domenica 24 agosto 2025

Amatrice - Nove anni dopo

 Alcune settimane fa sono tornato in quella terra.

Dieci anni sono trascorsi dalla mia ultima visita, e nove da quella notte fatidica in cui tutto cambiò. Da allora, quel territorio continua a gridare, ma resta inascoltato.

Questa ultima visita ha spazzato via — come un colpo di spugna — le immagini solari e gioiose che conservavo nella memoria. Ora, nei miei occhi restano solo tristezza, rassegnazione, desolazione.

Forse è stata colpa di quella giornata grigia, piovosa e fredda.
O forse è stato quel senso di vuoto che il nulla riesce a trasmettere con così tanta forza.

Nove anni fa scrissi le parole che trovate qui sotto.

Amatrice - 24 agosto 2016

«Roberto, sono Don Luigi. Qui ha fatto il terremoto. Io sto bene. Ha spianato tutto. Ci sono i morti, ma io sto bene. Avverti tutti tu.»

Erano le 04:11 del 24 agosto e queste sono le parole che ho sentito rispondendo al telefono, in piena notte.

Don Luigi è lo zio di mia moglie, fratello di mia suocera. Abita ad Amatrice, dove Cinzia e sua madre, entrambe nate lì, avevano trascorso qualche giorno di vacanza fino alla domenica precedente. Io no, quest’anno non sono riuscito ad andarci, come Sara.

In famiglia ci siamo messi in moto per fare quello che lo zio aveva chiesto, avvertendo gli altri parenti e mettendoli al corrente di quella notizia.

Poi è cominciata una ricerca quasi spasmodica di notizie: su internet, in televisione.

Cominciavano ad arrivare le prime testimonianze, ma soltanto la luce del giorno ha saputo dare l’idea di quello che era accaduto.

Il resto è ancora cronaca.

Su internet, sono alla continua ricerca di notizie, video, foto, per cercare di capire, per vedere se riesco ad intravedere quel che resta delle case dei parenti. O solamente per intercettare, in una foto, un volto conosciuto e poter dire: «È vivo!»

Amatrice, un paese che mi ha accolto molte volte durante le vacanze estive.

Amatrice, un paese verso il quale ora provo quasi un senso di colpa: me ne sono accorto solo quando non c’era più.

Alcune persone a noi care non ce l’hanno fatta.

Le notizie di questi giorni mi provocano dolore, come se anch’io fossi nato in quel posto e provo un senso di frustrazione e di impotenza perché adesso vorrei essere lì, come tanta altra gente, a dare una mano.

Così guardo quei soccorritori che lottano contro il tempo per tentare di salvare una vita umana come se fossi uno di loro.

Così guardo quei volontari che distribuiscono pasti caldi come se fossi uno di loro.

Poi guardo quelle persone colpite dalla tragedia, ma non sarà possibile immaginare, nemmeno lontanamente, quello che stanno provando loro.

Ho in mente l’ultima foto che ho scattato ad Amatrice, dalla Croce dell’Eremo, dopo una passeggiata in mezzo al bosco. Una panoramica che la riprende tutta, dalla curva delle suore fino alla Chiesa di Sant’Agostino.

Questa foto è l’ultima che ho scattato ad Amatrice. Risale allo scorso anno.

 

Così non la rivedrò più.

Ma spero di rivederla, forse ancor più bella.


Oggi, a distanza di tutto questo tempo, la speranza che allora nutrivo sta lentamente svanendo.

Nel frattempo, con quella speranza, tante vite se ne sono andate.

Alcune altrove.
Altre per sempre.

mercoledì 20 agosto 2025

Patria - Fernando Aramburu - (Guanda 2017)

Un romanzo considerato da molti un capolavoro. La copertina è costellata da citazioni entusiastiche di questo e di quello.
Per carità, lungi da me fare il bastian contrario, ma un po’ controcorrente mi sento di andare.
Non metto in dubbio la bravura dell’autore, ci mancherebbe altro, ma ci sono molte pagine che mi hanno lasciato perplesso.
Un po’ come quando ascolti una canzone di un artista che è indubbiamente bravo: ne riconosci la qualità, ma semplicemente… non ti arriva.
 
