosto 2024

Alcune notizie di "Nel mezzo della notte"

 Immagini di repertorio


In questo video, realizzato durante una presentazione in libreria di alcuni anni fa, parlavo del romanzo 
"Nel mezzo della notte"

giovedì 29 agosto 2024

Le otto montagne – Paolo Cognetti – Einaudi (2016)

Una storia che parla di un’amicizia che inizia in giovane età e che accompagnerà Bruno e Pietro per sempre, con vicende che vedono sullo sfondo la montagna come luogo e come metafora della vita, protagonista “non protagonista”.

Un’amicizia che aiuta a superare i momenti di difficoltà, che diventa più forte quando i due si ritrovano sui monti, ma che è fatta anche di pause e intese silenziose, di condivisione, che si tramuta in nostalgia e solitudine quando la civile città li separa.

Un sentimento che aiuterà a superare un difficile rapporto tra padre e figlio.

La montagna è descritta con dovizia di particolari, senza mai annoiare; il profilo interiore dei personaggi è indagato altrettanto bene, facendone capire sogni, speranze, dubbi e ossessioni. Una storia che pone quesiti sulla ricerca del proprio posto nel mondo.

Il testo è scorrevole e a tratti poetico. Tutto è ben scritto. Non c’è una pagina che induca il lettore a pensare di smettere di leggere, coinvolgendolo fino ad un finale forte e commovente.

Dopo averlo letto, dovrò iscrivere questo libro al primo posto della classifica dei miei preferiti.