domenica 22 settembre 2024

Lettera a una professoressa – Scuola di Barbiana – Libreria Editrice Fiorentina (1967)

Non è facile parlare di questo libro in un contesto apparentemente e totalmente diverso da quello in cui è stato scritto.

Don Milani era già gravemente malato, la scrisse insieme ai suoi ragazzi, e si adoperò per la sua diffusione che divenne, soprattutto dopo la sua morte, un’opera che in molti dovettero leggere per capire di più il pensiero, la spiritualità e l’operato di quel prete scomodo ai più.

La Lettera è un’accusa contro un certo tipo di scuola, quello selettivo, quello che scarta anziché recuperare, quello di favorire certi ceti sociali a discapito di quelli meno abbienti, quello che crea disparità, quello che se “è da 4, io metto 4”, quello che riproduce le disuguaglianze sociali, economiche e culturali già presenti nella società, quello che genera dispersione scolastica favorendo lo scarto, quello che è come “un ospedale che cura i sani e respinge i malati”, quello che vive al di fuori della realtà, quello che nega la dignità.

La Lettera è una battaglia contro la discriminazione a favore dei diritti, del diritto del sapere, per non rincorrere un nozionismo, una carriera, ma per ambire ad una capacità di pensiero e di ragionamento personale, per una dignità personale che rende liberi di esprimersi, di decidere, di andare anche controcorrente. La Lettera chiede una scuola che insegni a pensare, che contribuisca a rendere cittadini sovrani.

Il contesto attuale è molto diverso da allora, basti pensare all’evoluzione economica, alla tecnologia, alle comunicazioni. Da un punto di vista sociale, credo faccia bene leggere questo libro e riflettere, tutti, perché la scuola è un bene che riguarda tutti, nessuno escluso.

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