Tralascio trama e analisi dettagliata: si trovano ovunque.
La mia impressione è questa:
Troppo lungo: oltre seicento pagine, un terzo delle quali superflue.
Di non facile lettura: continui salti temporali che disorientano, una narrazione in terza persona che all’improvviso si trasforma in prima, parole il cui significato va ricercato in un apposito glossario posto alla fine del libro.
Personaggi: tanti, troppi, e dal nome complicato. Soprattutto all’inizio, sono un vero e proprio rompicapo.
La tentazione di mollarlo si è fatta sentire quasi subito, ma la curiosità di sapere perché è considerato un capolavoro (e forse anche l’esperienza passata con Il dottor Zivago, finito di leggere dopo l’ennesimo tentativo) è stata più forte.
Così sono arrivato alla fine.
La suddivisione in tantissimi, brevi, capitoli mi è stata di aiuto in questo.
E a proposito di finale: secondo me è un altro punto dolente.

Detto questo, non mancano le note positive.

E lì sì che si vede tutta la bravura dell’autore: nella profondità dei personaggi, siano essi vittime o carnefici (o entrambe le cose allo stesso tempo), nella complessità del perdono, nella capacità di restituire un’umanità anche a chi ha compiuto atti atroci.

E ancora: l’amicizia infranta dalle ideologie, le vite distrutte dalla violenza.

Ce n’è per tutti: ogni lettore può trovare una pagina che sente propria, un passaggio in cui rispecchiarsi.

giovedì 31 luglio 2025

Un piccolo dono nel cuore della notte

Stavo per immergermi nel silenzio della notte, il letto mi attendeva, quando è arrivata una notifica sul telefonino.
Lo tenevo già in mano, pronto a spegnerlo, ma quella lucina ha catturato il mio sguardo e la mia attenzione.
Chi può essere a quest’ora? ho pensato, con quel misto di apprensione che mi prende sempre quando i messaggi arrivano fuori tempo: troppo presto al mattino, o troppo tardi la sera.
Spesso, in passato, sono stati portatori di notizie pesanti.
Ma era solo un’email — e già il cuore ha rallentato. Al massimo, pensavo, sarà una bolletta da pagare… che poi, anche quella, è una piccola cattiva notizia.
E invece no.
Con mia grande sorpresa, ho letto qualcosa che mi ha fatto sorridere nel buio: Adagio nella nebbia si è classificato secondo nella sezione racconti del Premio Artistico Letterario Ponte Vecchio.
Una gioia improvvisa mi ha attraversato, limpida e vera, e ho subito voluto condividerla con chi era ancora sveglio in casa.
Mai avrei immaginato che il mio racconto potesse arrivare così in alto, tra tanti.
Non sapevo nemmeno se ci fosse un riconoscimento per il secondo posto, un dettaglio che avevo del tutto trascurato. Così sono tornato al bando, curioso, a rileggere tutto con occhi nuovi.
Ma non era per il premio che avevo partecipato.
Scrivo da molti anni, ma sentivo il bisogno di qualcosa di più prezioso: uno sguardo esterno, libero, imparziale. Un giudizio sincero da parte di qualcuno che non sa chi ha scritto ciò che sta leggendo.
Ed è arrivata questa inaspettata e graditissima sorpresa.
Un piccolo dono nel cuore della notte.

Qui il verbale del Premio Artistico Letterario Ponte Vecchio

venerdì 4 luglio 2025

Il frutto delle mie riflessioni

Poco più di un mese fa, in un post, avevo annunciato l'inizio di profonde riflessioni (se vuoi, puoi leggerlo qui).
Ero reduce dall'esperienza di Ventisette, per certi versi simile ad altri percorsi vissuti nel tempo, anche molto diversi tra loro per forma e contesto.
A caldo, certe sensazioni emersero con chiarezza. E col passare dei giorni, nonostante la parentesi luminosa della rappresentazione teatrale Jesus Maps - Cercasi Gesù, non si sono affievolite.

