“Roberto, sono Don Luigi. Qui ha fatto il terremoto.
Io sto bene. Ha spianato tutto. Ci sono i morti, ma io sto bene. Avverti tutti
tu.”
Erano le 04.11 del 24 agosto e queste sono le parole
che ho sentito rispondendo al telefono, in piena notte.
Don Luigi è lo zio di mia moglie, fratello di mia
suocera. Abita ad Amatrice, dove Cinzia e mia suocera, che sono nate lì, avevano
trascorso qualche giorno di vacanza fino alla domenica precedente. Io no, quest’anno
non ci sono potuto andare, come Sara.
In famiglia ci siamo messi in moto per fare quello
che lo zio aveva detto ed abbiamo avvertito gli altri parenti mettendoli al corrente
di quella notizia.
Poi è cominciata la ricerca, quasi spasmodica, di
notizie: internet, televisione.
Cominciavano ad arrivare le prime testimonianze, ma
soltanto la luce del giorno ha saputo dare l’idea di quello che era accaduto.
Il resto è ancora notizia di cronaca.
Su internet sono alla continua ricerca di notizie,
video, foto, per cercare di capire, per vedere se riesco ad intravedere quel
che resta delle case dei parenti, o solamente per intercettare, nelle foto, un
volto conosciuto e poter dire: “È vivo!”.
Amatrice, un paese che spesso mi ha ospitato per
molte vacanze estive.
Amatrice, un paese verso il quale nutro quasi
un senso di colpa, per essermi accorto di lei soltanto adesso che non c’è
più.
Alcune persone a noi care non ce l’hanno fatta.
Le notizie di questi giorni mi provocano dolore come
se anch’io fossi nato in quel posto e provo un senso di frustrazione e di
impotenza perché adesso vorrei essere lì, come tanta altra gente, a dare una
mano.
Così guardo quei soccorritori che lottano contro il
tempo per tentare di salvare una vita umana come se fossi uno di loro.
Così guardo quei volontari che distribuiscono pasti
caldi come se fossi uno di loro.
Poi guardo quelle persone colpite dalla tragedia, ma
non sarà possibile immaginare nemmeno lontanamente quello che stanno provando
loro.
Questa foto è l’ultima che ho scattato ad Amatrice. Risale allo scorso anno.
Così non la rivedrò più.
Ma spero di rivederla, forse ancor più bella.