Quando tutto sembra finito è allora che stai per cominciare.
È una frase che mi accompagna da tanto tempo, in
cui tanti, credo, possano riconoscere vari passi della vita.
Alcuni esempi: quando finiscono le scuole elementari,
iniziano le medie. Quando finiscono queste, si festeggia, ma non è altro che
l’inizio delle superiori, e così via fino ad essere nel vivo della vita vera
con tutte le sue sfaccettature, positive e negative.
Ad ogni fine sembra corrispondere sempre un nuovo
inizio che non è altro che la prosecuzione del periodo precedente.
Sarà che questa settimana è stata densa di emozioni, sarà perché sto diventando (più) grande, ma ultimamente tante cose mi procurano emozioni.
Per esempio, alcuni giorni fa è terminato un
breve corso di approccio alla filosofia. Per il secondo anno mi sono iscritto
e, anche per altri corsi frequentati, ho iniziato a fare conoscenza con alcune
persone, studenti e insegnante.
Alla fine, quando ognuno stava riprendendo la
strada di casa, ho avuto delle sensazioni che erano un misto di malinconia,
tristezza, vuoto.
Non mi ha aiutato il fatto di essere stato il
penultimo ad uscire dal parcheggio: tutti sono passati davanti ai miei occhi,
ognuno con la propria storia da riportare a casa.
E per la prima volta ho pensato che quella frase
citata sopra non corrispondesse al vero.
Ho pensato che alcune di quelle persone non le
avrei riviste, al di là delle buone intenzioni manifestate durante i saluti.
Ho avuto la sensazione che il non espresso e il
non detto avessero prevalso nonostante il desiderio contrario.
Ho pensato che tutto fosse veramente finito, che
i fili di un certo arazzo, citato durante precedenti incontri, avrebbero
cominciato a sfilacciarsi, se non a rompersi.
Questo è quello che ho provato, a torto o a ragione, ed in cuor mio spero tanto che quell’arazzo continui a mostrare i suoi magnifici colori.