Il frutto di quelle riflessioni è contenuto nel video che ho intitolato Bassa Marea.


Ogni volta era la stessa scena: la mia sedia, il quaderno aperto, la mia penna.

Le parole arrivavano – timide, ostinate, scomposte – e io le accoglievo con cura.

Le ascoltavo, le lasciavo raccontare, disponendole in fila come sassolini lungo un sentiero, sperando che qualcuno, un giorno, li seguisse.

Per molto tempo ho continuato. Anche quando, dall’altra parte, tutto restava immobile. Nessun segno, nessuna voce. Solo l’eco del silenzio in un vuoto che si allargava. Era come affidare pensieri al mare e vederli svanire nell’acqua, oltre le onde, senza mai tornare indietro.

Ho resistito, forse troppo.

Per amore, per abitudine, per quella dolce ostinazione che ci tiene fermi anche quando tutto invita ad andare.

O, forse, per quel bisogno antico – tenero e infantile – di credere ancora che quelle parole potessero trovare un cuore dove posarsi.

Scrivevo come si accende un fuoco nel camino: non per farsi notare o attirare sguardi, ma per il calore che può offrire a chi passa lì vicino.

Ma quando nessuno si ferma, la stanza resta vuota, e anche il fuoco smette di ardere, si fa brace, poi cenere, fino a spegnersi da solo, piano piano.

Ora ho chiuso il quaderno. Non con rabbia, ma con la lentezza di un gesto che conosce il tempo. Con la gratitudine che si deve alle cose amate. La penna è rimasta lì, sul tavolo, come un oggetto qualunque.

E va bene così.

Non è un addio. È il momento in cui il mare si ritira dalla costa, portando con sé parole che non hanno più dove approdare.

domenica 29 giugno 2025

Jesus Maps - Cercasi Gesù. Il giorno dopo

 

Cari Custodi,

I rintocchi del campanile mi hanno tenuto compagnia a lungo, questa notte.

Mi capita sempre, dopo eventi come quello appena vissuto.

Nella mente, le immagini scorrevano ininterrottamente, come un film che finisce… e subito ricomincia.

Durante la serata vi osservavo da dietro, ma l’immaginazione completava i vostri volti: vi rivedevo come nelle sere delle prove, quando ogni gesto prendeva forma e assumeva significato.

A un certo punto, il mio pensiero ha cominciato a viaggiare nel tempo e, guardando tra il pubblico, è volato a Suor Anna, sempre così prodiga di consigli e preghiere per noi Custodi. Sono certo che, da lassù, ci abbia accompagnato con il suo sorriso discreto e luminoso.

Abbiamo affrontato questo impegno con armonia, fino in fondo. E questo, lo sappiamo, non è affatto scontato.

Le settimane sono volate via, leggere, rapide, lasciandomi quasi incredulo:

“Com’è possibile? È già finita?”

È stato bello percorrere questo tratto di strada insieme a voi.

Oggi ognuno tornerà alla sua quotidianità.

Ma, dentro di noi, resteranno tante emozioni, vive, e un ricordo in più… da custodire.

domenica 1 giugno 2025

Fine primo atto: riflessioni a caldo

Ventisette ha completato il suo percorso nelle edicole dei due paesi che mi hanno ospitato durante la vita: Nespolo, dove ho vissuto fino all'età di venticinque anni, e Montemurlo, dove vivo tuttora.
Mi sono sembrati i luoghi più naturali in cui proporre questo libro.
Lì, ho pensato, qualcuno mi conosce. E chi, come me, coltiva la scrittura in modo amatoriale, ha bisogno di un certo tipo di sostegno: umano e diretto.
Gli sconosciuti, comprensibilmente, non saranno attratti né dal titolo, né dal nome dell’autore.
La cosa più bella di questa esperienza è stata la possibilità di ringraziare, singolarmente, chi ha avuto fiducia in me scegliendo di leggere il libro.
La cosa meno bella, invece, è stata la possibilità di ringraziare, singolarmente, chi ha avuto fiducia in me scegliendo di leggere questo libro.
Il fatto che i lati positivo e negativo si equivalgano, mi porterà ad affrontare profonde riflessioni.
Uno dei nove versi all’interno del libro, si intitola Sono un uomo, e dette il titolo ad un post, passato quasi inosservato, che scrissi dopo un evento legato ad un’altra mia passione.
Quei versi li avevo scritti mesi prima, ma li volli mettere in quel post perché notai che gli esiti non cambiavano di molto, che si trattasse dell’una o dell’altra passione.

Lo ripropongo, mi sembra che calzi alla perfezione in questo momento.

Tra qualche tempo il libro seguirà altri itinerari di cui non conosco ancora i dettagli.

martedì 27 maggio 2025

Chi lo avrebbe mai detto?

Addirittura su un giornale internazionale.
Non ho parole. 
Non mi sembra vero!

 


lunedì 5 maggio 2025

VENTISETTE - Fino a quando?

Ventisette continua il suo primo step.
Ma fino a quando?
Guarda il video.




 E poi cosa succederà?


sabato 3 maggio 2025

Navigare a vista - Cronache di un anno senza progetti

Ventisette
è ancora in cammino.
Forse non per molto: la tiratura è limitata, le copie in circolazione sono poche, e il suo tempo sembra avviarsi verso una conclusione silenziosa.

Nel frattempo, però, altre avventure si stanno muovendo sottotraccia, con passi leggeri, quasi senza farsi notare.

Solo qualche mese fa avevo detto che nel 2025 avrei navigato a vista, senza progetti, senza rotte tracciate.
E così ho fatto.
Ma anche un viaggio senza meta, a volte, ti porta esattamente dove devi andare.

In questi primi mesi dell’anno, questa navigazione mi ha portato a prendere delle decisioni, ad esempio mettere fine all’attività canora che per quindici anni ho condiviso con i miei compagni di viaggio, Giancarlo e Simone.

Nel frattempo ho continuato a scrivere.
Un romanzo è arrivato alla fine, e ha iniziato il suo percorso.
A dirla tutta, non è da solo: c’è anche un secondo romanzo, scritto qualche anno fa, che ha ripreso a muoversi. Qualcuno lo conosce già.

A me non rimane che aspettare.
Come dice un vecchio adagio: Se son rose, fioriranno. 

Per uno che non aveva progetti, direi che non è poco. 
E forse, chissà, adesso troverò persino il tempo di annoiarmi un po’.

domenica 27 aprile 2025

Omelie e Poesie

Dopo il mese di marzo, le mie letture sono proseguite su due binari: uno teologico, l’altro poetico.

Due raccolte: la prima di omelie, la seconda di poesie.

Le ho lette contemporaneamente e l’ho trovato interessante, perché l’una non escludeva l’altra. Sembrava quasi che andassero a braccetto.

Ho iniziato le omelie ed ho trovato in esse qualcosa di poetico, tanto da farmi venire in mente un sacco di idee per ora inespresse.

Mi sono detto: queste omelie trasmettono emozioni tanto quanto le poesie.

Le poesie, a volte, mettono in difficoltà (soprattutto me): non sempre sono comprensibili e danno adito ad un sacco di interpretazioni che lasciano sempre un dubbio: ma l’avrò capita?

Le omelie, invece, offrono maggiore comprensibilità.

Questa lettura parallela non ha distolto la mia attenzione da nessuna delle due. Anzi, mi ha dato modo di metterle a confronto, trovando vari punti di contatto, nonostante che il linguaggio fosse diverso.

I temi, spesso, erano gli stessi e sono quelli che ci accompagnano tutti i giorni: la vita, l’amore, i dubbi, i sentimenti umani, le debolezze umane, la morte, la fede, la ricerca di Dio.

Dio.

I titoli:

Omelie di Don Giorgio Mazzanti, a cura di Edi Natali (Morcelliana, 2020).

Poesie di Emily Dickinson (Giunti, 2022).